Scema! cap.84

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Steve

Questa mattina Cam non mi ha potuto accompagnare.

Ha da mandare degli esami per l'università.

Ha insistito nell'accompagnarmi comunque in ospedale, ma ho preferito che non lo facesse.

Non volevo farlo ritardare.

E infatti mi sono messo d'accordo con Erika.

Mi è venuta a prendere stamattina presto.

E nel frattempo che si faccia l'orario delle visite, mi sono seduto su uno sgabello nel bancone del lido.

Devo ammettere che essere lì come cliente e non come barista mi fa strano.

Oggi Erika ha il turno di pomeriggio, e infatti è seduta proprio vicino a me.

«Mi stavi dicendo...» In macchina le avevo accennato qualcosa di quello che è accaduto in queste settimane.

Non le avevo ancora detto niente.

Né di mio padre, né del fatto che mi abbia dato una possibilità.

Sono completamente sparito.

Le ho solo scritto un messaggio dicendole che mi sarei fatto vivo e le avrei spiegato.

Ma questo risale a quando mio padre si è sentito male in sala.

Poi più niente.

Non le ho più risposto.

E lei non appena è arrivata a casa mia, mi ha spintonato diverse volte dandomi dello stronzo.

E non posso fare altro che darle ragione.

«Ti dicevo che mio padre adesso è fuori pericolo e che il cuore nuovo sembra essersi adattato al suo corpo. Comincia già ad avere le smanie di alzarsi dal letto. Insomma, sta meglio.»

«E tu?»

«Non lo so, credo di sì...»

«Credi?»

«Erika... è successo tutto molto in fretta. La malattia, l'operazione, la testata al marito di mia sorella. Mia sorella... mi zia... mia nonna che improvvisamente è tornata ad amarmi, non so... mi sento come una ferrari in corsa pronta allo schianto!»

«La testata al marito di tua sorella?»

«Di tutte le cose che ti ho detto ti interessa solo quello?»

«Ma no, ma sentire che hai picchiato qualcuno mi preoccupa tanto. Quanto ti avrà fatto perdere la testa quel tipo?»

«Anche troppo!»

Erika mi è mancata tantissimo.

In queste lunghe settimane l'ho pensata molto.

Nonostante non mi abbia sentito completamente.

«E con Cameron come va?»

Vorrei dirle della lite prima dei festeggiamenti in sala.

Delle parole che tutt'ora mi balenano per la testa.

Ma non lo faccio.

Cameron è uno degli argomenti di cui non mi piace parlare.

Un po' come mia madre.

Perché sono troppo intimi per me.

«Bene, non è molto entusiasta dell'avvicinamento con mio padre, però mi appoggia comunque.»

«Be'... è anche da capire. Si preoccupa solo per te!»

«Sì, lo so.»

Sorseggio il caffè che perdendomi in chiacchiere è quasi diventato freddo.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora