L'angelo travestito da diavolo cap.39

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Cameron

La porta alle nostre spalle si chiude da sola. Steve mi si è avventato addosso come se fossero passati anni dall'ultima volta che ci siamo baciati.

E tramite quel bacio posso vedere tutte le parole che mi ha dedicato.

La voglia di restare, la paura di perdermi e l'amore che mi ha detto di ricambiare.

E se avessi saputo che sarebbe stato così bello riaverlo fra le mie braccia, molto probabilmente avrei aspettato anche più di otto giorni.

«Mi sei mancato, Cam.»

«Anche tu, da morire!»

E ritorniamo a baciarci, a divorarci l'anima, il cuore e le labbra, di un amore che è nato nella purezza più totale.

Il mio bacio passa al collo, e il fiatone di Steve mi inonda di calore, facendomi sentire caldo ovunque.

Sbottono i primi due bottoni della sua camicia e afferro la pelle con i denti, mollandola pian piano, per poi lasciare un bacio carico di possessione proprio in quel punto.

Per un secondo i miei occhi vanno alle scale che portano di sopra, Kloe è appoggiata alla spalliera con una valigia fra le mani e con la testa bassa.

Mi nascondo il viso per l'imbarazzo che sto provando sul petto di Steve, mi ero talmente perso in questa situazione che mi sono completamente dimenticato della mia migliore amica al piano di sopra.

«Che succede?» Mi sussurra Steve preoccupato.

«Voltati...»

Un secondo, si gira solamente un secondo, poi torna a guardarmi e scoppia a ridere.

«Oh, finalmente vi siete accorti di me!» Non appena sente Steve ridere, lei alza la testa nella nostra direzione. Di conseguenza lo faccio anche io.

Quello che mi trovo davanti è la mia migliore amica con una faccia ebete in volto, e uno Steve sorridente.

Mi alzo dal divano afferrando Steve da una mano, mentre Kloe si avvicina di più a noi.

«Da quanto tempo sei lì?»

«Da poco, ti ho solo visto addentare.» Kloe scoppia a ridere, mentre Steve non fiata, ma si copre il viso con una mano. Io invece molto probabilmente sono diventato paonazzo.

«Potevi dire qualcosa, sei una maniaca!»

«Ma non volevo interrompere la festa!» Si porta una mano al petto in segno di difesa.

«Quindi lui dovrebbe essere il barista che ti ha allontanato da me quest'estate.» Porta uno sguardo arrabbiato su Steve, e se non la conoscessi potrei giurare che fosse seria.

«No, io...»

«Sto scherzando!» Lo interrompe. Dato che si accorge del fatto che stava già iniziando a impanicarsi.

In tutto questo Steve perde la parola, molto probabilmente per la confusione che sta provando per il momento.

«Io comunque sono Kloe, la migliore amica di Cameron, e ti posso assicurare che la prossima volta che ti comporti da scemo ti ci faccio diventare e no, questa volta non scherzo.»

«Kloe...»

«Tu stai zitto! Sto parlando con il barista.»

«Il barista si chiama Steve, piacere!»
Lui le porge la mano e le sferra un gran sorriso.

«Oh che carino, nonostante la minaccia si presenta comunque! Piacere mio, Steve.»

Ci guarda per un po' con una nota di dolcezza, poi mi stampa un bacio sulla fronte e si rivolge a me.

«Mi raccomando, Camy bello.»

«La prossima volta vengo, giuro.»

«Ma no, non scomodarti, qualche volta ho bisogno di disintossicarmi da te!»

«Sei una stronza.»

«È vero... ma sai quanto parla questo?» Si volta verso Steve.

«Oh, si che lo so...»

«Siete entrambi stronzi!»

Finiscono per prendersi gioco di me ancora per un po', fino a quando Kloe deve per forza andare via, sennò perde l'aereo.

«È stato un piacere conoscerti, Steve!»

«È lo stesso per me.»

«Ora però scappo, ci vediamo fra... non so fra quanto. Fate i bravi e non litigate!» Mi abbraccia forte e lascia un bacio sulla guancia a Steve.

«Quando arrivi...»

«Ti chiamo, Camy!»

Finisce sempre per finire la mia frase, perché lei lo sa che se non mi chiama sarò io a chiamarla trecento volte.

Quando Kloe varca la porta ed esce fuori lasciandoci completamente soli, afferro la mano di Steve, e andiamo insieme nella mia camera da letto, perché abbiamo ancora tante cose da dirci.

«Che bella stanza!»

«Certo sì, cambia argomento...»

«Cosa ho fatto?»

«Dobbiamo parlare, stronzo!» Lo spingo sul letto.

«Io pensavo di fare altro...» Assume uno sguardo divertito.

Mi afferra dai fianchi e mi induce a sedermi su di lui. Per poi lasciarmi dei baci un po' ovunque.

«No, dobbiamo parlare prima!»

Lo fermo e lo guardo dritto negli occhi. Steve è più che serio adesso.

«Di cosa vuoi parlare?»

«Di te.»

«Di me?»

«Sì.»

Steve mi accarezza il viso, i capelli, un po' tutto il corpo, ma per niente al mondo potrei staccarmi dai suoi occhi che non sono più freddi come quel giorno in spiaggia.

«Cosa ti è successo quella sera, e non provare a mentirmi!»

«Cam, dobbiamo per forz...»

«Steve!» Lo interrompo con un tono minaccioso.

«Va bene, ho avuto un attacco di rabbia in bagno quando tu sei andato via, e mi sono sfogato sulle mie mani...»

«Perché mi sembra che tu mi sia mentendo?»

«Non ti sto dicendo una bugia...»

«E perché eri arrabbiato.»

«Ricordi.»

«Ti giuro che se non la smetti di parlare a monosillabi ti picchio!»

«Lo scorso quattro luglio lo avevo passato con mia madre, e quest'anno non c'era, mi ero un attimo perso di nuovo nel passato...»

E avrei voluto che fosse venuto da me a dirmelo, piuttosto che continuare a tenersi tutto per sé.

Lo avrei ascoltato e gli sarei stato il più vicino possibile, invece lui ha scelto ancora una volta di escludermi.

E questa è una delle cose che mi ha fatto più male...

«La prossima volta vieni da me invece che contro di me.»

«Mi dispiace.»

«Tanto lo so che lo rifarai.»

«Non ti prometto nulla, ma giuro che ci proverò, lo farò per te!»

«E perché?»

«Perché sei importante, Cam, molto!»

Alle sue parole sprofondo fra le sue braccia, e con il mio peso cade lungo il letto.

Ci troviamo avvinghiati sul letto, ed è la cosa più bella che potesse capitarmi, Steve è la mia seconda chance.

È il mio angelo travestito da diavolo.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora