Capitolo 56

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Nonostante la visione caotica del luogo, tuttavia gli abitanti dello stabile erano persone quiete, tranquille e molto placate.
Era gente ricca, benestante, sofisticata, vestita sempre di tutto punto, abiti costosi e di alta moda.
Ogni singolo accessorio, perfettamente appropriato, era scelto ed indossato con gusto ed eleganza.
Ogni colore, correttamente abbinato, sottolineava stile, grazia e raffinatezza.
Niente era mai fuori posto.
Nulla era mai inopportuno.
Sempre ben ordinati, distinti, discreti, forse un po' troppo discreti.
Infatti unica piega di tale zelante precisione, era la loro costante e determinata riservatezza.
Ogni nostro incontro si limitava ad un semplice e cordiale "buongiorno" o "buonasera".
Non si andava mai oltre.
Per me era quindi imbarazzante attendere e salire in ascensore con qualcuno dei condomini.
Mi sentivo sempre alquanto impacciata.
Abbassavo lo sguardo, lo volgevo altrove, fissavo l'uscita, e se per caso i nostri sguardi si incontravano d'improvviso, allora mi sfuggiva un ristretto sorriso.
Un sorriso reciproco, ma indubbiamente sforzato.
Non ricordo se mi avessero mai chiesto o domandato chi fossi o da dove venissi.
Forse non chiedevano e domandavano perché erano freddi o disinteressati.
Oppure non chiedevano o domandavano perché già sapevano o conoscevano la mia situazione.
E poiché la mia situazione era piuttosto spiacevole e delicata, allora era meglio per tutti evitare l'argomento.
Perciò, se loro tacevano, allora anch'io tacevo.
Ad ogni modo provavo molta nostalgia per tutti i miei parenti, amici e lontani vicini di casa.
Mi mancavano, mi mancavano tutti.
Il loro affetto, il loro calore, la loro cortesia e simpatia gratificante.
Quello che non trovavo nel mio nuovo quartiere.
Tutto mi appariva triste, strano, distante.
Sarà stato l'atteggiamento distaccato dei coinquilini o la maestosità degli edifici del quartiere che io, al loro confronto, mi sentivo tanto misera e piccola.
Ma dovevo abituarmi a tutto questo.
Qui avrei trascorso gli anni sfuggenti della mia adolescenza.
Anni duri, difficili, difficoltosi.
I rapporti con colei che aveva preso e sostituito la figura di mia madre, ossia la mia matrigna, si rivelarono ancora più complicati e complessi di quanto non avessi potuto pensare o immaginare.
E sarebbero peggiorati nel tempo.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora