Basta! cap.83

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Steve

Un'altra settimana è trascorsa molto velocemente.

Sono andato a trovare mio padre ogni giorno.

E ogni giorno mi sussurrava: "vieni più vicino, voglio vederti meglio."

Per poi mettermi una mano sul viso, finendo per scrutarmi per bene.

Come ha sempre fatto.

Tutte le mattine, la prima cosa che faceva era prendere il mio viso fra le sue mani e controllarlo.

E non so il perché, non l'ho mai capito.

Ma lui ha questo modo di fare con me.

Come se il mio viso cambiasse giorno dopo giorno.

Non so perché io non gliel'abbia mai chiesto.

Forse non me lo direbbe.

O semplicemente perché ho sempre avuto paura della risposta.

E sono qui anche oggi.

Seduto in una sedia accanto al letto di mio padre.

Ha appena fatto i capricci con l'infermiere perché il tè era troppo freddo.

«Vada pure da quello stronzo che l'ha preparato e gli dica di berlo con dentro il mio sputo!»

«Signore io...»

«Stia zitto!»

«Papà...» Cerco di farlo calmare in qualche modo, ma lancia anche a me la stessa occhiataccia che ha mandato all'infermiere.

Di conseguenza il ragazzo che oltretutto penso sia uno specializzando, fa silenzio.

Il suo volto diventa bianco, perde la voce e non ha più la forza di replicare.

«Mi scusi, è solo nervoso...» Cerco di giustificarlo.

«Glielo porterò più caldo.»

«Grazie mille! Mi dispiace davvero...»

Una volta che lo specializzando esce fuori dalla stanza mi rivolgo a mio padre.

«Ma ti sembra normale?»

«Quel tè faceva schifo!»

«Ma non è il modo di parlare alle persone quello...»

«Cosa gli avrei dovuto dire? Grazie per aver disgustato le mie papille gustative?»

«Lasciamo perdere, tanto è inutile parlare con te...»

Mio padre è uno spirito libero.

Indipendente e sicuro di sé.

E sta odiando tantissimo che debba per forza rimanere in ospedale.

E si innervosisce.

Si irrita per qualsiasi cosa.

E il fatto che sia un perfezionista non aiuta completamente.

Giusto ieri mi ha fatto una scenata perché non avevo la maglia stirata.

E infatti, prima di venire ne ho stirata una di proposito.

Giusto per non irritare la sua vista.

«Ringrazia che non l'ho insultato!»

«Con la prepotenza non vai da nessuna parte!»

«Me lo diceva sempre tua madre...»

«Lo so...»

Credo che in me riesca a rivederla.

Perché mia madre mi ha insegnato tutto quello che era.

Mi ha insegnato l'educazione, il rispetto, la gentilezza e il tatto.

"L'Angelo e il Diavolo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora