Capitolo 96

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Agata ci aveva proibito e impedito, di avere e di fare, ogni cosa che, in una comune famiglia, era da definirsi indiscutibilmente normale.
Voleva far provare a noi tutto quello che aveva quotidianamente vissuto e sopportato nel corso dei suoi turbinosi anni, trascorsi per la maggior parte in collegio.
Ma quale colpa avevamo noi di tutto quello che, senza voce, aveva dovuto patire e tollerare?
Ella...
Prigioniera forzata dagli eventi incrociati.
Non avevamo di certo scritto e disegnato noi, luci e ombre, del suo complesso e travagliato cammino.
Perché sfogare proprio contro di noi, già misere vittime di un avverso destino, tutta la rabbia nutritasi durante il suo desolante passato?
Quali altri insoliti segreti, l'infida matrigna, cautamente celava?
Ad ogni modo, bello o brutti che fossero, ogni suo gesto conseguitone era da considerarsi maligno e deplorevole.
Perché dovevamo espiare noi, pene e ferite che avevano invece inflitto e segnato negativamente lei?
Ci vietò di ascoltare la radio.
Di leggere e sfogliare libri, riviste, giornalini o fumetti.
La TV andava accesa o spenta solo quando voleva lei.
E solo e sempre lei decideva quale programma era appunto e opportuno seguire.
Non potevamo vedere o invitare nessuno.
Fatta eccezione di chi, chiaramente, piacesse in particolare a lei.
Se qualcuno non le andava completamente a genio era capace di sbattergli, o chiudergli, cornetta o porta direttamente sul muso.
Lo aveva fatto più volte.
Senza scrupoli.
Senza ritegno.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora