Capitolo 118

91 4 0
                                    

Andai via di casa molto presto.
Dopo due giorni dagli esami di maturità, intrapresi subito il vasto mondo del lavoro.
Iniziai come commessa in un laboratorio fotografico, rinunciando così al mio sogno di sempre: fare la maestra.
Ma per lasciare casa occorrevano quattrini, ed io non potevo affidarmi ad altre alternative.
Mi fidanzai con l'attuale marito all'età di diciassette anni.
A vent'anni mi sposai.
Fu il giorno più bello della mia vita.
Eravamo tutti felici.
Agata e mio padre in primis.
Chissà perché.
Chi però felice non lo era proprio per niente era mia sorella Luciana.
Fiumi di lacrime le irrigavano il viso.
Non lacrime di gioia, come lei cercava confacente di farci credere.
Bensì erano lacrime di chi, indifesa e senza speranza, attendeva l'inferno, il diavolo, il dramma dell'essere e dell'esistere.
Resistere ad Agata.
Agata era il male incorporato a persona. Agata, Luciana e il domani.
Come sarebbe stato il domani per mia sorella, senza me, senza la mia presenza, il mio sostegno, il mio conforto.
Completamente sola e isolata da tutti gli affetti più cari, come sarebbe riuscita a proteggersi dall'ardito avanzare dell'impudente matrigna?
Di una cosa sola era fermamente certa e sicura.
Mia sorella non avrebbe versato più lacrime né per Agata, né per mio padre, né per nonna, né per nessuno...
Perché tanto più nessuno le avrebbe mai asciugato e consolato i suoi infiniti pianti e sconfinanti tribolazioni.
Conseguentemente alla mia cerimonia nuziale, il rapporto conflittuale di Agata, nei confronti di mia sorella, degenerò radicalmente.
Come inizio comincio a non cucinarle più. Luciana tornava a casa da scuola, apriva il frigo affamata, ma purtroppo per lei al suo interno non trovava mai nulla che potesse mangiare.
Almeno un uovo, un pomodoro, niente di niente.
Era così costretta a rimanere per tutto il giorno a digiuno.
Inoltre non le permetteva nemmeno di utilizzare la lavatrice.
Panni, vestiti indumenti intimi, doveva lavarli ogni qualvolta a mano.
Perfino le lunghe lenzuola.
Inoltre, se Luciana stava male, era così crudele e perfida da nascondere addirittura ogni genere di medicinali.
Agata ignorava mia sorella a tal punto da imbandire la tavola soltanto per lei, per mio fratello e per mio padre.
Se vedeva mia sorella girovagare per le stanze, ironicamente esclamava:
«Oh oh mi è parso di vedere un fantasma!».
E se la sentiva parlare, allora diceva che in casa ronzava una mosca.
A causa di tutte queste maledette maldicenze, più volte Luciana aveva pensato di ricorrere alla risoluzione più drastica...
Il suicidio.
Unica via di uscita per mettere fine a tanta malvagità.
Fortunatamente anche lei, come me, incontrò lungo l'emblematica via dell'ignoto destino la sua amica del cuore.
Unica, fedele, sempre presente e affettuosa. Grazie alla costante ilarità e simpatia di Monica, così si chiamava la sua amica, mia sorella riuscì ad affrontare e a superare tutte le difficoltà che in quel periodo la stavano violentemente affliggendo.
Iniziò così a trascorrere la maggior parte del suo tempo fuori casa, accolta con calore e amorevolmente dai genitori di Monica.
In virtù della loro consolidata e affabile presenza, mia sorella appariva stare, giorno per giorno, giovialmente meglio.
E nel frattempo mio padre?
Ebbene, invece di mostrarsi profondamente grata e cordiale verso chi aveva accolto a braccia aperte sua figlia, al contrario, rimproverò mia sorella Luciana con aspetto torvo e atteggiamento minatorio, tanto da intimidirla dicendo:
«Ma ti rendi conto di quello che stai facendo? Sei sempre in giro. Cosa dirà di noi la gente? Cosa penserà mai di me? La figlia di Sandro è sempre fuori casa. Ma non ha una famiglia? È questo che vuoi? Infangare il mio nome?»

...
Caro papà,
Non hai compreso proprio nulla di me. Nemmeno una minuscola briciola della mia non voluta e avvilente esistenza.
Mi avete reso inappetente di fronte ad ogni emozione.
Seppure io sia avidamente affamata di affetto.
La corazza che mi sono imposta sarà il mio punto di forza.
Soffro,  desisto ma non demordo.
Se Agata sarà il mio incubo io sarò per lei una perenne ossessione.
Complimenti sorellina.
Un punto di merito per vigore e coraggio.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora