Capitolo 112

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È arrivato Babbo Natale.
Questo ho subito pensato appena sono entrata a casa della madre di Agata.
Esagerata euforia la loro.
Del tutto comprensibile considerato il basso tenore di vita dei famigliari di Agata.
Agata era la zia prodiga e benestante che giungeva da Milano.
Il che, era tutto dire.
Cominciò a distribuire, a destra e a manca, pacchi e pacchettini tra tutti i parenti.
Nulla da ridire per questo.
Ci mancherebbe altro.
Atto caritatevole il suo.
Peccato che su ognuno di quei doni personalizzati pesava la fatica e il sudore di mio padre.
E perché no...
Trasudavano pure di minuscole goccioline effetto derivato dalle mie sottostanti sfacchinate estive.
Era quindi giustamente lecito per me rimanerci piuttosto male.
Soprattutto se dall'apertura di quei fruttuosi regali emergevano capi d'abbigliamento, bijoux e altri preziosi sottratti a me e a mia sorella Luciana.
Ecco spiegato perché, da un giorno all'altro, sparivano improvvisamente dal mio armadio vestiti appena acquistati.
Sfortunatamente non potevo farci nulla.
Avrei voluto gridare..
-Fermi tutti!-
-Lasciate stare!-
- È tutto mio!-
E poi?
Cosa avrei fatto poi?
Come avrebbe reagito Agata?
E chi mi avrebbe difeso da lei?
Tutto inutile.
Anche solo pensarci.
Un altro boccone amaro da mandare giù.
Ormai ne avevo la pancia piena.
Difatti era ormai da tempo che vivevo solo di quelli.
Ma la malvagità di Agata non aveva limiti. Trascorse tutto il mese ridendo e scherzando soltanto con il figlio, fratelli e nipoti.
Della mia presenza se ne disinteressò completamente.
Come se io non esistessi.
Purtroppo esistevo.
Mai una volta che si avvicinò a me per chiedermi se stavo bene, se avevo bisogno di qualcosa, se avevo mangiato o se avevo fame.
Zero.
Meno di zero.
E pure mio padre gli aveva dato tutto il dovuto e necessario denaro per coprirne, come giusto che fosse, spese, disturbo e ospitalità.
Ma purtroppo mio padre si fidava ciecamente di Agata.
Ella gli aveva promesso e assicurato che non mi avrebbe fatto mancare mai nulla.
Si sarebbe presa cura di me, come del resto aveva sempre fatto.
Ossia da quando, diventata sua moglie, era diventata di conseguenza nostra madre. Stupido stolto boccalone.
Bastavano poche carezze, baci e moine di lei, per cadere, come un povero mammalucco, nella sua rete invitante di sempre.
D'altronde perché Agata doveva preoccuparsi di me?
La sua famiglia era talmente numerosa che un piatto in tavola avanzava sempre.
Anche per me.
Quindi a digiuno non ci rimanevo di certo. Sandro poteva così dormire sonni tranquilli.
... Almeno lui.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora