Anche quando ci sei cap.87

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Cameron

Devo essermi addormentato dopo che è arrivata Erika.

Non sono più uscito da questa camera.

Mi sono buttato sul letto di Steve, e ho cacciato diversi urli soffocandoli tramite quel povero cuscino.

E ora mi sono svegliato con le coperte fin sopra la testa.

Sembra così vuoto quel letto senza Steve.

Vuoto e freddo.

Mi metto a guardare quel pezzo in cui manca il suo corpo, e ci passo una mano sopra, come se lo stessi accarezzando.

Ma lui non c'è.

Pensare che abbia dormito sul divano mi fa arrabbiare con me stesso.

Perché sono un emerito stupido.

Nonostante sia venuto a raccontarmi quello che è successo, io mi sono arrabbiato lo stesso e l'ho tenuto lontano.

E alla fine, pensando a quello che mi ha detto ieri sera, la confezione di birra non l'ho nemmeno toccata.

L'ho lasciata sul pavimento.

Insieme ad alcune cose che per la rabbia ho scaraventato per terra.

E spero di non aver rotto niente, perché è tutta roba di Steve.

Mi alzo dal letto per rimettere a posto un po' tutto il casino che ho fatto.

Fra cui disegni, collane e orecchini.

Sollevo il comodino e sistemo i cassetti che dal forte trambusto sono usciti fuori.

Facendo cadere per terra dell'intimo e i vari album di fotografie.

Purtroppo l'abat jour si è rotta...

Nel momento in cui mi metto a depositare la roba dentro i cassetti, la porta si apre lentamente, e pian piano sbuca fuori la testa di Steve.

«Posso entrare?»

«È camera tua, certo che puoi...»

Viene a sedersi proprio vicino a me, per poi mettersi a sistemare gli oggetti per terra.

«Stai fermo, è colpa mia e lo rimetto a posto io!»

Gli afferro la mano, che lui ritrae non appena lo tocco, e non capisco il motivo...

«Perché fai così, Steve?»

«Cosa ho fatto?»

«Perché hai scansato la mano quando ti ho toccato?»

«Non me ne sono reso conto, scusa...»

«Non mi chiedere scusa!»

«Va bene, scusa...»

«Steve!»

«Scusa... cavolo! Mi viene spontaneo...»

Vorrei dirgli qualcosa, qualcosa che possa aiutarmi a rimediare al casino che ho fatto.

Ma sono talmente dispiaciuto che non riesco a parlare.

Mi sento di essere un fidanzato orribile...

«Non ti preoccupare, non è successo niente, Cam.»

«Invece sì!»

«Tranquillo...»

«Sono un idiota, Steve. Un capriccioso, una fottuta testa calda che si pente troppo tardi delle cose che fa. E io non avrei dovuto, non avrei dovuto arrabbiarmi, e tanto meno allontanarti. Non avrei dovuto distruggerti la camera, perché sì è tua, e tu non c'entri. Non ce l'ho con te, non ce l'ho avuta con te nemmeno un momento. Ma ho comunque rotto qualcosa, e mi dispiace, mi dispiace troppo...»

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora