Capitolo 119

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All'età di ventuno anni anche mia sorella convolò a nozze.
A ventiquattro anni era già madre di due splendide bambine.
Entrambe sposate, mio padre non si sentiva più in obbligo di doverci sostenere.
E così espresse la sua ultima e definitiva decisione.
Per porre rimedio ai repentini dissidi, tensioni, sortilegi o nevrosi, occorreva troncarne tassativamente l'origine.
E all'origine di ogni suo assiduo turbamento e malumore, c'eravamo ovviamente noi, Luciana e me, le sue figlie.
Se ci considerava ancora tali.
Ma in vista degli eventi, ormai ne dubitavo fortemente.
Perché alla fine mio padre scelse...
E non fummo naturalmente noi la sua scelta. Superfluo dire che, nonostante avessi sperato il contrario, tuttavia non mi aspettavo che si comportasse diversamente.
Tanto amava Agata, tanto amava allo stesso modo suo figlio.
Ciò che invece sinceramente non mi aspettavo, era vedere e sentire lo sguardo e le parole agghiaccianti di mio padre.
Parevano proiettili sparati all'impazzata. Lanci di pietre gettate da un cavalcavia. Freddo e insensibile, spietatamente mi disse:
«Mi pento solo di non averlo fatto prima. Dovevo dare retta a chi più volte mi consigliò di mandarvi in collegio. Ma avrei potuto mai farlo? Quale critiche ingiuriose sarebbero poi sbalzate perentorie contro di me? »
Stentavo a credere alle mie orecchie.
Stava scherzando...
Vero?
Come poteva asserire assurdità di quel genere.
Rimasi totalmente ammutolita.
Stavo male sul serio.
L'inaspettato e duro colpo infieritomi, mi trafisse violentemente il cuore, mozzandomi per un attimo il fiato.
Alla fine Agata era riuscita a creare, a sua immagine somiglianza, la persona orribile plasmata in mio padre.
Un autentico mostro.
Irriconoscibile.
Udire quelle parole così brutali, era peggio che sentire qualunque altra impavida sentenza.
Se davvero mio padre pensava questo di Luciana e me, allora era inutile insistere, sperare, rincorrere chi aveva appena acclamato che non voleva saperne più di noi.
Prendendo atto di tutto ciò, all'ennesimo rifiuto e dinanzi all'evidenza, senza pronunciare alcuna sillaba, ma con incredibile sofferenza nell'anima, guardai mio padre direttamente negli occhi e poi, seppure accennando un mezzo sorriso, gli volsi nell'immediato le spalle.
E così convinta, percossa e palpitante, mi allontanai da lui più spedita che mai...
Ma questa volta per sempre.

Ripercorrendo il mio triste e turbolento passato, in verità vi dico:
non fu realmente mio padre a cambiare il carattere nel corso degli anni.
Fin dall'inizio si era palesemente dimostrato per quello che era...
indifferente, freddo, egoista, distaccato nei confronti miei e di mia sorella Luciana. L'esordio di tutti i miei principali problemi riguardavano, perciò, unicamente me. Ero io che più volte avevo creduto e confidato che mio padre cambiasse.
Chiaro.
Fu un pessimo errore solamente averlo immaginato.
Solo pura illusione.
...
L'illusione di un padre.

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