Steve
«Cam, non farmi correre, ti prego!»
Mi tiene per mano, costringendomi a correre chissà dove con un sorriso stampato sul viso. Il suono della sua risata è qualcosa che mi scioglie il cuore, che mi ricuce l'anima come Wendy con Peter Pan.
E mi fa volare, come i pensieri felici che tiravano su, in aria i bambini sperduti.
Cameron è il mio pensiero felice, mi induce a volare nel cielo in alto, fra le nuvole e le incertezze che il mio cuore mi dà.
«Dai, Steve, ti porto a vedere qualcosa che ti piacerà.»
«Non possiamo farlo camminando?»
Si ferma all'improvviso e mi sorride, un sorriso talmente ampio.
Mi afferra una guancia con due dita, poi dolcemente mi accarezza il viso.
Ho il fiatone, anche lui, ma non sembra affatto stanco, sembra pronto a correre ancora e ancora.
Fino a perdere il respiro, fino a sentirsi soddisfatto e libero.
«No, perché tu adesso non rallenterai!»
E non capisco come faccia a sapere così tante cose di me, sembra che mi conosca da sempre, che sappia come sono fatto.
Non replico, non c'è bisogno che io dica niente, perché Cameron sa già tutto quello che deve sapere.
E mi riafferra la mano, mi stampa un bacio sulle dita, come a dire "e smettila di torturarle."
E sono ancora davanti a lui, con il fiato corto, con il cuore che batte all'impazzata, ed ho quasi paura che da un momento all'altro possa venirmi qualche infarto.
È irregolare, cerco di riafferrare le dita, ma lui me le bacia di nuovo e le stringe al posto mio.
E Cameron non sa quanto questo per me sia importante, che sentirmi capito senza neanche parlare è quel qualcosa che mi serviva da tempo.
Cameron sa che parlare non mi piace per niente, ed è per questo che comunica con me con gli sguardi, con gli occhi, con i gesti.
E sa anche che ogni mio sorriso, quando sono con lui è vero.
Proprio come adesso che gli sto sorridendo.
E vorrei davvero dirgli tante cose, che quel sorriso mi ha sempre ipnotizzato, fin dall'inizio, che mi accorgevo eccome che mi guardava.
Perché anche io guardavo lui, ma non glielo facevo vedere.
Che tante volte avrei preferito parlargli, ma non riuscivo a farlo per il semplice fatto di essere completamente terrorizzato da lui.
Che l'ho detestato come non ho mai odiato nessuno, per il semplice fatto di non riuscire a capirlo. Perché mai mi sarei aspettato che uno come lui mi avesse solo lontanamente guardato o capito.
E lui non mi ha solo osservato, non mi ha solo capito, mi ha anche apprezzato.
E per quanto io fossi insopportabile, lui non mi ha portato rancore.
Non sa che quel giorno quando gli ho detto che per me non contava nulla, volevo ferirlo davvero, e per quanto non lo desse a vedere, so che è stato così.
E poi ho odiato me stesso per averlo fatto, però se fossi tornato indietro molto probabilmente lo avrei fatto di nuovo.
Perché ho cercato di proteggerti.
«Fidati di me, Steve!»
E io di lui riesco a fidarmi, e di me stesso che non riesco a farlo.
E quindi corriamo, andiamo incontro al nostro destino, stringimi la mano, e portami ovunque tu vorrai.
E corriamo, corriamo sempre più veloce. ll vento mi sfiora il viso, mi sento stanco, ma non mi fermo.
E ridiamo in faccia al passato, a quello che verrà e alla felicità che inonda i nostri corpi.
E il diavolo dentro di me adesso ha di nuovo le ali, si sente libero di poter scorazzare chissà dove. È spensierato, non prova odio o frustrazione, quello che sente è quel sentimento enigmatico, sfocato, e pian piano va facendosi sempre più chiaro alle sue iridi.
Quello che vedono i miei occhi è un vicolo cieco, pieno di alberi, c'è profumo di fiori, sono rose.
I muri sono bianchi, ma in alcuni spazi ci sono disegnati sopra dei murales.
Non capisco perché Cameron mi abbia portato qui, per quanto bello sia questo posto, per quanto profumato possa essere, non riesco a capire perché proprio qua, e perché fosse così entusiasta di portarmici.
«Saresti capace a disegnarci su?»
Lo guardo sbigottito.
«Cam...»
«Ma cosa dico, certo che ne sei capace! Replica il mio tatuaggio, Steve.»
Continuo a non capire la sua richiesta, perché dovrei replicare uno dei suoi tatuaggi su una di questa parete?
«Quale tatuaggio?»
«Quello degli angeli diversi, quello che ti piace tanto.»
E adesso ricordo a quale si stia riferendo.
Quello dei due angeli che si contraddistinguono, due angeli completamente diversi fra loro.
«Perché?»
«Cosa?»
«Perché vuoi che lo replichi, perché? Non capisco!»
Cameron ci mette un po' a rispondermi, si gira un po' intorno, rivolgendo lo sguardo sui dipinti.
«E poi non ti ho mai detto di saper disegnare, come fai a saperlo?»
«Io so tutto, Steve!»
Poi torna a guardarsi un po' in giro.
«Mio padre è un amante del disegno, me l'ha fatto conoscere lui questo posto. Questo disegno l'ha fatto lui, pensando a mia madre.»
E infatti ritrae una donna incinta con lo sguardo rivolto verso il pancione.
La donna ha i capelli sciolti e lunghi, sembra molto giovane. Nonostante sia un dipinto, è talmente fatto bene che sembra una foto.
«La donna sarebbe tua madre?»
Mi avvicino a lui, ha lo sguardo sognante, si perde in quel bellissimo murales fatto con amore da suo padre, per la donna che ama.
E Cam, mi sembra molto soddisfatto.«Sì, è mia madre.»
«E nella pancia ci sei tu!»
Si volta a guardarmi, e poi con un sorriso che gli fa brillare gli occhi mi sussurra:
«Sì!»
Sorrido a mia volta. Lo abbraccio da dietro, e gli lascio molti baci sul collo, fino ad arrivare alle sue labbra che cercano le mie.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.»
«Ripetila.»
«Perché vuoi che ritragga il tuo tatuaggio?»
Mi stampa un altro bacio, mi afferra il viso fra le sue mani. Io continuo a stringerlo a me dai fianchi, aspettando una sua risposta che sembra tardare ad arrivare.
«Perché quel tatuaggio siamo io e te.»
«Cosa?!»
Sono incredulo e un pizzico di stupore mi fa sorridere. Però è una risata un po' derisoria, perché non capisco se Cameron stia dicendo sul serio, o abbia per caso perso qualche colpo.
«Io e te siamo l'angelo e il diavolo, Steve!»
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"L'Angelo e il Diavolo"
ChickLitE fu così che il diavolo s'innamorò dell'angelo, senza accorgersi che in realtà tutto quell'amore non l'aveva mai provato. Manipolato, avvinghiato a esso. Un po' come il diavolo prova a resistergli, abbagliato da quella luce che non ha mai visto. Un...