Capitolo 81: Silenzio, silenzio e ancora silenzio

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Francesca's Pov
Era passata una settimana e per quanto mi sforzassi non ero in drado di spiccicare una parola. Se non avessi avuto delle registrazioni durante le quali parlavo avrei completamente dimenticato la mia voce, ma io sapevo di averne una, io lo sapevo.
Ero rimasta in contatto con i ragazzi che mi avevano tenuta in casa loro quel giorno, il 12 maggio. Erano molto simpatici e avevo sentito di potermi fidare di loro.
Per quanto riguarda la scuola la frequentavo comunque, ma erano stati messi tutti al corrente di quello che mi era successo. Giada, Jessica, Giuditta e Carlotta ne approfittavano per dirmi qualunque cattiveria passasse loro per la testa. Infatti un giorno ero fuori dalla scuola e Giada mi venne incontro.
"Ma tu guarda chi si vede! La ragazza più silenziosa della scuola!" disse sprezzante.
Non ebbi alcuna reazione, anche perché non avrei avuto la benché minima idea di come reagire.
"Che c'è, non t'importa di quello che ti ho detto?" chiese Giada ridendo insieme alle sue tre schiavette.
"Ma la smetti di dire stupidaggini, Giada? Fa male alla salute, avere troppo veleno in corpo, potresti morderti la lingua e finire all'ospedale, lo sai?" disse Gabhiele che da quella volta veniva sempre a prendermi per portarmi tra le persone che mi volevano davvero bene.
Quando ci riunimmo tutti in un parco Gabriele, indignato, raccontò quello che era accaduto dopo aver ricevuto un mio segno d'approvazione.
"Accidenti, quella ragazzina è proprio una..." disse Riccardo, ma io gli feci segno di no con la mano immaginando dove voleva arrivare.
"Lascia stare, è chiarissimo" disse Alessandra ridendo.
La cosa fece ridere anche me e iniziammo a camminare per il parco. Quel posto mi era diventato così familiare!
"Sai che hai una bellissima risata?" mi disse all'improvviso Guido.
A quelle parole ricordai il mio primo incontro con Gabriele.
💭"Sai che sei carina quando sorridi?" mi disse lui.
"Ah... grazie" gli dissi con timidezza mentre lui mi guardava con dolcezza. "Ma quando rido con la voce non è proprio piacevole."
"Adesso lo vediamo visto che io mi occupo proprio di questo" mi disse lui.
"Perché, che cosa fai?" chiesi curiosa.
"Sono aspirante cabarettista, e non aspirante nel senso che..." E credo che quello che fece dopo fosse stato fatto di proposito perché "aspirante" fu inteso come mettere la bocca a cerchio e aspirare molta aria. La cosa mi fece ridere a piena gola.
"Forse a te non piacerà la tua risata!"
"Perché dici questo?" chiesi.
"Perché hai una bellissima risata e anche contagiosa!" rispose lui. 💭
"Ehi, piccola Francesca, ci sei?" mi chiese di colpo Riccardo agitandomi una mano davanti al viso.
Annuii, ma subito dopo feci caso al modo in cui mi aveva chiamata e arrossii. Mi guardai intorno: eravamo un po' distanti dagli altri, quindi potevo dirglielo. O meglio: potevo scriverglielo.
Afferrai una lavagnetta che portavo sempre con me e scrissi: ""Piccola Francesca" hai detto? Adesso ti ci metti anche tu?"
Ovviamente in quel caso era una cosa positiva. Avevo notato da un pezzo che prima o poi qualcuno mi chiamava così. La cosa non mi dispiaceva, anche il primo ad averlo fatto nel giro di un anno era stato Gabriele, poi era diventata un'abitudine della comitiva.
Lui scoppiò a ridere dopo quello che avevo scritto e chiese: "Te lo dice anche lui?"
Annuii al pensiero che lui sapesse di chi stava parlando e all'idea che quel "lui" fosse il mio Gabriele.
"Per quanto tempo ancora resterai così in silenzio?" chiese Gabriele che nel frattempo ci aveva raggiunti.
Feci capire all'istante che non ne avevo idea e che speravo che quel periodo finisse presto, anche perché neanche a me piaceva tanto stare così. Ora so che quando si vive una cosa una volta ogni tanto e per poco tempo o all'improvviso ci si sente spaesati. Per le cose che mi sono capitate nel giro di sedici anni credo che ci farò l'abitudine, infatti qualche angelo mi aveva fatto imparare in fretta a farmi capire e aveva aiutato gli altri a capirmi.
"Okay, quando ti sentirai pronta il meccanismo scatterà da solo" disse Juan avvicinandosi a me e mettendomi una mano su una spalla.
"Dai, vieni piccola, voglio portarti in un posto" mi disse Gabriele. Io lo guardai con un'espressione interrogativa come per dire: "Dove mi vuoi portare?"
"Sorpresa!" mi disse Gabriele prendendomi per mano. "Fidati di me."
Annuii e mi lasciai condurre vesto il posto in questione. Quel giorno faceva molto caldo e a quanto pare Gabriele /i lesse nel pensiero. Io desideravo andare in un luogo dove c'era dell'acqua fresca e in effetti udii un rumore d'acqua che diventava più forte ad ogni passo.
Arrivammo al laghetto dell'ultima volta, il giorno in cui ero inconsolabile per le cattiverie che mi aveva detto Giada.
"Te lo ricordi?" chiese Gabriele.
Annuii sorridendogli e mi diressi verso il lago. Questa volta fui io la prima a scendere e lui mi raggiunse e mi strinse tra le sue braccia.
"Ti piace ancora questo laghetto?" mi chiese.
Annuii nuovamente e mi avvicinai con esitazione alle sue labbra.
"Magari un bacio può farti parlare, come ha risvegliato la Bella Addormentata o Biancaneve" mi disse.
Portai entrambe le mani al petto per qualche istante, poi tornai a stringerlo e le nostre labbra s'incontrarono. Io speravo in quel miracolo, nella rottura di un ipotetico incantesimo, ma non accadde nulla di tutto questo. Era frustrante, sentivo di aver perso qualcosa che per qualche assurdo motivo il destino non voleva farmi recuperare.
"Non preoccuparti, amore mio. Forse non sarà oggi, non sarà domani, ma un giorno tu tornerai a parlare" mi sussurrò all'orecchio Gabriele. "Io credo in una cosa: finché c'è vita c'è speranza e io le ho entrambe. Non smettere mai di sperare tesoro, non smettere mai di sperare. Pensa: io credo che tu parlerai al punto che il tuo nuovo soprannome sarà: "Piccola chiacchierona"!"
Scoppiai a ridere, ma al contempo arrossii e sperai che quella parte non fosse vera.
"Scherzavo! Ti sei offesa?" mi chiese.
Per rispondere alla sua domanda io scossi la testa e sorrisi.
Il calore di quella giornata mi faceva sentire un po' male e senza che io facessi nulla, nonostante il rossore che avevo già sul viso per la sua frase precedente, Gabriele se ne accorse, immerse le mani nell'acqua limpida del laghetto e mi bagnò la fronte e le guance.
Dopo un'oretta circa uscimmo entrambi dall'acqua e ci mettemmo seduti sull'erba. Io afferrai la lavagnetta e il gesso e scrissi: "Resterai con me anche adesso? Nonostante tutto quello che mi sta accadendo? Nonostante la mia vita complicata?"
"Anche la mia vita è complicata, piccola mia. L'unico motivo per il quale potrei lasciarti sarebbe proteggerti o al massimo non farti soffrire, ma voglio condividere le difficoltà della nostra vita con te e anche i bei momenti."

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora