Angelo dannato cap.49

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Steve

Siamo tutti un po' marci dentro.

Anche chi può sembrare un angelo.

Esattamente.

Cam all'impatto sembra un angelo. Ma in realtà non c'è niente del suo carattere che si avvicini a esso.

E io lo definire un po' un angelo dannato sceso dal purgatorio.

E per quanto dannato possa essere, il diavolo dentro di me non vede nessun difetto quando si tratta di lui.

Perché il diavolo non giudica, lui penserà sempre di essere il peggiore di tutti.

E quindi il mio cuore ricucito per metà, scoppia di gioia quando dalla porta del lido varca la sagoma lucente del mio angelo dannato, con le ali rosso fuoco.

E sorrido, sorrido essendo felice di vederlo.

Ma un pensiero mi devasta la mente...

Ha fatto di testa sua, come sempre del resto.

È notte ormai, e io ho ufficialmente finito.

Cam mi aveva detto di avvisarlo quando avrei staccato, così sarebbe venuto a prendermi.

E così ho fatto, e adesso si trova davanti la porta del lido a osservarmi.

«Steve, il signor Torres mi ha chiesto di lasciare le chiavi a te, essendo che domani io non ci sarò. Apri tu, mi raccomando non perderle!« Tyler appoggia il mazzo sul bancone ed esce dal lido.

Dentro questo locale non c'è mai stato tutto questo silenzio.

Siamo solo io e Cam le uniche persone a essere rimaste. Cameron decide quindi di avvicinarsi a me, che sto ancora finendo di asciugare piatti e bicchieri.

«L'avete preso il cane?»

Alzo lo sguardo verso di lui.

«Non ancora.» Rispondo freddo.

Sono felice di vederlo, mi è mancato oggi, però non riesco a comportarmi normalmente dopo che ho saputo da Tyler quelle cose.

»Che hai adesso?»

Poso i bicchieri e il resto, mi tolgo il grembiule e il cappellino, e attraverso il bancone prendendo le chiavi e le mie cose.

Cameron esce fuori.

Spengo le luci e chiudo il locale.

A passi svelti mi incammino verso la macchina di Cameron, e poi mi appoggio a essa aspettandolo, essendo che comunque se l'è presa abbastanza comoda.

«Allora?» Si avvicina a me, bloccandomi appoggiando le braccia ai lati.

«Andiamo, ne parliamo da me!»

«No, prima mi dici cos'hai per la testa. Oggi mi inventi la stronzata del cane, adesso ti comporti così. Ti sembro un gioco io?»

«Devi dirmi qualcosa, Cam?»

«Ah, giusto... adesso sarei io quello a doverti dire qualcosa. Complimenti, sei bravo a rigirare le cose a tuo piacimento, ma ti informo che con me non funziona, dovresti saperlo ormai.»

Si avvicina sempre di più a me. Non capisco se sia più arrabbiato o bramoso di contatto.

Forse entrambe le cose.

«Allora ti rinfresco le idee... Tyler!»

Le mani che prima erano appoggiate alla tettoia della macchina, adesso mi stanno stringendo la vita.

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