Capitolo 113: Fatima

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[Prima di leggere il capitolo leggete la nota alla fine.]
Gabriele's Pov
"Francesca... se vai avanti così ti sentirai male sul serio" le dissi cercando di calmarla. Era disperata e i singhiozzi non si fermavano.
Lei portò entrambe le mani alla fronte e cercò di fare dei respiri profondi per calmarsi.
"Stai meglio?" le chiesi.
"Sì, adesso va meglio" rispose.
Mi avvicinai a lei e le accarezzai il viso fradicio di lacrime. Non sopportavo di vederla ridotta in quello stato, se stava male lei di riflesso stavo male anch'io ed era una cosa difficile non soffrire in quel periodo... lei era davanti a me ed io non potevo darle tutto quello di cui aveva bisogno perché l'amavo, ma le circostanze non mi permettevano di dimostrarglielo.
"Piccola mia" dissi prendendole la mano non ferita, "ora tu ricordi tutto e questo è quello che conta. Ora sai tutto, sai di chi puoi fidarti e non sei più costretta ad aggrapparti alle informazioni che ti ha dato un'altra persona per capire chi sei, perché tu lo sai e nessuno potrà mai cambiare questa cosa... MAI!"
Ci avvicinammo ad un bar e io mi procurai un bicchiere d'acqua.
"Tieni" dissi mettendolo tra le sue mani, "vedrai che dopo questo ti sentirai meglio. Tranquilla..."
All'improvviso, mentre la guardavo, fui costretto a voltarmi a causa della vibrazione del mio cellulare.
Era un messaggio di Tommaso che diceva: "Tra mezz'ora a casa mia. Devo parlarti."
Prima avrei accompagnato Francesca a casa. Se avessi tardato sarebbe stato meglio: per quanto mi riguardava Tommaso non era altro che un mostro e non meritava niente.
Accompagnai a casa Francesca e, a malincuore, mi diressi verso la casa di Tommaso.
Arianna's Pov
"M-Marcello... no, ti prego!"
Eravamo sul punto di baciarci, ma io fermai Marcello perché non potevo lasciarmi andare con lui.
"Scusami piccola" disse Marcello, "io so che tu stai con Gabriele e so anche che sei troppo pura per fare questo..."
Sentii il cellulare vibrare nella tasca. Non avevo la forza di tirarlo fuori, quindi lo prese lui e lo mise tra le mie mani.
"È tuo fratello" disse, "dice che tra mezz'ora devi tornare a casa."
"Non ci voglio tornare!" dissi.
"Arianna, hai visto come ha reagito. Se ti rifiutassi di andare da lui... saresti davvero nei guai... non reagire così... Vai da lui!"
"Accompagnami a casa, per favore!" supplicai. "Non lasciarmi!"
"È ovvio che ti accompagno!" mi tranquillizzò lui.  "Tu sei troppo spaventata per andare da sola!"
Mi accompagnò a casa e davanti alla porta trovai Gabriele.
"Mio fratello ha scritto anche a te?" gli chiesi.
"Sì" rispose lui, poi abbassò lo sguardo sui miei polsi. "Arianna, chi ti ha fatto questo?" chiese.
"È... è stato..." balbettai.
"Ari! Ehi!" mi disse con molta dolcezza.
"Dai, entriamo" disse Marcello con dolcezza.
Entrammo in casa e Tommaso ci stava già aspettando.
"Alla buon'ora!" disse irritato.
Gabriele strinse i pugni, io lo guardai sprezzante.
"Non saremmo nemmeno dovuti venire qui per parlare con uno come te!" disse Gabriele. "Ti consiglio di non perdere tempo e di andare al sodo!"
"E lui che cosa ci fa qui?" chiese Tommaso rivolgendosi a Marcello.
"Ho accompagnato tua sorella! Dopo quello che le hai fatto non voleva tornare da sola."
"Allora vattene Marcello, se sapessi cosa vogliamo fare lo riferiresti a tua cugina!"
Marcello afferrò Tommaso per il colletto della camicia e lo spinse al muro.
"Stammi a sentire" disse, "tu non hai alcun diritto di dirmi cosa devo o non devo fare, non potrei mai obbedire ad uno come te, chiaro?" Detto questo gli tirò un pugno in pieno volto.
"Marcello, ora smettila!" disse Gabriele prendendolo per un polso. "Non ne vale la pena!"
"Gabriele, tutti noi ci trasferiremo nella nostra seconda casa! Tu e Francesca non dovrete mai più vedervi!"
"No! No Tommaso, non puoi fare una cosa simile, non puoi farlo!" lo supplicai piangendo.
"Tu stai zitta! Non voglio più stare a sentire i tuoi discorsi da ragazzina capricciosa!" mi disse Tommaso.
Si avvicinò a me e alzò una mano verso il mio viso, ma non fece in tempo a colpirmi.
"Lasciala stare Tommaso!" disse Gabriele.
"Tu non t'intromettere!"
"Io m'intrometto quanto mi pare e piace perché tu non sei nessuno per trattare in questo modo tua sorella!"
"Gabriele..." dissi voltandomi verso di lui.
"Shhh, non piangere Ari... non piangere, ti prego!"
Mi accarezzò la testa, ma non come faceva con Francesca, come può farlo un amico.
Marcello mi abbracciò da dietro e la sua testa era proprio sopra la mia.
"Vuoi uscire?" mi chiese.
"Tu con lui non vai da nessuna parte!" mi disse Tommaso.
"E questo chi te lo dice?" Mi voltai di scatto e vidi mio fratello Davide. "Marcello, per favore, portala via! È troppo scossa... vai con lui tesoro."
Sorrisi a stento a Davide per ringraziarlo, poi uscii di casa con Marcello. Quando ero con lui provavo qualcosa che con Gabriele non provavo. Stava cambiando qualcosa dentro di me.
Gabriele's Pov
"Gabriele" disse Davide a bassa voce, "vai ad avvertire Francesca... io credo che per voi ci sia ancora una speranza, ma non sarà oggi."
"Partiremo domani, cognato" disse Tommaso, "quindi prepara le tue cose..."
Rise malignamente dopo aver detto quella frase.
Corsi a casa e bussai più volte alla porta.
Mi aprì proprio lei, l'unica donna della mia vita. Quando la vidi il mio cuore cedette all'ultimo urto contro il dolore e andò in frantumi. Il dolore morale mi provocò un intenso dolore fisico in tutto il corpo e pochi attimi dopo le lacrime iniziarono a rotolare giù per il mio volto e bruciarono la mia pelle come acido.
"Gabriele! Oh santo cielo, ma che ti succede?"
"Perdonami piccola mia, perdonami" dissi con un filo di voce.
"Per cosa dovrei perdonarti?" chiese.
"Domani dovrò andare via... nella seconda casa di Tommaso, lontano da te."
"Oh no! No, tu non mi puoi lasciare, non mi puoi lasciare!"
"Perdonami amore mio" le dissi tra le lacrime.
Anche lei stava piangendo, ma dopo un po' si ricompose e asciugò le lacrime con la mano sinistra.
"Dimmi solo se vuoi che ti accompagni alla stazione." disse con voce composta.
"Cosa?"
"Dimmi se vuoi che ti accompagni alla stazione. Ci saluteremo qui se ti fa soffrire che io sia presente quando partirai. Decidi tu."
"Ti prego, stammi vicina. Avrò bisogno di te per sopportare quello che accadrà in quella casa." le dissi.
Lei annuì semplicemente.
"Gabriele... parla con tua madre e tuo padre. È da un po' che non li vedi, soprattutto lei, quindi..."
"Le farei del male e ne farei anche a lui."
"Sarebbe peggio se tu non glielo dicessi."
Aveva ragione. Dovevo parlare con i miei genitori. Loro non stavano più insieme, ma entrambi mi volevano bene.
Parlai con loro come mi aveva detto Francesca ed entrambi mi consigliarono di avere pazienza.
Mia madre mi si avvicinò e mi abbracciò.
"Le virtù vengono sempre premiate tesoro" mi disse, "e noi faremo di tutto per aiutarti."
"Vai a preparare le tue cose" disse mio padre, "non è il caso che ci pensi troppo."
Andai a preparare le mie cose e andai a letto, anche se non riuscii a dormire per niente.
Il giorno seguente andai a prepararmi. Ci sarebbero stati tutti per salutarmi ed io non potevo far altro che ringraziare i miei amici.
Io e Francesca arrivammo alla stazione in taxi e nello scendere dall'auto fui tentato di non salire su quel treno.
Saremmo dovuti arrivare dall'altra parte della regione e l'idea non mi allettava.
Al momento della partenza iniziai ad agitarmi.
"Io là sopra non voglio salirci, non voglio!" dissi pestando i piedi e torturandomi le mani.
"Gabriele, smettila!" disse Francesca bloccandomi un polso. "Non serve a niente reagire così!"
Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione.
"Su, vai! Vai!"
Salutai tutti e mi allontanai. Juan mi disse a gesti di non disperare ed io salii sul treno.
Guardai il volto della mia piccola il più a lungo possibile, poi gridai: "Non sarà l'ultima volta in cui ci vedremo, te lo giuro!"
Francesca's Pov
Guardai il treno finché questo non scomparve del tutto.
A quel punto le mie gambe cedettero sotto il peso del mio corpo e le lacrime, trattenute da ore, uscirono tutte d'un colpo.
La mia amica Laura mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi.
"Si sistemerà tutto, Francesca!" mi rassicurò.
"Sì... si risolverà tutto" singhiozzai.
Dopo un po' mi venne in mente una cosa: Tommaso aveva praticamente costretto Gabriele ad andare con lui, quindi... voleva farlo soffrire!
Dovevo entrare in quella casa, ma come Francesca non sarei andata da nessuna parte.
"Devo andare" dissi staccandomi da quell'abbraccio.
"Dove vuoi andare, Francesca?" mi chiese Luigi.
"A fare dei nuovi documenti" sussurrai per poi correre verso un ufficio in cui ci si occupava di queste cose.
Prima comperai una parrucca bionda, poi mi truccai anche se non mi piaceva e infine andai a fare dei documenti dicendo che ero stata derubata dei miei.
Per quella gente non sarei più stata Francesca Cordova, bensì Fatima Fiore.
Una volta uscita corsi a casa e mi tolsi di dosso quella roba.
Sentii il campanello suonare e aprii la porta: era Riccardo!
"Francesca! Ma che cosa vuoi fare?" mi chiese.
"Riccardo... io sono sicura che Tommaso voglia fare del male a Gabriele, devo fare qualcosa!"
"Ma cosa pensi di fare?"
"Dovrò andare da lui come un'altra persona e... e anche se non mi piace... dovrò mentire!"
"Sì, ma dovrai aspettare che il tuo braccio guarisca, con il gesso potrebbero riconoscerti."
Annuii semplicemente. Aveva ragione...
Per fortuna il mio braccio guarì in fretta e la mattina del 2 settembre per me era il "grande giorno".
Riccardo volle accompagnarmi e ci procurammo un pass per prendere il treno tutti i giorni. Io avevo pur sempre la scuola di mattina!
Eravamo in treno e io mi torturavo le mani da un bel pezzo, infatti ad un tratto Riccardo prese con delicatezza i miei polsi.
"Se continui così tra poco ti cadranno tutte le dita!" disse.
"Sono NERVOSA Rick" dissi marcando su quel semplice aggettivo che in quel momento aveva trovato un alloggio sicuro dentro di me.
"Ho capito, ma non cambierai nulla con la tua agitazione. La sola cosa che devi ricordare è dire: "Sono Fatima Fiore", poi tutto andrà liscio come l'olio, vedrai!"
"Grazie Rick."
"Ma figurati piccola, è un piacere e poi siamo amici, no?"
Annuii e attesi con ansia la fine del viaggio.
Quando fu il momento mi gettai quasi a capofitto giù dal treno e Riccardo fu costretto a bloccarmi afferrandomi per la maglietta.
Per fortuna conoscevo l'indirizzo dei Corinto, quindi andai lì senza tergiversare, anche perché mi ero già preparata. Okay, dovevo solo mettere in pratica quello che avevo imparato ad un corso di recitazione... niente panico!
Suonai il campanello e mi aprì la madre di Tommaso.
"Buongiorno. Casa Corinto?"
La mia voce uscì più ferma e sicura di quanto sperassi.
"Sì, ma lei chi è?" chiese la donna.
"Mi chiamo Fra... ehm... Fatima Fiore e sono qui per cercare un lavoro part-time in questa residenza."
Spazio Autrice
Aaah, che bello l'amore! Lui non vuole lasciare lei, lei invece  vuole proteggere lui... Come credete che andranno le cose per Francesca/Fatima? (Come preferite chiamarla.)
Beh, lo scoprirete nel prossimo capitolo!
A prestooo!
...NOTA...
Ah dimenticavo: se preferite non guardare il video non fatelo perché contiene una scena un po' forte. Beh, non so se si veda, in ogni caso si capisce.
L'analogia tra questa storia e la serie tv: "Dolce Valentina" è alla fine del video.

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora