Nonna era più vicina a me di quanto pensassi.
Non si era trasferita al suo paese natale, come avevano preferito e deciso farci credere.
Nonna Lucia era invece andata ad abitare presso il figlio Miki , che risiedeva poco distante dalla mia abitazione.
Stessa zona.
Stesso quartiere.
A pochissimi isolati da me.
Nonna era sempre stata presente.
In ogni forma.
In ogni dove.
Come più volte ci aveva assicurato, nel bene o nel male, non ci avrebbe abbandonato mai. E di fatto fu proprio così.
In ogni angolo di spazio, di vita, di cielo e di pensiero, spiritualmente e materialmente, nonna Lucia era rimasta, per Luciana e me, la fedele paladina di sempre.
Indissolubile e discreta, si aggirava in lontananza appostandosi clandestina. Condizionata a non farsi scorgere mai da noi. Perché così le avevano imposto di fare. Figura velata, ma di evidente valenza.
Su nonna potevo eternamente contare. Nonna c'era.
In incognito, comunque c'era.
Come sempre.
Più che mai.
Mentre mio padre?
Illusoria utopia.L'incontro con nonna è un ricordo che resta memorabile nei profondi scomparti del mio cuore.
Difficile riportarne sulle pagine di storia le reali sensazioni provate.
Impressa e incisa una sola parola: "amore". Amore vero e sincero.
Unico e indissolubile.
Fu un intrinseco abbraccio di calore avvolgente.
Un inebriarsi di profumo di talco che inorgogliva illuminandone nuovamente i miei sensi.Subito dopo l'avvento, miracolosamente avveratosi, i rapporti con nonna si intensificarono notevolmente.
Non più periodici, o esclusivi, o occasionali. Finalmente potevamo vedere nonna tutte le volte che volevamo.
Ci veniva a prendere a scuola.
Ci attendeva la domenica a messa.
Ci accompagnava volentieri a feste, ritrovi o ad eventi a sorpresa di vario genere.
Ogni tanto eravamo Luciana e io a farle visita a casa.
Trascorrendo con lei un'intera giornata.
Del tutto familiare e serena.
Solamente noi tre.
Come un tempo.
Di nuovo felicemente e solidamente congiunti.
Un legame immenso.
Propenso all'infinito.
Suturato d'istanti brevi.
Succinti, ma intensi.
Tutto ciò mi appariva incredibilmente meraviglioso.
Nonna era la mia linfa vitale.
L'irrinunciabile boccata di vita.
Io respiravo di lei.
Lei viveva di me.
Una perfetta simbiosi di equilibrata energia. Risolutezza esistenziale che alla sola vista mi stabilizzava.
Quotidianamente, con la pioggia o sotto il sole, puntualmente al medesimo orario, 16:00 del pomeriggio, mi affacciavo fiduciosa al balcone della mia cameretta.
Eccola!
La intravedo.
Poco distante... ma la scorgo.
È lei!
Si avvicina.
Sì!
Sì!
È proprio lei!
Adesso si che riesco a riconoscerla.
Sollevo la mano.
Sventaglio il braccio.
Saluto.
Continuo a salutare.
E lei, contemporaneamente, continua a salutare me.
Il passo è lento.
Graduale.
Allenta.
Si ferma.
Sosta un pochino.
Sorride.
Mi manda un bacio.
Gliene rilancio 100.
1000.
Poi riprende il suo stentato cammino.
Prosegue flebile, fino a raggiungere l'angolo del viale.
D'un tratto si volta.
Saluta ancora.
Un altro bacio.
L'ultimo di quel giorno.
Alla fine, come il sole al tramonto, svanisce. A domani dolce nonnina.
Ti aspetto.
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L'Illusione di un padre
Fiction généraleTRATTO DA UNA STORIA VERA. I NOMI SONO CAMBIATI PER PRIVACY. La vita, alla piccola Emily, non le ha mai regalato nulla. Le ha sempre tolto e mai dato. Orfana di madre alla sola età di 7 anni, molte cattiverie, avversità e costanti soprusi ha dovuto...