Capotolo 10

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Nonna era veramente fissata per le cose belle.
Esperta cucitrice, alla morte del marito cercò di guadagnarsi da vivere prendendo servizio, come sarta, al cospetto di alcune ricche e nobili signore per le quali creava e cuciva vestiti sempre più originali ed eleganti.
Amava così tanto il suo mestiere che, anche dopo essersi trasferita a Milano, gradì continuare a realizzare abiti per noi nipotine, per sua figlia Marisa, per lei e per tutti coloro che ne avessero fatto richiesta.
Per questa mania di bellezza, e affascinata dall'estetica delle cose, tutte le volte che si andava da qualche parte soleva quindi mettere in mostra soprattutto me.
Effettivamente, prima della morte di mia madre, ero davvero una bambina carina e graziosa.
Avevano addirittura proposto ai miei genitori di farmi interpretare una piccola parte in una scena di un film.
Leggermente paffuta, viso tondo, guance rosate, folta chioma di riccioli cadenti raccolti spesso da deliziosi fermagli e occhi castani, belli come quelli di Luciana ma sicuramente meno espressivi.
Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora in quelli di mia sorella si sarebbe riflessa, con la morte di nostra madre, l'immagine orribile della nostra sofferenza.
Le vicissitudini della vita sono tante e tante sarebbero state per lei ed anche per me.
Per difendersi da tutto ciò occorreva astuzia, furbizia, perspicacia, qualità che a Luciana si sarebbero ben presto potenziate.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora