Ho sentito la tua voce cap. 11

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Cameron

Era quasi pomeriggio, il sole bruciava, del sudore cadeva sulla mia fronte. Lo stavo pensando, il mio cuore pulsava, si contraeva, sentiva dolore.

Steve, mi aveva parlato di sé, mi aveva detto una cosa molto intima, non sapevo se esserne felice, o se sentirmi un deficiente, ma alla fine io come avrei potuto sapere, come avrei potuto immaginare una cosa del genere?

Ora credo di capirlo ancora di più, io ho provato a immaginare come potesse essere la mia vita se mia madre non ci fosse, e ho giurato che non l'avrei mai più fatto.

Era una vita vuota, buia, faceva paura, e adesso capisco, posso provare a capire come si possa sentire al riguardo.

La mamma è il centro di tutto.

Quando stavo per andare da lui a parlargli, un grosso tonfo mi fa indietreggiare, viene dalla stanza di Kloe.

La trovo per terra, in ginocchio, in accappatoio, con in mano il suo cellulare. Ha scaraventato la libreria, ecco da dove veniva il rumore.

Non so se sia più arrabbiata o triste. Le scende una lacrima, il suo viso inizia a diventare rosso, segno che sia parecchio nervosa. Il trucco è di nuovo rovinato, i suoi occhi sono più tristi che mai.

«È per Tyler, non è vero?» Il mio tono è severo. So per certo che sia per lui, per quel pagliaccio che non l'ha mai meritata.

Tyler è sempre stato un irresponsabile, un incosciente, è un tipo raccapricciante delle volte. Un maschilista pieno di sé, io non ho mai capito cosa ci avesse trovato di attraente una ragazza come Kloe, che di valori veri e propri ne ha da vendere.

«Ti ho detto che non voglio parlarne, dannazione!»

Non farlo, Kloe non prendertela con me, questo mi farà arrabbiare ancora di più nei confronti di quel traditore.

La rabbia inizia a salire, sta per invadere il mio corpo, questo non è un buon segno.

«Non vuoi parlarne? Bene, allora stai lì a piangere per un emerito deficiente che non ti hai mai meritata, e so, so che una parte di te, minuscola, ha sempre saputo che fosse così!»

Nessuna risposta, la mia migliore amica si è ammutolita, mi ha dato le spalle, la guardo un ultimo istante, poi esco dalla camera sbattendo forte la porta. Ho preso la mia auto e sono andato il lido. Con il nervoso in corpo, adrenalina, rabbia, frustrazione, voglia di dare una bella lezione a quello schifoso.

Non ho badato a niente, non ho salutato nessuno, in realtà nemmeno ho guardato intorno a me, stavo cercando Tyler, sapevo bene dove trovarlo.

Ho completamente perso il controllo, l'ho picchiato, umiliato, davanti a un sacco di gente.

Che le persone sappiano chi sei veramente, un omofobo, un traditore, una persona vuota, senza nessun valore, zero, vali zero.

Non mi sarei fermato se non fosse stato per lui, Steve che mi ha urlato di smetterla. L'ho cercato in mezzo alla folla, ma lui non sarebbe mai stato lì. Poi ho pensato a voltarmi, era davanti la porta del lido, stava osservando, e ha appena scoperto un'altra parte di me...

Era lì, soliti occhi penetranti, il suo viso era severo, ma tranquillo allo stesso tempo, voleva che la smettessi.

Ho sentito la sua voce, questo mi è bastato a capire che molto probabilmente avevo apppena esagerato. Ma non potevo più tornare indietro, smetterla sì, calmarmi, tornare in me stesso.

Subito dopo mi sono sentito tanto debole, come se avessi usato tutte le forze. Questa non era sicuramente la prima volta che picchiavo qualcuno, però non le ho mai iniziate io le risse.

Davanti a lui mi sono sentito uno stupido, e ho capito che Steve non voleva che mi sporcassi le mani. Soprattutto con uno come Tyler, ha cercato di proteggermi, e io non ho potuto fare altro che ringraziarlo con un abbraccio.

Con un abbraccio che avrei voluto dargli da già troppo tempo, ma lui non ha mai voluto che lo toccassi, che lo guardassi, che gli parlassi.

Ho sempre pensato che fosse stato inadeguato abbracciarlo, l'ho voluto, l'ho voluto davvero tanto questo contatto.

Non è scontato, è vero, pieno di gratitudine, e se potessi fermerei il tempo così, abbracciato con Steve, con la testa incastrata sul suo collo.

Con i nostri battiti cardiaci che vanno a tempo insieme, come se stessero creando una melodia, una di quelle che ti risveglia le emozioni più nascoste dentro di te.

Mi sentivo rilassato, in pace con me stesso, nonostante avessi appena picchiato un ragazzo.

Mi ha trasformato in un bambino che ha bisogno d'affetto.

Io voglio il tuo.

Ha ricambiato l'abbraccio, non me l'aspettavo, pensavo che da un momento all'altro mi spingessi via andandosene.

Steve ha ricambiato il mio abbraccio. Mi ha sorriso, mi ha guardato, mi ha spogliato l'anima, mi ha svestito completamente, e io giuro di aver provato un piacere che non ha a nulla a che vedere con quello fisico. Steve ha creato qualcosa di più intimo di spogliarsi su un letto, e lo ha fatto solo mostrandomi le sue iridi azzurre, adesso non sono più sporche e buie, sono diamanti lucenti, sono cielo a trecentosessantacinque gradi.

E dopo mi ha spinto via, quasi terrorizzato da quello che si stava intensificamente creando soltanto con un abbraccio.

So che anche lui l'ha sentita la potenza di quello che accadeva quando ci guardavamo dritti negli occhi.

Posso capire che ciò ti fa paura, ma ti prego non distruggerla, è qualcosa di troppo pura per farlo.

E so anche che da Steve non devo aspettarmi niente, perché lui è così, è come se cambiasse personalità, è come se ne avessi due.

Oggi mi ha mostrato quella più dolce, più socievole, quella che non vuole congelarmi l'anima. Domani potrebbe mostrarmi il suo lato tagliente, quello gelido e che ricorda l'oblio, quello che mi ferisce e mi terrorizza più di tutti.

Avrei voluto dirgli che io è sempre così che lo voglio, ma dirglielo sarebbe stato inutile, perché è lui a decidere quando mostrare la sua parte più bella.

Ma se ti dicessi che, io accetterei anche il buio pur di stare con te?

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