Steve
Non so esattamente cosa Cam stia pensando.
È del tutto impassibile.
Non parla, non mi pone più domande.
So solo che, io mi sento un frammento di cuore fatto in mille pezzi.
In questo momento il mio petto fa su e giù troppo velocemente.
E mi fa male, mi fa male tutto.
Ma per una volta necessito che Cameron continui a chiedermi cose, a farmi domande.
Vorrei che mi tartattasse, fino a non avere più voglia di parlare.
Perché adesso, proprio in questo momento, sento la necessità di dovergli raccontare tutto.
E ho paura che se passi ancora qualche minuto perderò quel coraggio.
E Cam respira un'altra volta in modo pesante.
Non riesco a capire perché lo faccia.
Non riesce a respirare bene?
«Cam, come stai?»
«Non ne ho idea...» E lui mi risponde, pronunciando quelle parole in modo lento e pensieroso.
«Cam, io...»
«Raccontami di quella notte!» E lo dice in modo secco. Non è una domanda, vuole che lo faccia, che gli racconti i particolari, e io mi rendo conto di non aver pensato a questo.
«Lo so che... che per te è dura, ma ne ho bisogno... ho bisogno che tu me lo racconti.»
Mi volto un attimo verso la porta.
Come se in un certo senso stessi percorrendo il passato.
Come se fosse là fuori.
Ed è così, non appena guardo quella porta, nella mia testa riesco a vedermi seduto a quel pub.
Riesco a vedere un me accecato dalla frustrazione.
«Quella notte... quella maledetta notte io non stavo tanto bene. Psicologicamente ero distrutto, e non so... forse cercavo rispetto, volevo che mi si rispettasse, perché per troppo tempo non l'ho avuto. Ce l'avevo con mio padre, con me stesso, perché non riuscivo ad affrontare certe situazioni. E mi sentivo determinato, volevo farmi ascoltare, e forse era stato l'alcol in circolazione a farmi venire quel coraggio.» Faccio una breve pausa.
Perché a un certo punto quella porta si è trasformata in voragine.
E per un momento ho chiuso gli occhi.
Perché fa troppo male per me vedermi in quello stato pietoso.
Mi fa male ripercorrere quei momenti, ma devo... devo perché Cameron merita di sapere, soprattutto adesso.
«Ero ubriaco, totalmente, avevo bevuto nel pub dove una volta mi avevi trovato svenuto nel ciglio della strada. Non ero con Marco se te lo stai chiedendo, ci trovavamo solo nello stesso posto, e lui mi aveva visto in quelle condizioni.»
«Sembrava ne sapesse molto...»
«Lui non sa niente, nessuno sa niente. Perché nessuno può mai capire come mi sentivo quella notte...» Cerco di rilassarmi un po'.
Sento i miei muscoli tesi, e la spalla in questo momento mi fa più male.
«Una volta che mi ero ubriacato totalmente, mi ero alzato barcollando, e la mia intenzione era quella di andare nella mia macchina. E anche se erano circa le tre del mattino, avevo guidato fino a casa dei miei. Volevo affrontare la persona che causava la mia perenne frustrazione. Suonavo al campanello, davo calci alla porta, e urlavo. Ero del tutto fuori di testa... quando mia madre aveva aperto la porta, mi ero accorto subito di mio padre dietro di lei, e mi ero avventato su di lui.»
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"L'Angelo e il Diavolo"
ChickLitE fu così che il diavolo s'innamorò dell'angelo, senza accorgersi che in realtà tutto quell'amore non l'aveva mai provato. Manipolato, avvinghiato a esso. Un po' come il diavolo prova a resistergli, abbagliato da quella luce che non ha mai visto. Un...