Capitolo 86: Ti voglio bene

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Francesca's Pov
"Oh santo cielo no, non può essere vero!"
"Calmati Francy, ti prego!" disse Gabriele stringendo la mia mano. "Non risolverai nulla agitandoti così, piccola!"
"Io voglio andare con loro!" dissi. "Non posso lasciarla andare da sola! Non posso lasciare sola Ginevra!"
"Così no Francy, non dimenticare che sei in pericolo" mi disse Luigi. "Sarebbe un'occasione d'oro per Tommaso, rischi di cadere tra le sue grinfie!"
"Ha ragione lui, tesoro" disse Serena, "Ginevra sa che le vuoi bene!"
La bambina mi strinse la mano e subito dopo il dottore andò via seguito da Davide, Serena e Luigi.
Quando furono andati tutti via io mi gettai tra le braccia di Gabriele e mi lasciai andare a un pianto liberatorio. Era come se potessi sentire che in qualche modo Santiago aveva qualcosa a che fare con la sparizione della piccola. Speravo con tutta l'anima di non scoprire che Santiago aveva portato via la bambina.
"Calmati tesoro mio, non piangere!"
"Non riesco a calmarmi, Gabriele! Se mio padre avesse qualcosa a che fare con la sparizione della bambina io non me lo perdonerei mai!"
"Ehi! Anche se Santiago avesse qualcosa a che fare con questa storia tu non ne avresti comunque colpa!"
"Devo vedere quella bambina!"
"Ascolta, io ti ci porterò, ma non potrai entrare come Francesca! C'è il rischio che l'orco si trovi nei dintorni e io non vorrei che tu corressi qualche rischio!"
"Per questo non c'è problema!"
Mi voltai di scatto e mi ritrovai di fronte il viso simpatico del mio amico Riccardo.
"Ehi, perché hai quegli occhi rossi?" mi chiese. "Io ti aiuterò a vedere quella bambina, ma tu in cambio devi promettermi di non piangere! Me lo prometti?"
Mi portai una mano sul cuore e dissi: "Promesso!"
"Allora ce l'hai la voce!" esclamò lui facendomi ridere e Gabriele mi prese la mano e rise insieme a me.
"Tu sei matto!"
Fu tutto quello che riuscii a dirgli.
"Onestamente mi aspettavo che te ne accorgessi un po' prima!"
"Ahi, che sbadata! Ho perso di vista l'obiettivo! Come faremo ad entrare in ospedale senza che io mi faccia riconoscere?"
"Dovrai vestirti da uomo!" rispose lui tranquillo.
"Aspetta... non sono sicura di aver capito bene cosa devo fare..." dissi.
"Devi vestirti da uomo" ripeté lui.
"Va bene, lo farò, ma giurami che dopo non inizierai a cambiarmi il nome!" gli dissi guardandolo come per leggere i suoi pensieri.
"Va bene, principessa, non dimenticherò che sei una ragazza!" disse. "Gabriele, se vuoi puoi occuparti tu di trasformarla!"
"Ovvio!" rispose lui.
Lo seguii in un'altra stanza e lui mi aiutò a travestirmi... più che da uomo da rapinatore incappucciato.
"Ehi Gabriele, hai fatto un ottimo lavoro!"
"D'accordo, ma mi sembra di dover andare a rapinare una banca!" dissi.
"No, tranquilla tesoro! Questo è compito mio!"
Infatti spesso Gabriele mi diceva scherzosamente di essere un rapinatore quando non si occupava di cabaret.
"Ahahah okay, ma ora c'è un problema! Con che nome dovrei presentarmi?"
"Leo! Presentati come Leo in modo che la bugia sia molto veloce e indolore!" mi disse Gabriele.
"Okay, andata!"
Salimmo tutti in auto e ci dirigemmo verso quell'ospedale.
Una volta arrivati ci facemmo subito riconoscere.
"Spero che Ginevra non si spaventi vedendomi così!"
"Tranquilla, io sono sicuro che ti riconoscerà anche se sei vestita così!" mi sussurrò all'orecchio il mio Gabriele.
Entrai nella camera di Ginevra e mi avvicinai a lei.
"Ciao piccola!"
Potevo dirle soltanto questo.
Temevo che la povera Ginevra si spaventasse o che non riuscisse a riconoscermi, ma ciò che disse mi sorprese.
"Ti voglio bene perché tu sei tanto buona!"
Ovviamente parlava come può parlare una bambina di dieci mesi, ma parlava e conosceva anche molte parole.
All'improvviso sentii la porta cigolare e mi voltai di colpo.
"Ehi calma, non ti spaventare!"
"Oh Riccardo!"
"Come andiamo("
"Ginevra mi ha riconosciuta, ma non credo stia poi molto bene!"
"Ehi signorina! Come ti senti?"
Ginevra abbozzò un sorriso, un dolce sorriso.
"Ti va di darmi la mano?" le chiese Riccardo.
Ginevra rimase immobile.
"Su, dammi la mano!" disse lui.
Ginevra gli tese la mano e Riccardo la prese con molta delicatezza anche se la persona più delicata che conoscevo non era nella stanza.
Ginevra cercò di alzarsi di poco ma ricadde.
Riccardo le diede un bacio sulla fronte e uscì silenziosamente dalla stanza.
La porta cigolò di nuovo ma stavolta fu Gabriele ad entrare.
"Come stanno i due angioletti della mia vita?"
"L'angioletto che è là non sta molto bene, ma l'altro chi è("
"Sei tu!"
"Io?"
"Sì, proprio tu mia piccola Francesca!"
Quel soprannome mi provocava un tuffo al cuore.
Ginevra, vedendo Gabriele, si tirò su e allungò il collo per dargli un bacio.
"La mia dolce bambina malata!"
Gabriele ripeté il gesto della bambina.
"Vedrai che ti sentirai meglio! Quando meno te l'aspetti sarai a casa e salterai qua e là come un grillo... dopo aver imparato a camminare però!"
"Beh amore mio, prima di imparare a camminare devi imparare a cadere e se vuoi questo posso insegnartelo io! Sai com'è, sono caduta parecchie volte e sono diventata una... beh, non dico una specialista, ma ci siamo quasi!"
"Beh piccoletta, ora noi dobbiamo andare via, ma con quella risata di poco fa ti ritornerà la salute!" le disse Gabriele.
Facendo a turno le lasciammo dei baci sulla fronte.
"Aspetta" dissi lasciando la mano di Gabriele, "prima di andare via devo dirti una cosa! Anche io ti voglio un mondo di bene!"
Uscimmo dalla stanza e io decisi di passare a trovare i ragazzi.
I mieiamici erano riuniti fuori dalla mia ex camera e quando mi videro mi saltarono al collo. C'erano tutti ed erano convalescenti.
Credo che mi avessero riconosciuta perché non indossavo liù quella specie di passamontagna.
"Sorellina! Allora non ci hai dimenticati! Sono contenta!" disse Amelia facendomi letteralmente cadere a terra.
"Piano Amelia, piano, così mi farai cadere!" le dissi. "Piuttosto dimmi: come va?"
"Tra poco mi faranno uscire, ma dopo andrò in una casa con altri bambini!"
I suoi occhi si riempirono di lacrime e lei nascose il viso sul mio petto.
"No, piccola... non fare così!"
Non sapevo cosa fare, non potevo veder piangere quella povera bambina.
"Tu avrai una famiglia, okay?"
"E come farai a darmi una famiglia?" chiese la bimba.
"Non lo so ancora, ma ti giuro che avrai una famiglia che ti vorrà baene, quant'è vero che mi chiamo Francesca Cordova!"
"Me lo prometti?"
"No, non te lo prometto! Farò di più! Io te lo giuro" dissi.
"Grazie mille!"
"No tesoro, non devi ringraziarmi! Io faccio questo perché ti voglio bene!"
"Allora torna presto!" mi disse lei lasciandomi andare.
"A presto!" le dissi. "Ragazzi, tenetemela d'occhio per favore e tenetela allegra!"
"Puoi contarci, Francesca!" mi rassicurò Tony.
"Ti vogliamo un mondo di bene!"
"Anch'io ve ne voglio ragazzi!"
Dopo quella visita andai a raggiungere gli altri che mi avevano aspettata per tutto quel tempo ed erano stati davvero gentili.
"Però! Sei brava con i bambini, piccola Francesca!" mi disse Riccardo.
"Beh, grazie ma... visto che tu mi chiami così anch'io ho voglia di darti un soprannome!"
"Sarebbe("
"Vediamo... una volta chiamavo Tony, il ragazzo dell'ospedale, Mr Bean, perché mi faceva ridere, ma credo che il soprannome stia meglio a te!"
"Molto bene, piccola Francesca! Lo prendo come un complimento!" mi disse Riccardo.
"Infatti lo è!"
"E per me ce l'hai un soprannome?" mi chiese.
"Ma è ovvio che ce l'ho! Tu sei il mio Angelo delle Risate! Il più dolce, gentile e speciale che io abbia mai conosciuto!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora