Capitolo 55

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Se non fosse stata per la cospicua e perspicace parsimonia di Marisa, mio padre non avrebbe mai conseguito all'acquisto di una casa più spaziosa.
L'appartamento era situato al quarto piano di un lussuoso palazzo.
Comprendeva due ingressi, tre stanze da letto, un'ampio salone, una cucina abitabile, doppi servizi, un ripostiglio, un piccolo vano ad uso lavanderia e quattro balconi.
La zona era molto trafficosa e movimentata.
Un continuo andirivieni di macchine, cicli, motocicli, camion, tir, tram, autobus, biciclette e mezzi di ogni genere.
Era collocata tra le vie principali di Milano.
Privilegiava di tutto ciò che poteva quotidianamente servire e urgentemente necessitare.
Negozi, magazzini, mercati, supermercati, officine meccaniche, carrozzerie, ferramenta, farmacie, studi dentistici, laboratori d'analisi, barbieri, parrucchieri, idraulici, elettricisti, tutti a disposizione e alla portata di mano.
Un antipatico incrocio, poco distante allo stabile, era causa generante di frequenti e persistenti frastuoni, rumori, ingorghi fastidiosi.
Un vero caos giornaliero.
Clacson, motori accesi, allarmi, sirene, uditi costantemente di giorno e di notte, rendevano la vita più snervante di quanto già non lo fosse.
Così a vedersi non appariva di certo come luogo idilliaco di pace e di ozio.
Ma mio padre non poteva fare altrimenti.
Era impossibile trasferirsi altrove, lontano dal lavoro.
Persa ogni speranza, sarebbe stato quello il mio nuovo alloggio.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora