A volte é così difficile giustificarsi e dare spiegazioni, soprattutto se non sei assolutamente creduto.
Fermi e irremovibili, convinti delle loro opinioni e certi che tu stia senz'altro mentendo, non ti danno possibilità di difesa e già ti condannano.
Proprio quello che accadde una volta a mio padre.
Tuttavia, questa volta, non si trattava di uno scherzo o di una storiella inventata da lui, bensì di un reale episodio alquanto antipatico e sgradevole.
Erano le cinque del mattino.
Quattro agenti in borghese bussarono alla porta, chiesero di mio padre e poi lo prelevarono per condurlo in questura.
Fu un risveglio inaspettato e improvviso.
Che cosa volevano questi sconosciuti da mio padre?
Spaventata, sobbalzai immediatamente dal lettone e corsi tra le braccia di nonna, che dolce e affettuosa come suo solito, consolandomi e rassicurandomi fiduciosa mi disse:
"Stai tranquilla ciccina, non c'è nulla per cui dobbiamo preoccuparci. A tuo padre niente e nessuno può fargli del male."
Rimasi per tutto il giorno agitata e in attesa di notizie.
All'oscurità della sera fece finalmente ritorno.
Ero davvero felice e contenta di rivederlo.
Gli andai subito incontro.
Mi strinse forte a sé e mi sollevò per poi prendermi in braccio.
Con delicatezza accarezzò i miei zigomi arrossati e amorevolmente asciugò le mie guance ormai fiume di una sorgente di lacrime.
Una volta placati i nostri animi inquieti, con flemma e tanta concitazione ci raccontò tutti i particolari di quello strano e inconcepibile accaduto.
Durante una normale perquisizione in casa di una sua cugina, complice e amante di un noto personaggio famoso sia per i suoi numerosi malefatti, sia per le sue doti di esperto conquistatore e adulatore di donne, fu ritrovato un bigliettino provvisto di numero telefonico, ma incompleto di nome e indirizzo.
Risaliti all'utente, ossia mio padre, cominciarono a seguirlo e a pedinarlo per ben quindici giorni, senza che lui se ne accorgesse nemmeno.
Valutando le regolari abitudini, casa e lavoro, constatarono e confermarono che il soggetto in questione non beveva, non fumava, non assumeva droghe, non aveva alcun vizio, se non quello di frequentare un piccolo bar nel quale si intratteneva per leggere quotidiani o per giocare a carte con alcuni vecchietti.
Visto e considerato un modello di vita alquanto esemplare e non avendo riscontrato nulla di anomalo nella semplice vita di quell'onesto cittadino, decisero allora che era meglio interrogarlo.
Proprio quello che avvenne imprevedibilmente quel giorno.
Raggiunto infatti il commissariato di polizia, mio padre fu sottoposto immediatamente a tutt'una serie di domande pressanti.
Un alternarsi di più svariate persone, persistenti e pedanti, lo torchiarono, pressarono, ossessionarono, perché per forza doveva sapere e ad ogni modo, prima o poi, avrebbe confessato.
Soltanto perché colpevole di essere disgraziatamente un cugino della donna di un boss, e che per giunta nemmeno conosceva, fu accusato e giudicato ingiustamente.
Furono ore e ore di estenuanti torture psicologiche.
Finalmente, miracolo o semplice combinazione, subentrò ad interrogarlo un conoscente di mio padre, che appena lo riconobbe esclamò meravigliato:
"Signor Sandro, che ci fa lei in questo posto?"
E mio padre, più seccato che mai, rispose alterato:
"Lo domandi a questi suoi gentili colleghi!"
Dopo aver ricevuto le scuse da parte di tutti, fu accompagnato nuovamente a casa.
Se non si fosse presentata tale conoscenza in quella circostanza, allora la sventurata avventura di mio padre si sarebbe trasformata, quasi sicuramente, in un interminabile incubo.
Ma di ben altre conoscenze, affettive e sentimentali, egli era a breve predestinato.
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L'Illusione di un padre
Narrativa generaleTRATTO DA UNA STORIA VERA. I NOMI SONO CAMBIATI PER PRIVACY. La vita, alla piccola Emily, non le ha mai regalato nulla. Le ha sempre tolto e mai dato. Orfana di madre alla sola età di 7 anni, molte cattiverie, avversità e costanti soprusi ha dovuto...