Mi ami? cap. 103

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Steve

Sono accasciato per terra.

E tremo.

Tremo perché ho terribilmente freddo, ma non ho la forza di alzarmi dal pavimento.

Cameron è uscito, mi ha lasciato di nuovo solo.

Solo e stordito.

Come se le sue mani me le avesse davvero messe addosso.

Come se mi bruciassero sul viso.

La verità è che me lo sono immaginato come possa essere venire picchiato da lui.

Ed era terribile.

Un incubo...

E non ho nemmeno la forza di piangere, di fare qualcosa, di sfogarmi o di muovere un dito.

Sono piantato sul pavimento ad aspettare che Cam arrivi e mi faccia alzare.

E ancora mi fa male la testa.

Sono stato uno stupido.

Un ragazzino...

Cam ha ragione, l'ho fatto a posta, perché quando voglio so essere anche molto dispettoso.

Volevo farlo arrabbiare.

Ma non so il perché.

E forse un motivo non c'è.

Mi sentivo frustrato e volevo che anche lui si sentisse così.

Ma sono riuscito solo a rovinare tutto.

Un'altra volta...

Mi sono ubriacato, ho perso di nuovo il controllo.

Perché io non imparo mai.

"Rallenta, Steve..."

Scusa mamma, ma io non so ascoltare...

Scusa mamma, ma io non so essere felice.

Io devo rovinare me, e chi mi circonda...

Quando Cam rientra non mi calcola completamente.

Si stende sul letto dandomi le spalle.

Questa sua freddezza, questa sua indifferenza mi ferisce tanto.

Non parla, non mi guarda.

E io sento la sua mancanza...

Mi affianco a lui stendendomi sul letto, e lo abbraccio da dietro.

Nonostante sia stato fuori al freddo, lui è caldo.

È ardore puro.

«Steve, voglio riposare!»

«Ti sto solo abbracciando...»

«E non voglio!»

«Ma perché no?»

Si volta velocemente verso di me e mi blocca i polsi sul materasso.

Comincia a battermi forte il cuore...

Perché nonostante sappia che non mi farà mai del male fisico, le sue parole mi rimbombano sulla testa.

«Perché ti ho detto di no! Mi sembra che sia semplice da capire... voglio dormire, sono stanco, esasperato e tu non aiuti, mi scombussoli di più. Quindi lasciami in pace, e smettila di essere appiccicoso!»

Mi lascia i polsi e torna a darmi le spalle, e io rimango lì, fermo in quella posizione.

Incapace di capire come farmi perdonare.

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