Quel bambino cap. 46

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Cameron

La notte è calata troppo in fretta...

Io e Steve eravamo rientrati per le otto di sera.

Aveva finito il suo turno, e volevamo passare un po' di tempo insieme.

Ma una volta arrivati a casa tutto si è rivoltato.

Ho perso la testa. Mi sentivo preso in giro, perché vedevo bene nello sguardo di Steve che aveva già capito che cosa avrei voluto che mi dicesse.

E per un momento ho visto del terrore nei suoi occhi.

Gli facevo paura.

Ma nonostante ciò, non riuscivo a calmarmi.

Perché Tyler è veramente una persona minuscola, e pensare che quell'essere ha messo le sue mani sudicie su così tanta purezza... mi faceva ribollire il sangue nel cervello.

E adesso mi trovo qui, sdraiato sul divano del mio salotto.

E penso, penso che forse sono stato anche troppo duro con Steve.

Ma forse è stata la cosa migliore chiedergli di starmi un po' lontano.

Perché quando perdo il controllo ho paura di me stesso.

Sono le tre passate, e Steve è rimasto su in camera da letto.

Ha rispettato il mio volere, e gliene sono grato per questo.

Decido comunque di salire le scale, per vedere cosa stia facendo.

E non appena arrivo al piano di sopra, la porta della camera è aperta.

Steve è disteso sul letto, con ancora le scarpe ai piedi. Ha una mano sotto al cuscino e con l'altra impugna il lenzuolo del materasso.

È rilassato, sembra stia dormendo.

Mi avvicino a lui per accertarmene.

I suoi respiri sono regolari.

Ed è come se brillasse.

Ha gli occhi chiusi, ma sembra che una lacrima gli sia rimasta incastrata sull'angolo dell'occhio

La trascino via, perché sul suo viso non ci deve essere spazio per questo.

E mi avvicino sempre di più.

Fino a sentire il calore che gli esce dalle narici non appena espira.

«Non puoi capire quanto tu sia importante per me...» Gli sussurro.

Rimango fermo a guardarlo dormire.

Qualche secondo dopo mi alzo per sfilargli via le scarpe.

Per poi coprirlo con un lenzuolo.

E i miei occhi nel frattempo vanno su qualcosa sul materasso, proprio sotto la mano che adagiava su di esso.

Gli sfilo una catenina argentata con un grosso ciondolo.

La guardo attentamente, non capendo perché Steve abbia un gioiello del genere.

E poi... mi accorgo che il cuore del medaglione si apre.

Raffigura un bambino.

Sorride.

Gli manca un dentino.

E quegli occhi li potrei riconoscere fra tanti altri.

Quel bambino è Steve.

E sorrido, sorrido teneramente. Perché il bambino raffigurato in questa foto io lo vedo ancora.

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