L'Illusione di un padre

Capitolo 69

Tale scatto dovuto e doveroso veniva di sovente effettuato su una vasta distesa di un ampio parco alberato.
Era l'unico posto adottabile, considerando l'aspetto lugubre e tetro degli edifici circostanti, ovvero gli edifici scolastici.
Cornice non certo idilliaca se si voleva mirare ad un risultato quanto meno apprezzabile.
Tuttavia, stava nell'abilità del fotografo scegliere o ricercare lo sfondo migliore, la posa ideale, la luce più idonea e il momento preciso per la realizzazione dell'opera.
Consisteva appunto nelle competenze dell'operatore, nella sua praticità, nella sua destrezza e soprattutto nella sua capacità di cogliere l'attimo.
Quell'istante in cui tutti gli sguardi rimanevano fissi e puntati verso un solo obbiettivo, quello della macchina fotografica.
Pochi secondi, brevissima attesa, e quel fatidico "click" veniva finalmente effettuato.
Come per incanto, o per una strana magia, la tua immagine, in quel momento inerte e placata, veniva d'un tratto straordinariamente immortalata.
Un ricordo meraviglioso.
Irresistibile nel tempo.
Oggetto prezioso, che se ben custodito, era certo che non si sarebbe mai perso.
Sarebbe rimasto per sempre con te.
Inseparabile, che ti avrebbe accompagnato per tutto il resto della vita, durante tutto un viaggio, breve, lungo o travagliato che fosse.
Fedele sarebbe rimasto sempre vicino a te.
Non ti avrebbe abbandonato mai.
Fino alla fine e alla conclusione dei tuoi giorni.
Al termine di un incerto e tortuoso cammino.
Da quel giorno però, avrebbe proseguito da solo, come segno e testimonianza di un'esistenza vissuta.
Prova e dimostrazione di un passaggio di vita.
Di una impronta lasciata.
Tra le varie impronte lasciate, di orme ritrovate e di tracce raccolte, compariva anche la mitica, immancabile e intramontabile foto di gruppo.