Capitolo 11 (parte 1)

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Come tutti i fratelli difficilmente andavamo d'accordo.
Ogni situazione era un buon pretesto per poter bisticciare.
Dispettosa com'era, il suo divertimento preferito era quello di stuzzicarmi, provocarmi, tanto per avvertire quella formidabile sensazione di notevole piacere nel vedermi "irritata".
Ricordo che a me piaceva giocare con alcuni giochi di società, in particolare il gioco del "Monopoli".
Un giorno chiesi a Luciana se voleva giocare con me.
Con grande mia gioia lei accettò volentieri.
Non tanto perché le piacesse il "Monopoli", anzi, lo detestava del tutto, ma per la soddisfazione che avrebbe provato se fosse riuscita a mettere in pratica il suo piano infallibile: farmi irritare.
Con la brama di iniziare a giocare il prima possibile, e siccome mia sorella non sapeva leggere ancora, predisposi tutto io.
Mentre diligentemente le spiegavo le regole del gioco, intanto lei se ne stava ferma a fissarmi con parvenza interessata e con un sorriso malizioso, naturalmente nell'attesa di colpire al momento giusto.
Sistemai il tabellone, divisi le carte delle "probabilità" da quelle degli "imprevisti", assegnai case, alberghi, banconote e infine le feci scegliere le pedine.
Chissà perché volle la mia preferita, ossia il fungo, che le cedetti subito pur di giocare al più presto.
Messa a posto ogni cosa, finalmente si poteva giocare.
Ma nel momento del lancio dei dadi, per l'inizio del gioco, si alzò in piedi trionfante, e tranquilla e serena mi disse: "Ormai sono stanca, non ho più voglia di giocare!"
È così, senza neanche iniziare, aveva ancora una volta vinto, lasciando me allibita e rossa di rabbia.
Anche quella volta il suo piano diabolico era riuscito perfettamente.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora