Capitolo 36: Il rapimento

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Francesca's Pov
La mattina andammo via e stavamo tornando a casa quando qualcuno mi strattonò e disse: "Ora verrai con me!"
"Lasciala stare! Lasciala maledetto!"
Il mio papà biologico gettò a terra Gabriele e gli puntò contro una siringa.
"No, non farlo, ti prego! Non farlo!"
Gabriele tentò di reagire, ma quell'uomo lo immobilizzò e gli iniettò non so cosa nel braccio. Lui divenne rigido e notai che respirava male. Disse delle parole che non compresi subito, perché aveva le labbra rigide.
"Non fare del male alla mia piccola!"
Subito dopo Gabriele perse conoscenza.
"Gabriele, no!"
"Buona piccola, lui sta bene, calmati!"
"Perché l'hai fatto?" chiesi tra i singhiozzi.
"Non mi avrebbe mai permesso di passare del tempo con la mia bambina!" rispose.
"Io non sono la tua bambina! Non mi hai mai considerata, perché ora mi cerchi e soprattutto mi rapisci, perché?"
Lui mi prese i polsi e mi condusse verso una macchina gettandomi sui sedili posteriori e io mi nascosi il viso tra le mani e piansi silenziosamente.
Juan's Pov
Eravamo tutti e quattro fuori a fare compere per il capanno quando mi fermai.
"Ragazzi, venite!" dissi indicando un ragazzo sdraiato a terra, privo di sensi. "È Gabliele!"
Caterina, Denise e Luigi mi raggiunsero e ci radunammo tutti attorno a lui.
"Gabriele! Gabriele! Fratello, apri gli occhi!" dissi dandogli dei colpetti sul viso perché si riprendesse.
"Cavolo Gabriele reagisci!" disse Luigi avvicinandosi a lui.
Gabriele aprì gli occhi e mi guardò. Sembrava che gli avessero dato chissà che.
Gli scoprii il braccio sinistro e vidi un segno. L'avevano messo in condizioni tali da impedirgli di reagire.
"Ahi! Accidenti, non riesco a muovermi! Che faccio? Francesca! Francesca!"
"Ehi, cerca di calmarti" dissi, "cos'è successo, perché ti hanno ridotto così?"
"Quel tizio che in teoria è suo padre l'ha presa, mi ha bloccato e mi ha fatto una siringa! Maledizione, l'ha portata via, l'ha portata via!" disse agitato.
"Non ti devi agitare, se questa roba continua il suo effetto e tu ti agiti sentirai molto dolore, stai tranquillo!"
"Non potrei sentire più dolore di adesso! Ho paura che le faccia del male e da qui non posso risolvere niente!"
Lui iniziò a tossire in modo convulso e sul suo volto comparve un'espressione di dolore. Vidi che i suoi occhi si gonfiavano ed erano rossi. Non stava piangendo, ma si vedeva che stava male.
"Non posso neanche muovermi da qui! Mi sento impotente, ragazzi, mi sento impotente! E se le facesse del male?"
"Adesso calmati, se continui così rischierai di non poterti più muovere, ma sul serio!" disse Denise.
Gabriele era molto agitato e d'altronde come dargli torto? L'uomo che aveva portato via Francesca non era il tipo che scherzava, aveva ragione a temerlo.
"Adesso calmati, lei starà bene!" dissi appoggiandogli una mano su una spalla.
Francesca's Pov
"Scendi!" disse bruscamente mio padre.
Io scesi e lo seguii, ma quando lui mi sfiorò con il suo corpo cacciai un urlo.
"Non mi toccare!" gridai terrorizzata.
Dopo quello che aveva fatto a Gabriele avevo una nuova fobia: quella dei rapitori!
"E sentiamo piccola, perché?" disse lui con tono tranquillo sfiorandomi un braccio.
"TI HO DETTO NON TOCCARMI!" ripetei scandendo bene le parole e alzando il tono sulle ultime due.
Per me era stato orribile vedere Gabriele sdraiato per terra, privo di sensi, e anche prima, quando cercava di parlarmi e non poteva data la rigidità che gli imponeva quella dannata cosa che gli veniva iniettata. Non so perché non riuscii a reagire quel giorno, ma quell'uomo mi metteva davvero paura.
"Ma che tenero il tuo amichetto! "Non fare del male alla mia piccola!" Spero non si preoccupi troppo, nessuno ti farà del male!" disse mio padre con un ghigno malvagio dipinto sul volto.
"E quello che stai facendo come lo chiami?" chiesi stringendo i denti.
"Su piccola, tranquilla, se starai buona e farai qkello che ti dirò non avremo problemi e vivremo uno splendido rapporto padre-figlia! Cosa ne pensi?"
Non risposi, la mia opinione valeva poco e niente in quel momento. Avevo voce in capitolo dal modo in cui parlava, ma sapevo che era un'illusione, una formalità.
"Vedrai che ti abituerai a stare con me e a vivere lontana dalla tua mamma!"
Quella frase l'avevo sentita troppe volte nella mia vita e mi aveva stancata. Ci si può abituare a una routine, all'orario scolastico, ma non a qualcuno o qualcosa che ti mette angoscia o alla mancanza di una persona.
Quella puoi sopportarla sperando che finisca, ma abituarcisi è IMPOSSIBILE!
Sarebbe come dire che Cenerentola si sia definitivamente rassegnata alla vita che era costretta a condurre, ma non era l'abitudine a farla stare bene, bensì la speranza della realizzazione di un sogno che portava nel cuore da molto tempo.
Alla fine non riuscii a trattenermi: "Hai detto la sciocchezza più grande che io abbia mai sentito nella mia vita! Quello che dici tu è sopportare, molto diverso dal farci l'abitudine!"
Lui si avvicinò per farmi entrare in casa, ma io feci un salto in avanti.
Non volevo che mi mettesse le mani addosso.
"Sai che sei strana? Sei diversa dalle donne che conosco!" disse mio padre. "Soprattutto tua madre! È una piccola traditrice con la faccia da vittima!"
"Giuro che se continua così gliene canto quattro!" pensai infuriata.
"Non è vero! Non è vero!" dissi. Ero sul punto di scoppiare in lacrime, ma mi trattenni, non volevo soddisfarlo!
"Tu credi alla versione di tua madre?"
"C'era lei accanto a me a curarmi quando ero piccola, tu sei scomparso e non mi hai riconosciuto, quindi a chi pensi che possa credere?" chiesi fredda.
"Potremmo ricucire ora un rapporto!"
"Non venirmi a dire queste scemenze! Se avessi voluto il mio bene non avresti immobilizzato Gabriele con quella maledetta siringa! Io non mi fido di te, non mi fido di chi ti dà ragione più di quanto immagini! Ho paura, hai capito? Questo non è bene!"
"Bene! Se la metti così sarai punita!"
Lui mi afferrò il polso e io iniziai a gridare. C'erano molte cose che mi facevano reagire così, ma figuriamoci se a lui sarebbe importato qualcosa! Mi tappò la bocca e continuò a condurmi via fino ad arrivare in una soffitta dove mi rinchiuse. La verità è c:e più che una punizione per me quello fu un grande sollievo, io non avevo paura di essere rinchiusa in una stanza, anzi, visto che mi aveva lasciata sola io stavo meglio!

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora