Capitolo 103

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Quando mio padre rincasò dal lavoro, poco prima del solito, trovò la stanza da letto e il lettino del figlio entrambi vuoti.
In quel momento non sapevo se gioire, perché finalmente Agata era uscita tempestivamente dalla mia vita.
O disperarmi, perché Agata era andata via portandosi con sè il mio piccolo fratellino.
Temevo che non l'avrei rivisto mai più.
Intanto mio padre, dinnanzi a quell'ennesima tragedia, rimase, come sempre, del tutto impassibile.
Si trattò comunque di una latitanza breve.
Agata rientrò a casa con mio fratello dopo nemmeno una settimana.
Fu accolta, per coscienza o compassione, dal fratello di mia madre, zio Miki.
Si presentò, bussando alla sua porta, afflitta e disperata.
Per favore o per pietà, chiedeva di essere ospitata, per almeno qualche giorno.
Poi sarebbe sparita per sempre.
Nel frattempo il piccolo insisteva in un pianto ininterrotto e inconsolabile.
Aveva freddo e tanta fame.
Davanti ad uno scenario così pensoso e devastante, poteva mio zio restarsene del tutto indifferente e addirittura capace di cacciarla via in malo modo?
Non ne avrebbe umanamente mai avuto il coraggio.
Quel coraggio impietoso che non mancò ad Agata quando, spietatamente, cacciò via di casa nonna Lucia.
E fu proprio nonna ad intercedere per lei.
Credente e devota.
Donna di Chiesa.
Messaggera di amore.
Osannava la pace.
Biasimava il rancore.
Nonostante tutto il male che Agata le aveva fatto con meschina crudeltà, nonna era riuscita, bontà sua, a perdonarla ugualmente.
E Agata, di tale gesto, gliene fu profondamente grata.
Alla fine era sempre nonna ad avere grande comprensione per Agata.
E mai Agata provare almeno un minimo di pietà per nonna Lucia.
Ma per nonna, riconciliarsi con Agata, rappresentava un atto di assoluto e notevole valore. Significava ristabilire un stretto e forte contatto, tanto atteso e sperato, con Luciana e me.
Quanto lo aveva desiderato. Quante preghiere, ufficiose e supplichevoli, aveva recitato con nutrita dedizione. Nonna ne era fermamente convinta.
Bisognava avere fede. Fede, pazienza e speranza.
E poi crederci. Crederci sempre. E nonna, al suo credo ossequioso, ne elargiva eloquente fiducia.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora