Fallo, chiamami amore! cap.85

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Steve

Quella giornata mi sembrava interminabile.

Oggi mio padre era parecchio irritato.

Non gli si poteva dire niente.

A un certo punto ha litigato con Rebeca perché la coperta che gli aveva messo gli faceva caldo.

Non mi sono intromesso per evitare che se la prendesse pure con me. Dato che arrabbiarsi con me sta nella sua indole.

E poi Claudio e Marco avevano fatto il loro ingresso.

Mio padre quando aveva visto Marco si era voltato a guardarmi.

C'è stato un periodo in cui pensava che andassimo a letto insieme.

Perché Marco ogni volta che mi vedeva mi guardava come se volesse spogliarmi con gli occhi.

E che impazziva per me era palese a tutti.

Compreso a mio padre.

Non gli è mai piaciuto Marco, perché lui stesso si rendeva conto di che persona fosse.

E infatti dopo la sua entrata nella stanza, mio padre si era irritato ancora di più.

Dopo aver passato un paio d'ore in quella camera di ospedale, torno a casa.

A piedi.

Perché ho bisogno di camminare.

Per capire come dire a Cameron quello che è successo stamattina con Marco.

Cerco di pensare, di trovare delle parole che non lo facciano arrabbiare.

In tutta onestà, mi è passato per la testa di non dirgli niente.

Ma già so che in un modo o nell'altro verrà a saperlo, e se lo venisse a sapere da sé sarebbe peggio.

Quando varco la porta del mio appartamento, Cam non c'è.

Deve ancora essere all'università.

L'ultima volta che l'ho sentito è stata un'ora fa, mi aveva detto che toccava a lui dare l'esame.

Gli ho augurato un in bocca a lupo, e lui ha risposto con un cuore.

Poi niente.

Non l'ho più sentito.

È quasi ora di pranzo, ma non ho proprio voglia di cucinare, infatti mi preparo un panino che mangio sul divano insieme a dei snack vari.

Dopo aver finito, chiudo un po' gli occhi, finendo poi per addormentarmi.

Nel tardo pomeriggio, Cam rientra.

Gli vado ad aprire la porta, e non appena mi vede mi abbraccia.

«Scusa, scusa, scusa. Avrei dovuto avvisarti che mi fermavo un po' con Kloe, però il cellulare si è spento. Sei arrabbiato?»

«No, non ti preoccupare!»

«Dormivi?»

«Sì, mi sono addormentato.»

«Hai mangiato?»

«Sì.»

«Sicuro?»

«Sì, tranquillo!» Gli afferro la mano e ci andiamo a sedere entrambi sul divano.

«Com'è andato l'esame?»

«Inizialmente mi sono dimenticato tutto e ho pensato di essere fottuto. Poi mi sono ricordato di te che mi ripetevi l'argomento pure mentre stavi in bagno, e mi sono ricordato!»

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora