Sii volgare cap.91

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Cameron

Avrò preso l'aereo per la prima volta quando sicuramente ero ancora neonato, essendo che i miei si spostavano molto spesso.

Ma nella mia memoria la mia prima vera volta è stata all'età di sei-sette anni.

Mi ricordo che avevo pianto per tutto il viaggio.

Mi sentivo frastornato, confuso e nauseato.

Avevo vomitato anche infatti.

E in realtà non ho mai capito il motivo.

Per scherzare ho sempre detto a mio padre che mi ha traumatizzato facendomi vedere quel film dell'aereo che crolla e muoiono tutti, per poi rivelarsi una visione della protagonista.

E forse da bambino davvero era per questo.

Ma adesso che sono grande sono abbastanza conscio che sì, queste cose possono capitare davvero, però quello era uno stupido film.

Quindi l'opzione che è rimasta è: che certe cose possono succedere sul serio.

E infatti non riesco a pensare ad altro in questo momento.

Guardare Steve che mangia tranquillamente mi fa salire lo stesso senso di nausea che provavo quando ero piccolo.

Mi metto un sacchetto a portata di mano.

E mi guardo un po' intorno.

La gente è dannatamente serena.

C'è chi riposa.

Chi come Steve pranza.

E dei bimbi che giocano.

Quello a essere terrorizzato sembro essere solo io.

E chissà quale pallore facciale ho assunto.

Mi sento spossato.

Sudo freddo, ma allo stesso momento ho caldo.

Non vedo l'ora di scendere da questo fottuto aereo.

«Non dovresti mangiare qualcosa?»

«Vuoi per caso che vomito l'anima?»

«Ma almeno bevila un po' d'acqua, non hai una bella cera...»

Ed ecco, lo sapevo, sapevo di essermi impallidito.

E come se non bastasse sento la vescica scoppiare.

«Steve devo andare in bagno...»

«Vuoi che ti ci porti io?»

«Ma perché mi prendi in giro?»

«In realtà sono serio, ti accompagno!»

«Ho paura che se mi alzo svengo...»

«Ma no, è tutto nella tua testa, non succederà niente!»

Cerca di rassicurarmi, appoggia la mano sulla mia cintura di sicurezza per slacciarla.

Ma lo blocco.

E alza lo sguardo verso di me.

«Steve...»

«Non puoi tenerla ancora!»

«Sì che posso, non ho mica due anni.»

«Appunto, ne hai venticinque, su fai l'uomo!»

Gli lascio sciogliere la mia cintura, mi afferra la mano per farmi alzare, e quando sono in piedi, mi sembra di aver perso l'asfalto sotto i piedi.

Che poi in realtà è così, c'è il vuoto sotto di me.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora