La sveglia segnalava esattamente le 5.00 del mattino, appena dopo l'alba, quando avvertii il campanello della porta suonare.
Nessuno si alzava.
Il campanello risuonò una seconda volta.
Ancora niente.
Assoluto silenzio.
Mio padre era sicuramente uscito per andare a lavorare.
Ma Agata?
Di malavoglia mi distolsi dalle braccia di Morfeo, e ancora addormentata andai ad aprire la porta.
Che ci faceva Agata, proprio a quell'ora sostare spassata sulla soglia di casa?
Ora ricordo.
Il giorno prima aveva litigato pesantemente con mio padre.
E per evitare che la situazione degenerasse in una irreparabile catastrofe, preferì allontanarsi e alloggiare, per tutta la notte, sulle scale.
Seppure fiera per aver tenuto testa a mio padre.
Mio padre non era un uomo violento, ma quando si arrabbiava cambiava totalmente di tono e di espressione.
Faceva decisamente paura.
Trasmetteva impetuosamente inquietudine e terrore.
Ma Agata era abituata a molto peggio.
E non sarebbero state le oppressive scenate di mio padre a renderla più docile, accomodante e coscienziosa.
Ci voleva molto altro.
Impavida e spavalda, ella non cedeva e si arrendeva mai davanti a niente.
Combattiva, determinata e molto sicura di sè, non ammetteva da nessuno alcuna sconfitta.
Piuttosto la morte.
D'altronde Agata era una comune e fiorente giovincella, immatura e controversa, di appena 23 anni.
Ad ogni modo, nonostante la giovane età, le sue gesta insidiose, pressanti ed invadenti, non andavano assolutamente giustificare e tanto meno tollerate.
Erano indegne e inammissibili.
Dopo tutto nessuno l'aveva obbligata a sposare un uomo più grande di lei, vedovo da un paio di anni e genitore di due amorevoli e sensibili bambine.
È lei che decise.
Fu sua, e soltanto sua, la scelta.Rimasi per un attimo interdetta.
Mi guardò diritta e fissa negli occhi.
Con aria di sfida.
Il suo sguardo, torvo ed agghiacciante non preludeva nulla di buono.
Si avventò, come una furia, nella stanza da letto.
Riempì borse e bagagli di tutte le sue cose.
Poi si avvicinò, pian pianino, alla culla del suo pargoletto.
Attese un po'.
Il piccolo stava dormendo tranquillo e sereno.
Chissà per quali beati sogni elargivano i suoi dolci sorrisi.
Non osava svegliarlo.
Dal suo visino innocente affiorava così tanto candore.
Un combinarsi gradito di gioia e commozione.
Con avveduta delicatezza scostò l'avvolgente lenzuolino.
Che emozione mirarlo.
Ti stringeva il cuore.
Ma era ormai troppo tardi.
Il tempo chiamava.
Era ora di andare.
In un lampo prese il bambino.
Amore di mamma, lo strinse forte a sè.
E poi furtiva, senza alcun ripensamento, scappò via.
Di corsa.
Fuggendo.

STAI LEGGENDO
L'Illusione di un padre
Fiksi UmumTRATTO DA UNA STORIA VERA. I NOMI SONO CAMBIATI PER PRIVACY. La vita, alla piccola Emily, non le ha mai regalato nulla. Le ha sempre tolto e mai dato. Orfana di madre alla sola età di 7 anni, molte cattiverie, avversità e costanti soprusi ha dovuto...