Capitolo 68

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Nonostante le singolari peculiarità di un carattere complesso, Agata era in grado di ammaliare e affascinare chiunque.
Ne fu prova mio padre.
Ne fu conferma la mia maestra.
Rammento un episodio a proposito di ciò.
Era l'ultimo anno di scuola, prima degli esami della quinta elementare, proprio agli inizi della bella stagione.
Come era solito accadersi sul finire di ogni anno scolastico, quando ormai le fitte nebbie e il freddo gelido dell'inverno erano soltanto un fievole e sfuggitivo ricordo lontano, tutte le classi, riunite in sezioni, venivano preparate e predisposte per la consueta, mitica e immancabile fotografia di gruppo.
Si trattava di un evento decisamente straordinario per quello che doveva essere, e senza dubbio restare, un ricordo indelebile.
Un'usanza rilevante e appropriata per una memoria nostalgica di quei tempi passati, tristi o lieti che furono.
Un rito essenziale che non poteva di certo mancare.
Soprattutto per quell'effetto piacevole che esso riusciva a suscitare tutte le volte in noi.
Era una liturgia indescrivibile ed emozionante.
Rivivere e ripercorrere quegli attimi speciali, attraverso o risfogliando vecchie pagine ingiallite di sdruciti album di fotografia, erano quindi, per ogni alunno e genitore, una manifestazione importante.
Significava, in un certo senso, di ricercare, rievocare e riprovare, quelle dolci sensazioni di un tempo passato.
Le gioie e i dolori di un passato vissuto.
Era praticamente il modo migliore, e indubbiamente il più giusto, per risentire, ritrovare e riscoprire, sentimenti, commozioni, turbamenti di un epoca trascorsa e mai più dimenticata.
Un viaggio remoto della nostra memoria attraverso la sequenza, e mediante la lettura, di inestinguibili ed intramontabili istantanee immortalate.
Immagini, ritratti, espressioni particolari di vita, che tutti insieme, indissolubili, narravano una storia...
La storia della tua vita.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora