Distava soltanto pochi metri dal litorale marittimo e s'avvaleva di un'unica piscina accessibile tassativamente dai legittimi villeggianti e dai loro parenti ed amici.
Era allestita di due ampie vasche, una per gli adulti e una per i più piccini.
Entrambe erano attorniate da appositi ombrelloni provvisti ciascuno di sedie a sdraio e lettini, comodi per rilassarsi e per prendere il sole.
Giovava pure di un gratificante snack bar che all'istante riforniva una varietà di ghiotte vivande che appagava, come giusto che fosse, il delicato palato di tutti i suoi assidui frequentatori.
Una vera delizia alla quale non potevo adempiere ad un goduto compiacimento fisiologico giacché non disponevo di denari contabili disponibili.
Di conseguenza non potevo acquistare tutto ciò che volevo.
Un giorno fui accolta da una smania improvvisa, un ardente spasimare inesauribile, per alcune sfiziose focaccine, morbide e ben calde.
Sarà stato il loro profumo inebriante o l'irresistibile aspetto invitante che desideravo tanto assaporarne qualcuna.
Ma la costante riservatezza m'impediva di chiedere o di domandarne l'acquisto.
Tuttavia sapevo o comunque speravo, che mia zia, madre di Marcella, animo nobile per eccellenza, avrebbe provveduto a comperarne qualcuna per me.
Difatti, presa anche lei dalla voglia incontrollabile di assaporare l'allettante delizia, chiamò sua figlia Marcella, le consegnò i soldi dovuti e l'esortò a comperarle al più presto...
Andavano a ruba.
Anche quella volta il mio consueto fabbisogno giornaliero, il mio semplice e banale spuntino pomeridiano, stava per essere effettuato, o almeno era così che credevo che fosse.
Contenta e gioiosa, accompagnai mia cugina Marcella all'ingresso del bar, anche se non varcai la sua soglia avendo avvistato la presenza odiosa e spiacente di alcuni suoi antipatici amici.
Imbarazzata e intimidita, preferii aspettare all'uscita, seduta beatamente ad un tavolino della tavola calda e protetta scrupolosamente da un sole cuocente.
Quel giorno era davvero insopportabile.
Ma non attesi più di tanto.
Marcella apparve come una sublime visione.
Simile ad una splendida dea, seguita amorevolmente da tutti i suoi fedeli seguaci, porgeva a loro, in segno di leale e sincera amicizia, un enorme sacchetto colmo di squisite calde focaccine.
Notai, con mio grande rammarico, che le divise tutte tra lei e i suoi amici.
Ne rimase una soltanto, ma non fu lasciata per me, bensì per mia zia, sua madre.
Il suo gesto fu gradito e apprezzato da tutti i suoi affezionati compagni, naturalmente non lo fu affatto per me.
Delusa e amareggiata, mi recai immediatamente da lei per reclamarne l'atteggiamento ignobile e scorretto.
Ma lei con grande arroganza rispose:
"Con i soldi di mia madre faccio quello che voglio!".
Sconsolata, andai da mia zia per raccontarle l'ingiusto e sfrontato comportamento della figlia.
Vedendomi così notevolmente abbattuta, mi consolò con grazia e dolcezza, donandomi la sua focaccina.
Ebbene, mia cugina Marcella possedeva senz'altro infinite qualità, tuttavia, di tutto quello che possedeva, una cosa sola poteva vantare: sua madre.
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L'Illusione di un padre
Ficción GeneralTRATTO DA UNA STORIA VERA. I NOMI SONO CAMBIATI PER PRIVACY. La vita, alla piccola Emily, non le ha mai regalato nulla. Le ha sempre tolto e mai dato. Orfana di madre alla sola età di 7 anni, molte cattiverie, avversità e costanti soprusi ha dovuto...