Era un momento difficile per me. Io e mia madre purtroppo avevamo perso tutto e presto sarei dovuta andare a vivere a casa del suo compagno. Lui era dolcissimo e mi voleva bene, anch'io gliene volevo, ma era comunque difficile per me lasciare il luogo in cui ero cresciuta.
Stavo aiutando mia madre con gli scatoloni quando lei mi disse: "Non ti preoccupare, Francesca! Qui ci penso io, tu se vuoi vai a fare un giro per distrarti un po' visto che da giorni non fai altro che impacchettare le nostre cose!"
"Mamma, sei sicura?" chiesi.
"Sicurissima! Vai tranquilla" mi disse lei.
Ascoltai il suo consiglio e andai ad una piccola spiaggia dove mi piaceva ritrovarmi per stare tranquilla e per rivedere i miei amici Fritz, uno dei quali mi batteva in testa mentre l'altro ce l'avevo di fronte: il Sole che illuminava quella giornata e il Mare, in quel momento pacifico come un bambino. Sono una ragazza che spesso parla usando delle metafore.
Ero tanto assorta nei miei pensieri da non accorgermi di un ragazzo contro il quale da perfetta imbranata quale ero andai a sbattere.
"Oh santo cielo, scusami!" gli dissi.
Lui mi prese le mani per aiutarmi a rialzarmi e disse: "Tranquilla, è tutto a posto!"
Mi accorsi di essere diventata rossa.
"Ehi! Stai bene?" mi chiese il ragazzo con tono preoccupato.
"S-sì, va tutto bene" risposi.
Ma perché ero così maledettamente timida?
"Come ti chiami?" mi chiese il ragazzo.
"F-Francesca" balbettai. Cavolo, dovevo solo dirgli il mio nome, non un segreto di stato!
"Molto piacere, io mi chiamo Gabriele" disse lui stringendo la mia mano nella sua, per la precisione la mano destra.
Forse qualche angelo sceso dal cielo volle aiutarmi perché con sufficiente disinvoltura gli dissi: "Piacere mio!"
"Anche tu vieni spesso qui Francesca?"
"Sì, quando ho voglia di acqua e calore vengo qui" risposi diventando rossa. Per fortuna faceva molto caldo e lui dovette credere che fosse per quello.
"Anch'io vengo qui per gli stessi amici sai? Uno è lì in alto e l'altro ce l'abbiamo davanti e sta giocando!" Nel dire questo fece un gesto con la mano e la cosa mi fece sorridere perché pensavo fosse un mimo. Anch'io a volte facevo così.
"Sai che sei carina quando sorridi?" mi disse.
"Ah... grazie..." gli dissi con timidezza mentre lui mi guardava con dolcezza. "Ma... quando rido con la voce... non è molto piacevole."
"Adesso vediamo visto che io mi occupo proprio di questo!" disse lui sorridendo.
"Perché, che cosa fai?" chiesi.
"Sono aspirante cabarettista! E non aspirante nel senso che..." E credo che quello che fece dopo fosse stato fatto di proposito perché "aspirante" fu inteso come mettere la bocca a cerchio e aspirare molta aria. Quel gesto mi fece ridere a piena gola.
"Forse a te non piacerà la tua risata!"
"Perché dici questo?" chiesi.
"Perché hai una bellissima risata e anche contagiosa!" rispose il mio... Ops! Non corriamo troppo con la fantasia!
"Beh, non mi piace però... però in compenso amo ridere e la risata è l'unica cosa che esprimo senza problemi, quindi... io..."
Mi guardò con i suoi dolcissimi occhi castani e disse: "Capisco. Senti, che ne diresti di metterci tra i nostri amici?"
"È un modo alternativo per dire di fare un bagno?"
"Vedo che sei molto perspicace! Che ne dici, ti va?"
"O-okay, perché no? Visto che questa cosa la faccio sempre da sola così sarà più divertente!" dissi d'istinto.
"Mi permetti di accompagnarti? So che conosci la strada, ma ci tengo molto!"
"Ah... S-sì, sicuro, perché no?" dissi.
Lui mi prese per mano e mi accompagnò fino alla riva, poi entrammo in acqua.
"Ti va di saltare?" mi chiese.
"Ho paura! Ho paura quando qualcuno mi getta in acqua! Anche gli scivoli ad acqua mi fanno paura!"
"Allora facciamo così: tu sali, ma stai tranquilla, non ti butto giù io, salterai tu! Te la senti?"
"Così posso farcela!" risposi.
Lui s'inginocchiò e mi prese sulle sue spalle. Contai fino a tre facendo un profondo respiro e saltai. Lui era stato di parola, di solito chi faceva così cercava sempre di buttarmi in acqua e io odiavo tantissimo quello scherzo.
"Hai visto?" mi disse con un sorriso. "Io mantengo sempre le mie promesse!"
"G-grazie" balbettai voltandomi verso di lui. "Sei stato davvero gentile! Sai, ero un po' giù di morale e tu mi hai fatta ridere!"
"Oh Francesca, mi dispiace! Se ti va puoi dirmi il motivo" disse con dolcezza.
Gli raccontai tutto e lui mi abbracciò.
"Sai, siamo molto simili. Mio padre ha trovato l'anima gemella e presto avrò una sorella del cuore!"
"Sorella del cuore?" chiesi sbigottita.
Anche lui la chiamava così! Io odiavo il termine: "Fratellastri."
Un fratello se ti vuole bene davvero è fratello sempre, non solo quando nasce dagli stessi genitori.
"Sì! Io preferisco chiamarla così!"
"Anch'io dico sempre così!" gli dissi.
"Che generi di film preferisci?" chiese.
"Mi piacciono i film romantici, ma i miei preferiti in assoluto sono i film comici, soprattutto se fatti a Napoli!"
"I comici? Sul serio?" mi chiese.
"Sì, io amo tutto quello che è comico!"
Infatti soprattutto in quel periodo cercavo di vedere più cose possibili che appartenessero a quel genere. Per me la risata era un modo per esprimere le mie emozioni e tutti mi dicevano che ero timida, ma anche solare e simpatica. Sperai di cuore che anche per Gabriele fosse così. A lui volevo fare una buona impressione, anche se non sapevo perché mi interessasse così tanto.
"Aspetta, voglio farti un regalo" mi disse.
Si allontanò di qualche passo, poi tornò con le mani strette.
"Metti le mani così, come se stessi facendo quel gioco in cui si deve nascondere un anello!" mi disse. Quando ero bambina amavo quel gioco. Misi le mani in posizione e sentii le sue mani aprirsi un varco tra le mie e lasciarvi cadere dentro una conchiglia. Quel contatto mi fece battere forte il cuore.
"Ecco! Con questo non dimenticherai il nostro incontro!" disse con un sorriso.
Misi la mano sul cuore e dissi: "N-non potrei mai dimenticarlo, d-davvero! È stato molto... bello... conoscerti!"
"Ma quanto sei dolce!" mi disse. Mi aiutò ad uscire dall'acqua e mi lasciò un piccolo bacio sulla guancia, sempre la stessa. A quel contatto ravvicinato con il suo volto provai una sensazione che si descrive nei libri, le famose farfalle che ti svolazzano nello stomaco.
Prima che ci separassimo mi voltai verso di lui, allungai il collo e con le labbra tremanti ricambiai quel bacio. Quella sensazione mi invase il corpo per la seconda volta, lui aveva il viso molto morbido e sperai non tanto sensibile da percepire il leggero tremito delle mie labbra sulla sua pelle.
"Spero di rivederti presto Francesca!"
"A-anch'io spero di rivederti presto!"
Raccolsi le mie cose e tornai a casa. Provavo una meravigliosa sensazione, non facevo che pensare al mio incontro con quel ragazzo dal cuore d'angelo. Chissà se l'avrei incontrato di nuovo?
Strinsi forte al petto la conchiglia che mi aveva regalato ed ebbi il presentimento che quello non sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Speravo con tutta me stessa che le mie sensazioni non mi tradissero quel giorno.
Arrivai a casa e mia madre mi vide felice e sorridente come non mai.
"Te l'avevo detto che uscire ti avrebbe fatto bene!" disse.
"Sì, molto bene!" risposi elettrizzata.
Andai a lavarmi e mentre ero sotto la doccia pensavo a quello che era accaduto poco prima. Non facevo altro che tornare indietro con i ricordi e pensare alle sue mani, alle sue labbra, al suo abbraccio, insomma a tutto. Gli avevo raccontato tutto, ma avevo tralasciato la storia di quell'uomo che diceva di amare mia madre, ma subito dopo avermi concepita, come quell'uomo della serie Flor, era fuggito con un'altra ragazza.
Oltretutto aveva sparso voci orribili sul conto di mia madre e le aveva sbattuto in faccia la realtà: lui stava solo giocando con lei! Dopo quindici anni lei aveva conosciuto un principe, il suo attuale compagno e nel parlarmi di quella possibilità di essere felice mi aveva addirittura chiesto perdono. Non avrebbe dovuto! Aveva sofferto troppo e per troppo tempo ed era più che giusto che si desse un'altra possibilità. Mi aveva cresciuta contando solo sulle sue forze ed io ero e sono molto orgogliosa di lei.
Mentre ero in camera mia e mi vestivo lei bussò alla porta della mia stanza.
"Posso entrare?" chiese.
"Un attimo" dissi vestendomi in fretta e aprendo la porta.
"Vieni dentro, mamma!" la incitai.
"Ehm... senti Francy, io... io volevo chiederti scusa" mi disse con tono dolce e affettuoso.
"Ma non devi chiedermi scusa!" le dissi abbracciandola. "Dopo quello che ti ha fatto mio padre meriti la tua rivalsa!"
"Ti voglio bene!" mi disse lei. "Sono orgogliosa di te!"
"Anch'io, mamma! Entrambe!" le dissi.
Continuammo ad abbracciarci. Guardai gli scatoloni e una lacrima mi solcò il profilo della guancia. Mia madre se ne accorse.
"Anche tu meriti un po' di felicità" mi disse, "e spero che questo piccolo cambiamento possa regalartela!"
Spazio Autrice
Ciao a tutti! Spero che questa storia possa piacervi. Per quanto riguarda l'amico Fritz si usa per non dire un nome e nel mio caso i nomi sono due e sono nomi di cose naturali. Poi io mi chiamo davvero Francesca, (ma no?), sono timida e parlo per indovinello, ma la trama è frutto della mia fantasia che non è molta visto che mi sono ispirata ad una fanfiction e ad una serie Tv per il fatto che i due protagonisti sono fratelli del cuore.
Detto questo vi saluto.
Un abbraccio!
JesceSole2014Fra
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...