La mano cap.113

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Luis

Io non ho mai voluto che Steve fosse come me.

Non ho mai voluto che facesse tutto da solo, questo giustifica il fatto che io gli stessi molto addosso.

Preferivo che stesse con me, così potevo osservarlo, guardare con i miei stessi occhi cosa facesse.

Non gli ho mai dato libertà.

Gli davo gli orari per ogni cosa.

Se usciva per andare a studiare o a leggere in biblioteca, le ore massime erano due.

Lo accompagnavo ogni mattina a scuola, e andavo via soltanto quando lo vedevo entrare e sparire all'interno dell'istituto.

A volte tornava a piedi, o lo prendevo io se riuscivo.

O capitava che andava Katrine.

Niente moto o auto, sennò diventava troppo indipendente.

E la paura di perderlo d'occhio mi terrorizzava.

Uscite serali solo nel week end, se voleva, perché di settimana c'era scuola, e volevo portasse buoni voti a casa.

La verità è che, sono sempre stato molto geloso di Steve.

Perché era il mio ragazzo, l'unico figlio maschio.

E volevo fosse perfetto.

Sempre sistemato, senza mai avere un capello fuori posto.

Steve doveva fare solo una cosa: ascoltarmi sempre.

Ma così facendo, ho solo peggiorato le cose.

Mio figlio non si fidava di me, anzi, mi temeva.

E devo dire che da una parte questa cosa mi piaceva, ma dall'altro lato no.

Mi faceva sentire una buona autorità.

Un buon padre.

Ho sempre avuto questo rapporto morboso nei suoi confronti.

E alla fine, anche con tutte le precauzioni che prendevo per non indurlo a sbagliare, hanno fatto l'effetto contrario.

Steve ha finito per sbagliare sempre.

Perché gli ho offuscato la mente, e per lui era difficile capire la differenza fra giusto e sbagliato.

Perché quello che per me era corretto, per lui era errato, e viceversa.

Come la sua sessualità.

Ho sempre sospettato.

In realtà l'ho sempre saputo.

Anche se lui tutte le volte mi diceva di no.

Io lo capivo che mentiva.

Che dava voce solo a parole che volevo sentirmi dire.

L'ho sempre saputo, ma non sono mai riuscito ad accettarlo.

Perché io un figlio frocio non lo volevo.

Mi disgustava solo al pensiero.

Ma le sue parole mi rimbombano ancora nella mente.

Non riesco a farle uscire.

"Io lo amo davvero, proprio come tu amavi mamma..."

E per quanto mi possa sembrare assurdo, ho creduto alle sue parole.

Perché chi mentirebbe con le lacrime agli occhi?

Chi mentirebbe con il pianto in gola e con la voce rotta dalla disperazione?

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora