Tu come ti senti al riguardo? cap.4

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Cameron

Lui non parla, sta fuori dal mondo, sembra non gliene freghi nulla di tutto ciò che lo circonda.

Sempre disinteressato, in disparte, pronto a fuggire non appena c'è troppo chiasso.

Io non lo conosco, è proprio così, abbiamo parlato solamente due volte, però l'ho osservato molto. L'ho guardato lavorare, l'ho visto mettersi in disparte quando non c'era nessun cliente, con una gamba appoggiata al muro e con la testa rivolta verso l'alto, perso in chissà quale pensiero.

L'ho osservato, ma lui non l'ha visto, non ha incrociato il mio sguardo, non si è mai accorto di essere guardato.

Se solo avesse visto oltre i tuoi pensieri, se ne sarebbe reso conto, e giuro di averci sperato molto.

La verità è che voglio conoscerti.

Non gliel'ho detto quando mi ha chiesto cosa ci facessi lì ad aspettarlo.

"Ha due occhi pazzeschi!"

Nohra, dopo averci provato con Steve, mi ha tartassato, sprecando parole su di lui, che molto probabilmente non sarebbe stato felice di sentire.

Però i suoi occhi sono veramente qualcosa di splendido, glielo avrei detto se solo mi avesse dato modo di farlo, ma lui non parlava, non cercava in alcun modo di provare a conversare con me.

E io come al mio solito, ho parlato un po' a vanvera, prendendo la mia amica come spunto per dire qualcosa.

E mi guardava, proprio come ho desiderato in questi giorni, ha risvegliato in me un sentimento quasi sconosciuto: l'imbarazzo.

Non l'ho rincorso quando è andato via, molto probabilmente non sarebbe servito a nulla, non mi avrebbe detto niente.

Quindi ho preferito che la conversazione finisse lì, fra imbarazzo e paura di aver fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti, data la sua reazione è stato proprio così.

'Tu come ti senti al riguardo?'

Kloe la mia migliore amica me lo avrebbe chiesto, come fa sempre del resto.

Le mie dita si sono bruciate quando l'ho sfiorato, avevo sentito come una scossa elettrica per tutto il corpo, ma non avrei mai indietreggiato, o scansato la mia mano.

Io non penso, non sto lì a riflettere se sia una buona idea o meno, ci arrivo dopo aver compiuto le mie azioni insensate. Molto probabilmente gli avrei accarezzato il viso, per poi dirgli che i suoi occhi sono così dannatamente belli.

Un po' come il mare di giorno, un po' come il cielo alle otto del mattino. Però come al solito ho rovinato anche quella briciola di chance che pensavo di avere acquisito con Steve.

«Ehi stronzo, cosa ci fai qui invece che stare con noi?» Non mi volto, non serve dato che dalla voce capisco bene chi sia, Kloe.

Solitamente vado a pranzare con i miei amici e alcuni ragazzi che ho conosciuto in spiaggia.

Io non sto mai da solo, se fossi chiuso in una stanza finirei a parlare anche con il muro. Mi piace conoscere gente nuova, l'estate, il mare, le bevande fredde, io praticamente vivo per questa stagione.

Mi riempie il cuore, mi lascia sempre qualcosa l'estate, ogni anno conosco persone nuove. È vero che poi rimango sempre con gli stessi amici, però ognuno di loro è come se mi lasciasse un pezzo del loro cuore.

«Sei andato di nuovo da quel tipo strano?» Non le ho mai parlato di Steve, ma lei mi conosce da quando mi cadevano ancora i denti, mi ha sempre protetto e consigliato in meglio, anche se ho sempre finito per fare di testa mia.

«Ma non è strano!»

Diciamo che un po' lo sei.

«Ah, no?»

Non le rispondo, in parte credo che Steve sia difficile da spiegare, dall'altro lato penso che io in realtà non lo conosco affatto.

«Prendo qualcosa da bere e vi raggiungo.»

«Va bene, Camy bello, corri dal tuo barista.» Prima ancora che possa rispondere lei è già andata via, lasciandomi lì con una risposta rimasta in gola che non uscirà mai.

È lì, sempre solita posizione, ma stavolta il suo sguardo è rivolto su un foglio, un po' come quello che teneva fra le mani quel giorno in spiaggia.

«Chi abbiamo qui? Oh, il ragazzo misterioso.» Sarebbe stupido fargli credere che quello successo poco fa fuori dal lido mi abbia parecchio scosso.

È più facile far finta di niente, comportarsi come se nulla fosse successo, perché in realtà così è stato.

Steve non risponde, sembra sia infastidito, molto più del solito, si avvicina al bancone, il mio cuore inizia a perdere un battito. Saperlo tanto vicino mi innervosisce parecchio.

È un po' un controsenso, dato che sono sempre io a cercarlo, a parlargli e a rivolgergli il primo sguardo.

«Mi faresti un buon cocktail?» Non gli dico di che tipo, così da fargli aprire bocca, per sentire la sua voce calma e profonda, che però, non mi mette assolutamente tranquillità.

Ma lui non risponde, comincia a prepararmi qualcosa a piacere suo, credo abbia frainteso la mia richiesta, o semplicemente non vuole parlarmi.

È davvero così difficile per te parlare con me, Steve?

«È buono!» Niente, non mi parla, non apre per niente la sua bocca, è tornato a farsi gli affari suoi, adesso non mi sta neanche più guardando.

«Dai andiamo, di' qualcosa, qualsiasi cosa, mi accontento anche di una sillaba.»  Il mio è un tono di supplica, la verità è che mi sento esasperato dalla sua completa indifferenza.

«Non ho niente da dirti, Cameron!» È la prima volta che pronuncia il mio nome. In realtà credevo nemmeno se lo ricordasse, invece lo ricorda bene, ammetto che, avrei preferito lo pronunciasse in un altro modo.

Il suo tono è freddo, fermo, mi fa rabbrividire, una scia di vento gelido mi percorre il corpo, facendomi trasalire allo stesso tempo non appena apre bocca.

«Mi dispiace per prima.» Lo dico senza pensarci, quelle parole mi escono dalle labbra con una naturalezza assurda.

Ho finalmente il suo sguardo puntato, mi brucia addosso come il primo sole preso, se non di più, è un bruciore che va oltre il sole che scotta, è più potente.

«Non è successo niente!» Mi parla ancora più freddo di prima, adesso però, non me li toglie più quei occhi celestiali di dosso.

«E che mi sembr...» Non riesco a finire di parlare, Steve non sembra molto interessato a quello che ho da dire.

«Non è successo niente, argomento chiuso!» Rimango spiazzato, congelato da queste parole, per qualche assurdo motivo mi sento ferito, incredulo, perché veramente non capisco questo atteggiamento.

Voleva essere una carezza, Steve una carezza non uno schiaffo.

"Tu come ti senti al riguardo?"

Non lo so Kloe, ma vorrei tanto non sentirlo più quel tono, e non vorrei nemmeno sentirmi in questo modo così insensato e inimmaginabile.

Io non ti conosco, Steve... ma ti prego non parlarmi così.

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