Capitolo 47: Una ragazza coraggiosa

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Francesca's Pov
Passarono due settimane. La mia vita era divisa tra scuola, casa e ospedale.
Era il decimo giorno di ottobre quando sentii che avrei davvero ceduto.
Di solito studiavo durante l'intervallo e i cambi d'ora per non trovarmi davanti l'ostacolo compiti. Tutta la mia giornata doveva essere per Gabriele e per mia madre.
Durante l'intervallo, però, sentii delle risate che sembravano quelle delle streghe dei film. Mi alzai e vidi che Giada e le sue quattro schiavette avevano letteralmente circondato Vale e avevano tutta l'intenzione di umiliarla.
Non sopportavo quel genere di cose, quindi corsi fuori e afferrai la pompa che si usava per innaffiare le piante che si trovavano in cortile, poi corsi da loro.
"No, no, ferme!" gridai. "Che volevate fare alla mia amica?"
"Volevamo solo darle una bella lezione" rispose Giada.
"Se non la smetti di dire idiozie te la do io una bella lezione, ma con questa!" dissi. "Non credo che ti piacerà vedere i tuoi bei vestiti fradici e rovinati, sono capi di seta!"
"Non lo faresti Francesca! Ragazze, andate con il fango!" disse Giada.
"Valeria spostati immediatamente da lì" dissi, ma che parlavo a fare se lei era circondata e non poteva muoversi?
"Correte! Correte, presto!" gridai.
I professori ci raggiunsero, ma le ragazze stavano già tentando di gettare del fango addosso alla povera Valeria.
"No!" dissi aprendo l'acqua e puntando le ragazze. "Non potete farle questo!"
"Francesca Cordova, perché?" chiese la professoressa di musica. "Francesca!"
"Mi scusi... ma stanno soffrendo troppe persone e io non posso permettere che € ne sia un'altra" dissi.
"Che vuoi dire? Ti è successo qualcosa in famiglia Francesca?" chiese la professoressa. "Ti va di parlarne?"
"No, no, mi scusi, non posso!" dissi lasciando cadere per terra la pompa e correndo verso l'edificio scolastico.
Arrivai in classe appena in tempo, abbassai la testa sul banco e scoppiai in lacrime.
Dopo un po' qualcuno mi abbracciò da dietro e mi disse: "Non sei sola! Non devi piangere!"
Mi girai e vidi Valeria accanto a me.
"Valeria! Amica mia, sei qua!" dissi.
"Non ti ho mai vista piangere così!" mi disse. "Che ti è successo amica mia?"
"No... niente... Il problema è che io sono molto emotiva in questo periodo e ogni tanto ho una gran voglia di piangere, di sfogarmi perché sono triste e preoccupata, ma non so neanche perché mi sento così... non so!"
Valeria mi guardò come per leggermi nel pensiero e in quel momento nella mia testa sentii la voce del mio Gabriele.
💭"Ehi piccola Francesca, guardami! Io ti conosco e sei trasparente!" 💭
Piansi ancora di più a quel pensiero. Il mio angelo mi conosceva benissimo ed ero sicura che quel veloce flashback fosse un segnale o qualcosa del genere. Lui mi conosceva, sapeva tutto di me.
"Francesca, puoi dirmi tutto, davvero!"
Valeria sembrava disperata e fu il sutono di voce a farmi dimenticare il mio proposito di non parlare a nessuno del mio dolore.
"È per Gabriele! Ha avuto un incidente, un orribile incidente!" dissi singhiozzando.
"Come un incidente? E... quando?"
"Quando Juan è venuto a prendermi!"
"Oh santo cielo! Perché non hai detto niente a nessuno?" mi domandò Valeria.
"Non volevo che nessuno sapesse, Vale! Non volevo la pietà delle oche, le facce d'angelo che avrebbero fatto, e non volevo che le persone che gli vogliono bene soffrissero... soprattutto tu!"
"Io sono con te, Francesca! Vieni, ti aiuto a finire, così potrai stare un po' tranquilla! Oh cielo, sei pallida!"
"Non è niente, sono solo molto stanca!"
"Vieni qua, fammi vedere" disse Valeria prendendomi la mano e appoggiando una guancia alla mia fronte.
"Ma tu stai male e non dirmi che non è vero!" disse Valeria stringendomi a sé.
"Non ti preoccupare, io ho solo qualche linea di febbre credo, ma Gabriele sta molto peggio di me, lui è costretto in un letto d'ospedale e non può parlare né guardare il cielo la mattina o la sera, niente, niente!"
Ero disperata, non facevo che piangere.
"Ehi! Ehi! Adesso basta! Su, dammi questo quaderno, ti aiuto a finire i compiti! Dai!"
"No, non è giusto! Devo fare da sola!"
"Allora io detto e tu scrivi, hai la testa completamente da un'altra parte e ne hai tutte le ragioni!"
"Valeria no, sei un angelo ma no, non devi essere tu a fare il mio lavoro!"
"Dammi qua!" disse Valeria strappandomi di mano il mio quaderno.
La testa mi faceva un male tremendo, le tempie battevano e mi sentivo malissimo, ma sapevo che lui stava molto peggio di me.
Finalmente le ore scolastiche erano terminate e io corsi a posare tutto a casa e dopo delle sfibranti faccende di casa mi gettai sotto la doccia. L'acqua mi faceva sempre sentire meglio e il mio metodo di sfogo era mettermi lì e piangere silenziosamente.
Il mio angelo stava male! Il mio angelo soffriva più di me e io piangevo come una stupida. Se fossi stata più fragile credo che avrei fatto qualche sciocchezza, ma per fortuna mia madre mi aveva insegnato ad essere forte, a non cedere mai e a rialzarmi ogni volta che cadevo a terra.
Uscii dalla doccia, mi vestii e corsi di gran carriera in ospedale. Facevo sempre così perché volevo piangere solo quando ero sicura che nessuno mi vedesse e non m'importava un fico secco delle occhiaie, della febbre o di chissà cosa.
Arrivai all'ospedale e incontrai Denise.
"Francy! Tesoro che cos'hai?" chiese.
"No, no, io sto bene! Ma Gabriele? Ci sono novità su Gabriele?" chiesi.
"Purtroppo non ci sono novità. Lo controllano di continuo, ma non reagisce. Mi dispiace tanto piccola" disse Denise.
"Neanche un minimo di miglioramento?" chiesi. "Niente di niente?"
Mi prese le mani e mi portò verso una sedia facendomi mettere seduta.
"Niente di niente purtroppo... ma... oh piccola, ma tu hai gli occhi rossi! Perché stai così male?"
Trattenni le lacrime e risposi: "No, è che ogni tanto mi sento triste, poi da un po' di tempo a questa parte le mie giornate non sono mai positive, capisci? Ah... ehm... Denise... ma non ci permettono di entrare a vederlo?"
"Sì, per vederlo puoi vederlo, ma devi essere pronta" mi rispose Denise. "Oh Francy! Coraggio, fatti coraggio!"
"Puoi accompagnarmi?" chiesi.
"Ma ci mancherebbe! Ovvio che posso!"
Entrammo nella stanza e io vidi che Gabriele aveva attaccate addosso non so quante flebo e aveva quel dannato respiratore perché forse respirava male.
O peggio: non ci riusciva per niente!
"Oh mio Dio, perché? Perché tutto questo, perché il mio angelo sta così?"
"Se vuoi piangere fallo, non tenerti tutto dentro! Gabriele sa che stai male e non vuole che tu soffra, sul serio!"
Sentivo la mia fronte battere, il cuore si era ingrandito dentro di me e mi sentivo svenire. Alla fine, con gli occhi doloranti, versai tante lacrime. Ognuna di queste mi provocava un dolore atroce.
Guardai Gabriele e vidi che stringeva il bigliettino che gli avevo dato.
"Sei una ragazza molto forte" disse Denise. "Nessuna sarebbe stata capace di sopportare tutto questo, specialmente a quindici anni. Mia povera Francy!"
La ringraziai e l'abbracciai fortissimo perché mi sentivo sola, molto sola.
"Non ce la faccio più Denise! Non ce la faccio più!" dissi singhiozzando. "Io non ne posso più, sono distrutta!"
"Francesca non parlare così! Ti prego! Su, non piangere, va tutto bene cara!"
"Denise, io mi sento come una funambola. Sto camminando su una corda, sono terrorizzata perché non c'è nessuna rete sotto di me e potrei cadere da un momento all'altro! Se cade lui cado anch'io e ho paura di finire spiaccicata al suolo, capisci?"
"Francesca! Per favore non dire così!"
"Lui sta male Denise! Lui sta male!"
"Sì, ma anche tu stai male! Cerca di pensare a te stessa tesoro! Devi farlo! Se continui così ti ridurr_ai peggio!"
Denise mi abbracciò fortissimo e mi tenne in piedi. Era davvero un angelo sceso in terra, la mia amica del cuore!
Questo valeva anche per Laura, Diana, Juan, Luigi, insomma tutti loro mi volevano bene e volevano proteggermi e starmi vicino. Erano davvero degli angeli.
Entrarono tutti e mi abbracciarono.
"Juan!" dissi vedendo che lui mi guardava preoccupato.
"Francesca, che cos'hai? Sei pallida!"
"Niente, sono solo preoccupata per Gabriele."
"Siediti, ti prego" mi disse Luigi.
Mi fece mettere seduta e mi prese le mani. Mi lasciò la sinistra e con la mano libera mi toccò la fronte, proprio come faceva il mio Gabriele.
"Non sfinirti così, hai la febbre!" disse. "Adesso vai a casa e riposati!"
"No! Mi sentirei in colpa se andassi via adesso! Io voglio restare qui!"
"Hai molto coraggio" disse Caterina, "vedrai che il tuo buon cuore sarà premiato prima o poi, stai tranquilla!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora