La cura cap.25

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Cameron

E Steve continua a non saperlo, continua a non rendersene conto, quanto in realtà mi sia entrato dentro, nell'anima, nelle ossa, come uno schiaffo in pieno volto, come un pugno sul mento.

Steve non lo sa che a lui ci tengo molto, e sarei disposto ad accettare anche i suoi difetti più brutti.

Che niente potrebbe agli occhi miei... farmelo vedere in un altro modo.

E non lo capisco, non capisco come questo sia potuto succedere.

Steve non lo sa che la palla quel giorno verso la sua direzione l'ho lanciata a posta, per far in modo che mi notasse.

Steve non sa che io l'avevo notato non appena aveva messo piede al lido.

Che lo guardavo sempre, che il mio stomaco ha fatto un frastuono tremendo. L'ho sentito svuotarsi dall'interno, e riempirsi fino in fondo, non appena avevo visto i suoi occhi spenti.

Steve non sa che quella sera al BlackAngel sono andato a vedere il tramonto da solo, perché l'avevo visto uscire dal lido.

E mi chiedevo cosa ci andasse a fare tutte quelle volte a quell'ora.

E lo avevo visto seduto, con un foglio di carta in mano e mi ero messo in lontananza per poi rendermi conto che lui non mi aveva nemmeno visto passare.

E ho capito che Steve è un tipo che pensa troppo.

Che tiene tutto dentro, e mi chiedevo come facesse a rimanere sempre così tranquillo.

E mi chiedevo come facesse a non scoppiare da un momento all'altro.

Impassibile, non rideva, non parlava mai con nessuno.

E lui era lì, davanti al tramonto e mi chiedevo se parlasse con esso tramite il tuo sguardo.

Perché i suoi occhi erano persi, e mi chiedevo a cosa stesse pensando.

Ed ero venuto a parlargli, a chiedergli se fosse muto o cos'altro.

E lui continuava a star zitto, e l'avevo visto come nascondeva il foglio, come se dentro ci fosse qualche segreto di stato.

E non sapevo se fosse infastidito, perché il suo sguardo non mi diceva niente, era assente come sempre.

Ma io mi ero seduto lo stesso vicino a lui, perché volevo parlargli, capire se qualche emozione ce l'avesse.

Se non fosse tutto silenzi e tramonti, e adesso mi sono reso conto che Steve è un abisso di silenzi e tramonti.

Perché il suo silenzio in realtà, fa più casino di un terremoto, e il tramonto dentro di lui calmo e rilassante non è.

Che di emozioni dentro ne ha, anche troppe.

Che in realtà, i suoi occhi assenti non sono.

Perché parlano, urlano, strillano e chiamano aiuto, chiedono serenità, interiore.

"Il tramonto è la cura per gli inferi."
"L'inferno è un brutto posto, Cam."

Lui me l'ha sempre fatto capire, fin dall'inizio che l'inferno ce l'ha dentro e lo vive costantemente.

E sono sicuro che di lui ancora non so niente, che Steve è eterno, più del mare, più dei granelli di sabbia.

Sono sicuro che il mondo ce l'ha dentro, ma non lo vuole... e cerca sempre di essere una persona diversa, perché quello che è non gli piace affatto.

Io ti ho capito, Steve. Anche tu senti quell'abbandono.

E in realtà io e lui siamo più simili di quello che crediamo, perché entrambi siamo stati abbandonati.

Proprio dal mondo che abbiamo dentro.

E gli vorrei stringere la sua mano, dirgli che con me paura non ne deve avere, che se domani si sentisse abbandonato io sono qui pronto a fargli capire che persone come lui non ne esistono più.

«Steve, sarò la cura del tuo abbandono.»

E gliel'ho detto quando gli ho afferrato nuovamente la mano per uscire dalla gelateria.

E lui mi ha guardato in un modo che mai nessuno aveva fatto prima, e io mi sento quasi innamorato di lui in questo momento.

Come se non esistesse nessuno al di là di Steve, come se fosse l'unico all'altezza del mio cuore.

"All'altezza del mio cuore."

Ripete la mia vocina interiore, e sì, lui è all'altezza di tutto, del mio cuore, della mia anima che adesso sta ballando una danza scatenata.

All'altezza del mio amore, che non è tossico, non è surreale, o forse un po' sì, un po' lo è, addirittura troppo, ma niente posso farci.

E Steve mi stringe più forte la mano, sento che dentro di lui la paura è quasi svanita.

E in questo momento mi sento amato, ricambiato, apprezzato e rispettato.

E i bruchi del mio stomaco si sono tramontati in farfalle, qualcosa dentro di me è rinata, mi sento una persona nuova.

Come gli animali che fanno la muta e si trasformano in esseri più perfetti, e io vicino a lui mi sento la perfezione in persona.

«E tu sei il mio angelo sceso dal paradiso.»

E in quel momento le farfalle sono ufficialmente uscite, colorate, felici di poter andare a scoprire un mondo nuovo da quello che conoscevano.

Si sentono invincibili, forti, quasi prepotenti, come se niente mai le potesse scalfire.

Paura non ne hanno, impavide e coraggiose.

E non ho saputo mantenere il mio impulso di farle toccare quelle labbra che bramano desiderio e possessione.

L'ho baciato sul marciapiede, davanti la gelateria e lì il mondo si è ufficialmente fermato. E vorrei non staccarmi più...

E adesso la felicità mi ha invaso tutto quanto, ho toccato il cielo con un dito, e i suoi occhi lo richiamano.

E poi Steve... mi ha baciato la fronte, e penso che cosa più tenera di questa non ci sia.

E ricordo di averlo sognato da sempre, un po' come il mio tatuaggio che raffigura due angeli completamente distinti fra di loro. Due angeli che nonostante tutto sono sempre più uniti che mai.

E quindi, Steve Williams, tu sei l'altra metà del mio angelo nascosto.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora