Capitolo 105

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Dopo il mio caro Diario e la mia dolce nonnina, diventò lei la mia unica e sola confidente fidata.
Sarà stato il caso, il fato, coincidenza o destino...
Sinceramente a me poco importava.
Ciò che davvero, necessariamente, mi interessava, era di averla, aldilà di tutto, felicemente incontrata.
Un'amica.
Il regalo più grande che la vita, al momento opportuno, mi avesse voluto generosamente donare.
Il suo nome era Mary.
Maria Grazia in realtà.
Ma farsi chiamare Mary era senz'altro più figo.
Mary non era la classica ragazza, comune e banale, della mia tipica età.
Mary possedeva quel qualcosa in più che la rendeva diversa da tutte le altre fanciulle mediocri e insignificanti come me.
Mary era una quattordicenne davvero speciale.
Praticamente rappresentava il mio esatto contrario.
E a sostegno di quella famosa Legge dell'Attrazione, meccanismo conosciuto come tensione degli opposti, ossia gli opposti che si attraggono, forse era proprio per questo che andavamo perfettamente d'accordo.
Chimicamente ci compensavamo a vicenda. Mary divenne in brevissimo tempo l'amica del cuore.
La mia migliore amica.
Dolce, affettuosa, sincera, ma altrettanto grintosa, radiosa e burlona.
Gioiosa e solare rideva e scherzava sempre con tutti.
Proprio per questo suo carattere impareggiabile ed esuberante, era considerata da molti la "the best" della scuola.
La "leader" della classe.
La "stronger" del quartiere.
Continuativamente al top del top di ogni situazione.
Oltre ad essere straordinariamente carismatica, sensazionale e affascinante, Mary era anche molto bella, maliziosa e accattivante.
Ne aveva infranti di cuori.
Era perennemente super corteggiata.
Eppure lei, di tutti questi assidui adulatori, non se ne vantava proprio per niente.
Anzi, per lei erano particolarmente noiosi e seccanti.
E se un ragazzo non le piaceva sia fisicamente, che caratterialmente, non esitava nemmeno un attimo a conferirgli un rapido, decisivo, secco, secchissimo "no".
Senza rimpianto.
Senza tormento.
Nonostante ciò, ogni allocco a lei infatuato, difficilmente riusciva a demordere e gettarne la spugna.
Per una Musa ispiratrice come Mary, così eterea, paradisiaca e irraggiungibile, occorrevano armi giuste e prontamente appropriate.
Usufruendo di adeguate virtù, un buon impavido cavaliere l'avrebbe certamente potuta conquistare.
Forse!

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora