A te cap. 20

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Steve

Brividi sparsi per il mio corpo.

Tutto ha preso il sopravvento, il mio cuore, i miei pensieri. Mi abbandono a lui, all'angelo che mi sembra essere sceso dal paradiso solo per me. A Cameron che ha fatto di tutto per cercare di capirmi, di conoscermi.

Siamo due anime, Cameron.

L'ho già detto, due anime che non si conoscono e allo stesso tempo si desiderano, come se si ammirassero, come se la loro diversità si attraesse, nel modo più puro, delicato, amorevole e significativo che ci possa essere.

E continuo a sentirmi niente.

Continuo ad avere paura, perché non ho mai avuto il coraggio di combatterla. Continuo a pensare che lui meriti di più, che posso dargli solo il nulla più assoluto.

Ma non ho saputo trattenere i miei impulsi.

E mi sono lasciato andare, gli ho dato quello che volevo dargli.

Un bacio appassionato, una notte di intimità, che non ha nulla a che fare con il sesso. Una chiacchierata per conoscerci di più. E ci siamo svestiti, anche al di fuori del significato letterario di questa parola. Ci siamo svestiti, e per un momento gli ho detto che mi piace, e lui era così felice, glielo si leggeva in faccia.

E io non posso fare altro che esserlo a sua volta, perché almeno per stanotte io e lui non abbiamo litigato. Per una notte non gli sto facendo la guerra, e giuro che mi piace da morire tutto questo.

Gli ho finalmente toccato la fossetta, ho potuto sentire la tenerezza di un ragazzo che non aspettava altro che mi sciogliessi un po', e ho capito che non voglio fargli del male, che non voglio ferire quel suo cuore impavido, delicato allo stesso tempo.

Mi trovo in bilico.

Ti lascio andare o ti tengo stretto?

E la paura mi uccide, mi prende a pugni sullo sterno, per poi afferrarmi per la gola, quasi mi soffoca, mi uccide, non mi fa vivere.

«A che pensi?»

"A te!"

Avrei voluto dire, perché è la verità, penso a lui, perché mi ha fatto provare emozioni che non pensavo di poter provare. Emozioni che non credevo di meritare, e non saprei mai come ringraziarlo.

«Tu a che pensi?»

«A te!»

Cameron mi ha dato la risposta che avrei voluto dare a lui. E lo invidio, perché Cam, se lo pensa lo dice, io invece lo tengo per me.

Non appena mi ha dato quella risposta, nella mia pancia posso sentire rumore, un farfallio prepotente, scalciante, ma piacevole allo stesso tempo.

Il cambiamento, qualcosa in me è tornato a splendere.

Per il momento la corazza di ferro, non mi serve, non mi sta facendo male alla schiena per la sua pesantezza, è leggera, quasi inesistente, perché Cameron male non mi vuole fare.

«Cioè?»

«Cioè dici? Be'... Steve, io ormai penso solo a te. Mi hai lasciato la tua impronta, ancora prima che mi toccassi.»

Per un attimo mi ritorna in mente.

"Rallenta, Steve. Rallenta, finiremo per schiantarci."

Io l'impronta non la lascio mai in positivo...

Mi metto seduto sul mio letto, dando le spalle a lui.

Si avvicina a me, mi abbraccia da dietro, e appoggia la sua testa ai lati del mio collo.

Il mio sguardo è perso su una foto sopra la libreria, raffigura la mia mamma quando aveva la mia età.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora