Corri cap. 30

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Steve

E in quel fondale mi ci sento costantemente, non si vede nulla, è profondo e buio. Come il buco nero che mi inghiotte di tanto in tanto.

Come la luce accecante dell'abbagliante di quella macchina. Quell'auto che è spuntata senza che io me ne accorgessi, sotto le urla strazianti di chi sapeva bene che da lì a poco non avrebbe visto più nulla.

E mia madre molto probabilmente, sarebbe salita su quella macchina, anche se avesse saputo che sarebbe corsa dritta dritta alla morte.

E io quella macchina non l'ho vista sul serio, e non sono nemmeno riuscito a rallentare, nonostante mia madre me lo avesse urlato tante volte. Anche ancora prima che a tutta velocità mi buttassi sull'auto.

E continuo a pensare di non averla vista, perché già mi trovavo dentro il fondale nero di me stesso, non potevo respirare, neanche reagire.

"Corri..." Mi urlava il nero della mia anima, il diavolo vestito da brava persona.

"Corri!" E io ho corso, e in quel momento, in quell'arco di tempo, tutto lo schifo che provavo l'ho rivisto davanti ai miei occhi.

"Sono gay."

"Sono omosessuale."

"Sono frocio, Luis, così lo capisci meglio!"

E mio padre continuava a non accettarlo.

Uno schiaffo, due, tre...

Fino a quando per la prima volta, avevo reagito, tirandogli un pugno in pieno volto.

Del sangue rigava sul viso di mio padre.

E dopo ancora, mi diede un pugno sul mento spaccandomelo, e poi mi spinse al muro, bloccandomi su di esso, e avevo urlato, avevo pianto, e lei...

Lei lo supplicava di smetterla, come ha supplicato me di rallentare.

E quella notte, mia madre ha perso la battaglia contro quello che non capiva mio padre. Ha perso la voce, perché nessuno l'ascoltava. Ha perso la vita, perché non avrebbe visto più nulla, se non quella luce accecante.

"Corri, rallenta, corri..."

E fra il corri e il rallenta, io ho deciso di correre, per poi trovarmi bloccato, in un mondo che quasi mi sembra estraneo.

Avvinghiato a una vita che avrei preferito non vivere.

E avrei voluto ricominciare da capo.

Forse rinascere, o semplicemente non venire al mondo.

E appoggiato a un muro con la mano di Tyler che stringeva la mia camicia stretta, quasi come se volesse spegnermi di nuovo la visuale...

Io ho rivisto quella notte, e questa volta però, ho scelto di rallentare, perché molto probabilmente se avessi deciso di correre ancora, avrei di nuovo perso la testa.

Avrei fatto qualcosa che mi rovinasse la vita ulteriormente.

Io non posso più permettermi di perdere il controllo di me stesso, non posso permettermi d'impazzire, di mandare ancora una volta tutto quanto al diavolo.

E quindi, con un eternità di morsi fra le dita, mi sono alzato dal pavimento freddo e gelido del bagno. Mi sono sciacquato il viso, per pulirlo dalle lacrime di terrore e frustrazione che ho versato, e sono uscito al di fuori, facendo come sempre finta che non fosse successo nulla.

Quando mi fermo davanti al bancone, Tyler è lì, sta preparando dei cocktail a delle ragazze che gli sorridono, non accorgendosi completamente di avere un mostro in carne e ossa davanti ai loro occhi.

Servo degli altri clienti, quando un viso a me molto caro che sembra molto preoccupato mi si avvina.

«Che hai?»

«Di cosa parli?» Lo chiedo come se fossi uno stupido, perché è ovvio che con Cameron la mia maschera non funziona. Sorrido, uno di quei sorrisi tanto falsi che mi fanno perdere la speranza e piangere il cuore.

Cameron mi afferra una mano, nota i segni dei morsi che mi sono lasciato sulle dita.

Uno l'ho talmente torturato così forte che mi sono fatto del sangue.

Scanso la mano con velocità.

Come se non volessi che notasse quei segni, ma Cameron ovviamente l'ha già fatto.

E per quanto io non lo stia guardando, posso immaginare come lui stia osservando me.

Gli ho dato le spalle, mettendomi a sistemare delle ordinazioni su un vassoio.

«Steve...»

Non rispondo, nonostante la tentazione di volerlo fare.

Ma cosa gli potrei dire?

Sono un pazzo squilibrato che si morde le dita perché si odia?

«Qui si sta lavorando!» Sento la voce di Tyler, a quel punto mi volto a guardare.

«Stanne fuori tu!» Sputa, Cam.

«Steve deve lavorare!»

Noto come lo sguardo di Cameron cambia totalmente, e spero di non essere mai guardato da lui in quel modo.

Sguardo minaccioso, che mette i brividi. Sguardo intimidatore, che vorrebbe solo farti del male. Fulminarti da un momento all'altro, per poi nutrirsi del tuo terrore.

«Senti sacrificio umano, io devo parlare con Steve, e non ti sto chiedendo il permesso, perciò le cose sono due, o chiudi la bocca di tua iniziativa, o te la faccio chiudere io a mio piacimento!»

Il mio cuore inizia a martellarmi nel petto, per la paura che Tyler lo possa provocare.

«Che brutte parole che usi, Camy bello.»

Non capisco perché lo abbia chiamato così, ma noto che a Cam non piace affatto. Sta per dire qualcosa quando Tyler sparisce dietro di lui andando a servire dei tavoli.

«Allora?!»
Riporta la mia attenzione su di lui.

«Cosa c'è? Perché adesso hai l'atteggiamento da stronzo?» Mi avvicino a lui, sussurrandogli a mala pena delle parole che possano ribaltare completamente il discorso, per scappare da quello principale.

«E tu perché mi menti?»

«Di che stai parlando?»

«Steve questa è la seconda volta che ti vedo con le mani ridotte in quello stato, anzi, una volta c'era su una fasciatura. Mi spieghi cosa ci fai a quelle povere mani?» Me le afferra, ma io le scanso di nuovo.

«Non toccarmi!» Dico secco, quasi come se non provassi nulla, ma in realtà sto provando talmente tante di quelle emozioni che non saprei quale considerare prima.

«Perché stai facendo così? Guardami, Steve, sennò ti giuro che mi metto a fare una scenata qui davanti a tutti. E sai benissimo che ne sono capace!»

«Tyler ha ragione, devo lavorare!»

Mi allontano completamente da lui, consapevole del fatto che non posso scappare per sempre, che prima o poi quest'argomento dovrà prendere atto.

Spazio autrice:

Approfondimento della prematura morte della mamma di Steve, e di quello che è successo quella notte, prima che Steve si mettesse a guidare.

Spero vi piaccia, perché io ci sto mettendo veramente il cuore in questa storia.

Comunque con la mia amica Evendyon stavamo parlando dei volti dei ragazzi l'altro giorno.

Avevo chiesto in un capitolo come vi immaginavate i volti di Steve e Cameron.

Vi piacerebbe un capitolo dedicato sui loro volti? Magari per rendere un po' l'idea. Sto cercando dei prestavolti che possano aderire a quelli dei miei protagonisti.

Io quando scrivo non mi ispiro mai a nessuno fisicamente parlando, ma nemmeno caratterealmente in realtà, ma adesso parliamo di fisicità.

Chissà magari mi invento qualcosa, e se può farvi piacere vi pubblico i volti ahahahah.♥️

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora