Capitolo 42

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Ad ogni modo, senza incoraggiamenti, stimoli, approvazioni varie, come si può crescere sicuri di se stessi?
Se nessuno mi sollecitava ad agire, ma piuttosto mi impediva di fare, come potevo crescere certa delle mie capacità?
In mancanza dei giusti presupposti, esempio fiducia e coraggio, come potevo far fronte ad un mondo o andare incontro ad una vita che riservava per me soltanto dolori, difficoltà, preoccupazioni?
Affibbiatami quella precisa identità di "povera ingenua" e a furia di sentirmi tutte le volte così identificata, alla fine cominciai a credere che davvero fossi così, perdendo giorno dopo giorno credibilità e stima di me stessa.
Per sfuggire, perché impotente, da una realtà così scomoda e sorda, incapace di comprendere e capire, iniziai a porre e a costruire le basi e le fondamenta per un mondo futuro e immaginario tutto mio, nel quale mi sarei potuta rifugiare tutte le volte che avrei avuto bisogno di farlo.
Intanto, per occupare quel triste vuoto così doloroso a vedersi, andai a dormire nel lettone insieme a mio padre.
Non ricordo se in quelle serate insonni e agitate, mio padre rideva, scherzava, giocava con me prima di addormentarsi.
Rammento comunque due insoliti risvegli.
Una notte fui svegliata di colpo da un brusco movimento del letto.
Impaurita, rivolsi lo sguardo al soffitto e notai, nella semioscurità della stanza, un leggero ondulare del sottostante lampadario.
Turbata e spaventata, incitai e scrollai più volte mio padre, sollecitandolo a svegliarsi.
Lo feci però con così tanta veemenza che quando si svegliò, naturalmente scosso e scocciato, mi domandò se fossi tutto d'un tratto impazzita per averlo destato in maniera tanto violenta.
Ansimante gli raccontai l'accaduto.
Poiché nessun segno confermava la mia spiegazione, credendo allora che me lo fossi sognato, dopo avermi rassicurato, mi pregò di tornare a dormire tranquilla senza più disturbarlo.
Perplessa per ciò che era avvenuto, non chiusi subito gli occhi ma rimasi per un pò di tempo sveglia.
Ero ancora troppo agitata.
Il giorno seguente apprendemmo dal telegiornale la notizia di una lieve scossa di terremoto che si era avvertita a Milano e dintorni intorno alle due del mattino.
Fortunatamente non aveva causato danni a cose e a persone.
Alla notizia, con stretto sorriso, mio padre esclamò:
"Siamo stati davvero fortunati. Un angelo nel cielo ci ha sicuramente protetti!"
Già! Peccato che per mio padre quell'angelo non ero io.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora