Capitolo 115

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La vitalità di nonna era semplicemente pura finzione.
Per lei, ridere e scherzare, era di rilevante importanza.
Era salutare per la mente e beneficio per il corpo.
Ma soprattutto perché non c'era niente che faceva più rodere e impazzire chi ti vedeva costantemente contenta e felice.
E nonna, convinta di questo, faceva di tutto per farsi vedere sempre contenta e felice. Anche quando il suo umore era decisamente a terra.
Ma nonna era senza dubbio una donna formidabile.
Brillante di spirito e ricca di ironia.
Era capace di rendere comico tutto ciò che, invece, era irreversibilmente tragedia. Malattia o morte che fosse.
Mi raccontò che durante la celebrazione di una cerimonia funebre, per resistere al rituale senza piangere, si fissò sul buco di un calzino indossato dal sacerdote che stava decantando la messa.
Le venne subito da ridere.
Stille di lacrime le scesero fluenti sul viso.
Una signora, seduta accanto a lei, le allungò carinamente un pacchetto di fazzolettini di carta.
E poi, avvolgendola calorosamente in un affettuoso abbraccio, le sussurrò dolcemente:
« Dai Emilia, non fare così! Fatti vedere forte e allegra come solo tu sai fare.»
Proprio quello che nonna stava tentando di fare.
Per Luciana e me, nonna Emilia era una frizzante boccata di vita.
I suoi aneddoti, racconti, aforismi, ci rallegravano di immensa gioia corrente. Purtroppo godevamo della sua netta e sentita presenza solamente ai pranzi ricorrenti della domenica.
Unico giorno della settimana dove tutta la famiglia si sedeva riunita intorno ad un tavolo ben imbandito di buone pietanze. Ovviamente in onore e in occasione della figura ospitante di nonna.
Attendevamo quei momenti con estenuante ansia e defatigante  trepidazione.
In senso positivo, si intende.
In quelle ordinarie circostanze Agata era costretta, sfortunatamente per lei, a mostrarsi carina e cortese con tutti.
La sua indole malvagia andava, suo malgrado, palesemente velata.
Un comportamento sbagliato avrebbe fermamente condizionato e sminuito la sua già poco credibile autenticità.
Ma Agata non temeva affatto le sfide.
E nonna Emilia rappresentava di certo la disfida più tosta e temeraria che avesse mai incontrato in vita sua.
Nonna era una di quelle poche persone che riusciva rigorosamente a tenerle testa.
E non era, ve lo assicuro, cosa di poco conto. Ma le armi di nonna erano del tutto inoffensive.
Munita di sola voce poteva incattivire Agata ogni volta che lo voleva.
Nonna Emilia indispettiva sua nuora cantando, e Agata rispondeva alla sua provocazione fumando.
Nonna cantava.
Agata fumava.
Più nonna cantava e più Agata fumava.
Un vero spasso vederle.
Ma nonna era un muro impenetrabile perfino per Luciana e me.
Demolirne ogni sua fondata convinzione era in definitiva impresa impossibile.
Nonna viaggiava a senso unico e sopra un solo binario.
Destinazione?
La felicità di mio padre.
Non esisteva per lei nessun'altra imperturbabile meta.
Tantomeno il benessere delle sue affezionate nipotine.
Luciana ed io ne eravamo perfettamente consapevoli di questo.
Un altro punto a vantaggio di Agata.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora