Francesca's Pov
Ero in un campo fiorito. Stavo camminando tranquillamente, ma di colpo una voce mi chiamò: "Francesca! Francesca! Sorellina!"
Di sicuro non si trattava di Amelia... ma allora chi era?
"Chi sei?" chiesi iniziando ad avere paura.
"Sono Valentina" rispose quest'ultima. "E qui con me c'è anche nostra cugina, dalla quale ho preso il nome."
"Valentina?" le chiesi io. "Ma Vale..."
"Io sono viva!"
Valentina indicò anche l'altra ragazza, poi aggiunse: "SIAMO vive!"
Per qualche secondo mi si bloccò il respiro.
"Siete vive? E dove vi trovate?" le chiesi.
"In città. Ti prego, cercaci!" rispose lei.
"Lo farò, te lo prometto" dissi sorridendole.
Come sempre mi risvegliai tra le braccia del mio Gabriele. Lui era ancora profondamente addormentato e mi sorrideva. Le sue labbra si aprivano a fessura e io, ogni volta, lo guardavo per capire se stesse respirando dato che sembrava un principe mentre dormiva, cosa non semplice.
Lo sentii scuotersi leggermente e mi spostai quanto bastava affinché si svegliasse del tutto.
Qualche lacrima aveva abbandonato i miei occhi in quel lasso di tempo e lui se ne accorse quasi istantaneamente visto che mi chiese: "Cos'è che ti preoccupa tanto, tesoro?"
Il calore delle sue mani mi investì il viso.
"Gabriele... ho sognato mia sorella e mia cugina" risposi.
"Amelia( Come? E poi... quale cugina?"
"No... mia... mia sorella Valentina, la bambina che mia madre ha perso!"
"E quella tua cugina? Chi è?"
"Vedi, tutte le donne della mia famiglia sono state sfortunate. Mia zia era stata abbandonata da un uomo, proprio come mia madre, quando lui seppe che lei era incinta... e... Beh, ecco, appena la bambina è nata lui l'ha portata via... o meglio: io credo sia così, perché quell'uomo a mia zia aveva parlato di un malessere che aveva ucciso la bambina, ma mia zia non ci ha mai creduto... e qualcosa mi spinge a credere che abbia avuto ragione."
Credevo che lui pensasse ad un mio semplice isterismo dovuto alla gravidanza che ci dava tanta gioia, ma quello che mi disse mi sorprese.
"Com'erano fatte? Cioè... voglio dire... com'erano fisicamente?"
"Identiche a me" risposi, "solo con i ricci più lunghi e chiari... o meglio: una delle due era... proprio bionda. Mia sorella ha detto di essere viva e ha chiesto che le cercassi..."
"È... è uguale alla ragazza di cui mi ero innamorato!" saltò su lui.
"Co-come?" balbettai.
Lui afferrò una foto da uno scrignetto e me la mostrò. Era proprio uguale alla ragazza del mio sogno che non aveva parlato!
"È... è l-lei."
"Quale delle due?"
"Quella che non ha parlato!"
Le lacrime, ormai inarrestabili, invasero tutto il mio volto e lui venne ad abbracciarmi per rassicurarmi.
"Francesca..." mi chiamò dolcemente, "Francesca! Ehi tesoro, non fare così! Per favore! Ehi!"
Tentai di tranquillizzarmi, ma le lacrime erano ormai incontrollabili.
"Andrà tutto bene." mi disse Gabriele.
A poco a poco mi calmai, ma mentre ero sul punto di sdraiarmi udii squillare il telefone e mi alzai, con una nuova angoscia.
Tommaso's Pov
Avevo saputo che Santiago era scappato dal carcere e lui, credendomi ancora usuo alleato, mi aveva detto che sarebbe presto andato da Francesca perché aveva saputo che aspettava un figlio. Era stata una decisione difficile. Durante tutta la notte ero stato tormentato da pensieri orribili, ma alla fine avevo deciso di mettere in guardia Francesca, come prima vera azione fatta di cuore per aiutarla. Non potevo permettere che Santiago riprendesse a perseguitarla, non più.
Mi alzai dalla brandina e uscii dalla cella, andando in cerca di una guardia.
Trovai le stanze dei poliziotti e iniziai a bussare freneticamente a una delle porte.
"Cosa vuoi, Corinto?" mi chiese il poliziotto che era là dentro.
"Chiami... questo numero" dissi dandogli un biglietto con su scritto il numero di Francesca, un biglietto che Santiago mi aveva dato. "Dica alla ragazza che risponderü, Francesca Cordova, che ho urgente bisogno di parlarle..."
"Cosa vuoi fare a quella ragazza?"
"Niente, davvero! La prego, è davvero molto urgente!"
"Va bene, glielo dirò, ma adesso torna in cella, muoviti!"
Corsi verso la mia cella e mi chiusi dentro. Sapavo che lei non si fidava di me ed era più che comprensibile dopo quello che le avevo fatto, ma era mio dovere avvertirla del pericolo che le si parava davanti.
Francesca's Pov
"Pronto?" dissi con voce tremante.
"Lei è la signorina Cordova?"
"Sì, sono io... ma lei chi è?"
"Sono una guardia del carcere di Poggioreale. Il signer Tommaso Corinto dice di voler parlare con lei."
"Non... non le ha accennato il motivo?" chiesi.
Le conversazioni con Tommaso non erano mai andate a buon fine e l'idea di parlare con lui mi metteva una certa agitazione.
"Signorina... è ancora lì?" mi chiese l'uomo all'altro capo del filo dato che non parlavo.
"Sono sempre qui... mi dica."
"Comunque non mi ha detto niente."
"O-okay... quando?"
"Domani, alle nove."
Guardai Gabriele che comprese cosa volevo fare e mi diede un cenno d'assenso.
"Ci sarò."
Il giorno seguente, alle nove, ero al carcere, in attesa del mio turno.
Una guardia mi accompagnò in parlatorio e io mi trovai di nuovo faccia a faccia con quell'uomo che mi aveva ferita tanto.
"Ciao Francesca" mi disse lui semplicemente.
"Tommaso" mi limitai a dire.
Ero spaventata e lui dovette accorgersene poiché si voltò verso la guardia e disse: "Resti qui, la prego. Io desidero che Francesca riesca a fidarsi di me."
Quelle parole mi lasciarono di stucco. Da quando a lui importava cosa pensassi?
La guardia mi indicò una sedia visto che le gambe mi reggevano a stento.
"Perché mi hai mandata a chiamare?" chiesi.
"Perché... devo informarti di una cosa. Sei in pericolo, Francesca! Tu, il tuo bambino, Gabriele... siete tutti in pericolo!"
"Perché siamo in pericolo? Mi spieghi che cosa succede?"
Il suo tono non era spocchioso come al solito, sembrava piuttosto... preoccupato? Per me? Impossibile!
"Santiago è riuscito a scappare dal carcere e ora ti sta cercando perché sa che aspetti un bambino!"
"Beh, in effetti... è vero. Suo padre è riuscito a fuggire, signorina" m'informò la guardia. "E credo sarebbe bene liberare il signor Corinto per qualche tempo. Libertà vigilata, s'intende, ma lui è l'unico che conosce tutti i movimenti del signor Santiago."
Se da un lato ero contenta della redenzione di Tommaso dall'altro ero terrorizzata all'idea che mio padre si rifacesse vivo.
Uscimmo tutti e tre dalla saletta del parlatorio e io vidi Gabriele che mi aspettava fuori.
Gli spiegammo tutto velocemente, poi iniziammo a camminare verso casa mia. Io ero davanti a tutti, ma non mi accorsi di un'auto che mi veniva addosso.
"ATTENTA!" mi gridò Tommaso.
Non feci in tempo a spostarmi, quindi fu lui a spingermi indietro e vidi l'auto passargli addosso. Delle palrole mi colpirono: "Non ho i vetri oscurati, Tommaso! Hai voluto fare il faladino della giustizia? Beh, adesso guardami in faccia perché i tuoi occhi non si riapriranno mai più!"
Tommaso era in uno stato di semi-coscienza, ma una forza che non immaginavo avesse gli concesse di tirare un pugno al vetro dell'auto, riducendolo in mille pezzi, e di gridare: "SEI UN... DISGRAZIATO!", prima di cadere a terra, privo di sensi.
Appena lo vidi cadere mi gettai in ginocchio accanto a lui.
"Tommaso! Tommaso! Ti prego, Tommaso, rispondimi!" lo chiamavo, ma lui non reagiva.
"Dobbiamo portarlo nell'infermeria del carcere" disse il poliziotto che era venuto con noi.
"Ma che infermeria e infermeria, dobbiamo portarlo in ospedale!" dissi irritata.
Per quanto male mi avesse fatto Tommaso non mi andava affatto l'idea di piantarlo in asso in quelle condizioni.
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Innamorata del mio fratello del cuore
Novela JuvenilIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...