In pace cap. 123

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Steve

Guardare mio padre che mi sistema la camera mi fa ritornare bambino.

A quando da piccolo mi capitava che nella notte facevo pipì nel letto per via di un brutto sogno.

E lui mi prendeva in braccio e mi faceva un bagno nella vasca, e poi mi cambiava le lenzuola.

È questo che sta facendo adesso, sta mettendo le lenzuola pulite nel materasso.

La mia camera è sempre la stessa.

Luminosa e piena di libri.

Ci sono ancora quelli delle superiori, e improvvisamente riesco a vedere un me ragazzino seduto alla scrivania che studia.

E riesco a vedere mio padre davanti la porta che veniva a controllare se lo stessi facendo bene.

Ho vissuto molti momenti in questa stanza.

Belli o brutto.

E adesso mi ritrovo qui, con mio padre che si prende cura di me.

E mi mancava, mi mancava tanto questo papà.

Mi mancava che si prendesse cura di me, mi mancava lui.

Quell'uomo che ho conosciuto da bambino, e con gli anni ho perduto.

Prende i cuscini, quattro cuscini per l'esattezza.

«Mi ricordo che ne volevi molti»

«Sì, dormo ancora con tanti cuscini.»

Non so perché, mi sembra molto nervoso.

Come se non si sentisse a suo agio, e mi chiedo se è la mia presenza a farlo sentire a disagio.

«Papà, stai bene?»

«Certo, perché?»

«Mi sembri molto stanco.»

Lo è sicuramente, è stato con me tutte e due le settimane, di rado andava a casa per fare una doccia, ma soltanto quando sono arrivati i genitori di Cameron ha iniziato a concedersi questa piccola pausa.

Mio padre non tocca letto da due settimane, ma non sembrava dispiaciuto al riguardo.

Era preoccupato per me?

Sembrava come se volesse che stessi bene e basta.

Ancora prima di pensare a se stesso.

Non so se sia proprio così, però mi dava quest'impressione.

«Ma no, sto bene, è solo che...» Si siede sul letto, in un modo esasperato, come se il solo sedersi su un materasso comodo gli dia sollievo.

«Ho la pelle dura, Steve, non preoccuparti.»

«Solo che?»

«Cosa?»

«Stavi dicendo, solo che... che cosa?»

«Non lo so, mi fa strano vederti qui, non pensavo nemmeno accettassi di venirci.»

«Perché lo pensavi?»

«Perché sei scappato da questa casa, Steve, per colpa mia.»

«Non sono scappato.»

«È un modo di dire, hai capito cosa intendo.»

Mi avvicino, e mi siedo vicino a lui.

«Sì, diciamo che sono andato via perché tu non mi permettevi di fare nulla, volevo essere indipendente.»

«Hai fatto bene.»

«Davvero?»

«Sì, hai preso posizione, e ne ero felice.»

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora