Francesca's Pov
Prima di lasciare la stanza di Eleonora le lasciai un bacio sulla fronte e dissi: "Siamo amiche!"
Uscii dalla stanza e mi diressi in cortile.
"Francesca! Ehi! Che cosa ti succede? Dove stai andando?"
"Zio... io credo di dover fare qualcosa per fermare mio padre... ma nonostante il suo modo di essere io non posso odiarlo!"
"Siediti, tesoro, siediti" mi disse mio zio Rocco con dolcezza.
Io andai a sedermi su di una panchina e lui si mise accanto a me e mi alzò il viso con delicatezza.
"Hai troppi segni della sofferenza per lasciar correre" disse. "E come te questi segni ce li ha anche quella povera ragazza che hai portato qui. La madre della piccola Amelia è stata segregata in cantina per molto tempo e ha sofferto le pene dell'inferno per un capriccio di mio featello... forse il tuo compito è impedirgli di fare altro male. Questa storia deve finire al più presto!"
Sapevo cosa dovevo fare, bastava che trovassi la forza per portare a termine il mio compito. Quello che non immaginavo era che l'occasione mi si sarebbe presentata proprio mentre uscivo.
Correvo verso il commissariato quando mi sentii trattenere per un polso.
"Dove credevi di andare, eh?"
Iniziai ad agitarmi e tentai di liberarmi dalla sua stretta, ma lui teneva la presa tanto saldamente da farmi temere che il mio polso si spezzasse.
"LASCIAMI IL BRACCIO!" gli gridai contro.
Lui, però, fu svelto a tapparmi la bocca.
"Non ti azzardare a dire un'altra parola ragazzina, ci siamo capiti? Sai, io credo che tu sia troppo impertinente mia cara Francesca e temo proprio di doverti dare una punizione!"
"Cosa vuoi fare?" mugugnai.
"Semplicemente ti porterò con me, e tu non dovrai obiettare!" fu la risposta.
"Lasciami! Lasciami, Santiago! Io non verrò da nessuna parte!"
Lui stava per colpirmi quando io gli tirai un piccolo calcio.
"Va bene, va bene, non ti punirò, ma adesso tu dovrai venire con me!"
"Ti prego, non continuare! Ti prego!" dissi, ma lui strinse le mie mani e la mia bocca con maggiore forza.
"Tranquilla, andrai dal tuo Gabriele in un vecchio palazzo che sta per concludere il suo tempo!"
Al suono di quel nome sentii che mi mancava il respiro e Santiago ne approfittò per sollevarmi e portarmi via.
Ero spaventata, infuriata, triste. Non sapevo quale sentimento prevalesse, ma dopo un po' sentii una voce che diceva: "Fermi l'auto!"
C'erano Diana, Marcello e Riccardo insieme ad una squadra di polizia.
"C'è qualcosa che non va?" chiese Santiago facendo il finto tonto.
"Dove sta andando con la ragazza?"
"È mia figlia e la sto portando a fare una gita" rispose. "Vero, tesoro?"
Credo che in quel momento avrei potuto avere qualsiasi reazione, ma mi limitai a non dire nulla.
"Potresti scendere dalla macchina?" chiese gentilmente un ragazzo biondo.
"No, la lasci star..." disse Santiago, ma io aprii la porta e saltai giù dall'auto.
"Cosa sono questi segni sui polsi?" chiese il ragazzo che mi aveva parlato prima.
Non avendo la forza di parlare indicai l'auto e lui capì tutto.
"Una gita di piacere, eh? E dove, in un palazzo diroccato?" E detto questo afferrò un paio di manette e bloccò i polsi di Santiago.
All'improvviso vidi il vecchio palazzo in fase di crollo e iniziai a correre.
"GABRIELE!" gridai dirigendomi verso il palazzo.
Sentivo le voci di Diana, Marcello e Riccardo, ma non mi fermai finché non mi sentii trattenere per il polso.
"Fermati, Francesca!" mi disse Marcello.
"Ma non capisci? Gabriele è lì!"
"È troppo pericoloso" mi disse Riccardo, "qualcuno andrà a prenderlo, ma tu non entrerai in quel posto!"
"Lasciami Marcello, non capisci che sta crollando tutto? Non permetterò che Gabriele resti lì dentro! Devo andare da lui!" dissi liberandomi dalla forte presa di mio cugino.
Entrai nel palazzo che stava per essere distrutto dalle ruspe e andai a cercare Gabriele. Per fortuna lo trovai subito.
"Gabriele, dobbiamo andarcene!" gli dissi aiutandolo a trascinarsi fuori visto che era un po' frastornato. A quanto pare Santiago gli aveva dato un colpo in testa per stordirlo.
"Francesca..." disse lui con un filo di voce.
"Sì, sono io, ma ora dobbiamo andarcene, sta per..." dissi, ma non riuscii a finire la frase perché l'edificio prese a tremare e sul mio corpo iniziarono a piovere pietre.
Per fortuna ero riuscita a far uscire Gabriele e questo per me era più che sufficiente.
Gabriele's Pov
"FERMATE QUELLE MACCHINE INFERNALI!" gridavo battendo un martello per terra. "UNA RAGAZZA È RIMASTA INTRAPPOLATA!"
Per fortuna un operaio mi sentì gridare e fermò quegli arnesi.
Io tornai dentro e iniziai a scavare tra le schegge e i massi. Dopo un tempo che mi sembrò infinito riuscii finalmente a ritrovarla. Era piena di ferite e aveva perso conoscenza, ma era ancora viva.
Il suo corpo perdeva sangue da ogni ferita e fu il terrore di perderla per sempre a permettermi di correre fuori da quell'edificio.
"Resisti amore, resisti!" le dissi sottovoce.
Riccardo, Marcello e Diana mi corsero incontro e mi chiesero se stessi bene.
Marcello si avvicinò e si strappò di dosso parte di una camicia che portava su una maglietta per tamponare le ferite della cugina e Diana prese una spugna e una bottiglietta d'acqua per aiutarlo.
Riccardo era andato a chiamare l'ambulanza mentre io bendavo le ferite della mia piccola. Ne aveva una in particolare sul collo che continuava imperterrita a sanguinare.
"Ho chiamato i soccorsi, arriveranno a momenti" ci disse Riccardo.
"Grazie, sei un vero amico" dissi battendogli una mano su di una spalla.
La testa mi doleva per il colpo che mi aveva dato Santiago, ma in quel momento non m'importava.
La mia piccola aveva rischiato la vita per salvare la mia e non potevo permettere che le succedesse altro. Nonostante le sofferenze che le avevo procurato lei teneva ancora a me ed era ricambiata. Lo dimostrava il fatto di essersi messa in pericolo per me.
Finalmente l'ambulanza arrivò sul posto e io decisi di andare con lei in ospedale.
"Resisti tesoro mio, vedrai che tutto andrà per il verso giusto!" dissi.
Dovevo chiamare Arianna, anche per evitare che si preoccupasse visto che ero sparito da un pezzo.
"Pronto(" mi rispose una voce agitata.
"Pronto? Ari?"
"Gabriele, stai bene?"
"Sì, io sto bene, ma non si può dire altrettanto di Francesca!"
"Di Francesca? Cos'è successo a Francesca?"
Arianna's Pov
Ero terrorizzata dal fatto che a quella ragazza fosse successo qualcos'altro. So che sembro stupida, ma per me lei non era una traditrice.
Si era lasciata andare con Gabriele, non lo nego, ma non l'avrebbe fatto deliberatamente.
"Gabriele, ti prego, dimmi che cosa è successo a Francesca!"
"Ricordi l'uomo che l'ha aggredita? Beh, vedi, mi aveva portato in un palazzo abbandonato che stava per essere demolito e Francesca è venuta ad aiutarmi, ma dopo avermi fatto uscire è rimasta intrappolata là. Ora ha perso i sensi e ha molte ferite, quindi la stiamo portando lì..."
Tommaso aveva l'orecchio sul retro del mio cellulare e le parole di Gabriele gli provocarono una crisi di nervi.
"NO! NON PUÒ ESSERE!"
Mentre gridava quelle parole Tommaso prendeva a calci il muro e fui costretta a bloccarlo per le spalle. Sembrava che qualcuno lo stesse comandando, anche se non saprei dire se dall'interno o dall'esterno.
"Tommaso, per favore, adesso calmati!" dissi.
"SPIEGAMI COME POSSO CALMARMI! SPIEGAMELO TU, ARIANNA! SE SIAMO ARRIVATI A QUESTO PUNTO È SOLTANTO COLPA MIA, LO CAPISCI?"
Non capivo cosa intendesse dire con quella frase. Cosa c'entrava lui con quello che era successo a Francesca?
All'improvviso vidi spuntare mio fratello Davide, il quale tirò uno schiaffo a Tommaso per calmarlo.
"Che ti prende, eh? Se hai la coscienza sporca e ti senti in colpa non devi prendertela con lei, chiaro? Ognuno ha quello che merita!"
Detto questo mi prese per mano e mi portò in cortile.
"Vieni Arianna, siediti." disse.
"Oh Davide, io non ne posso più! Gabriele è sempre triste e preoccupato, Francesca ha avuto un incidente, e per finire Tommaso è fuori di sé e io non ne capisco il motivo, è orribile! Ti assicuro che darei qualunque cosa per non dover più soffrire!"
Davide si alzò e mi strinse forte a sé.
"Vedrai che verranno tempi migliori!" disse dolcemente.
Il suono di un'ambulanza ci fece sobbalzare e ci separammo immediatamente.
Gabriele uscì da quel veicolo infernale e subito dopo ne fu estratta una barella. Su di essa era distesa una ragazza con il volto celato da un velo. Il mio cuore per un istante si fermò quando vidi il povero Gabriele cadere in ginocchio, disperato.
Corsi verso di lui per aiutarlo a rialzarsi e gli dissi: "Non fare così, ti prego!"
"Per fortuna le hanno coperto il viso. Non sai quanto mi fa male vedere quelle ferite... e per gettare benzina sul fuoco lei si è ridotta in questo modo per salvarmi la vita Ari, capisci?"
Non sapendo cos'altro fare lo abbracciai mentre Rocco aiutava un uomo uscito dall'ambulanza a trasportare la barella.
"Dai Gabriele, entriamo!" dissi prendendo la sua mano e aiutandolo ad entrare.
Poco dopo arrivò tutto il gruppo. Juan si avvicinò a Gabriele e gli appoggiò una mano su una spalla per fargli coraggio.
Laura, l'amica di Francesca, era seduta in un angolo, con il volto nascosto dalle mani e i dorsi di queste ultime appoggiati sulle ginocchia.
Quando un dottore uscì dalla stanza in cui era stata portata Francesca, però, lei, Gabriele e Diana scattarono in piedi e dissero all'unisono: "Dottore, come sta Francesca?"
Spazio Autrice
Ehilà, lettori!
Come va? Io domani devo andare a scuola e la voglia è pari a zero.
Cosa pensate che accadrà a Francesca? Perché i fratelli Corinto hanno avuto delle reazioni tanto piene di "passione"?
Beh, lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Ah, volevo chiedervi un piccolo favore!
Per chi non avesse letto il messaggio sulla mia bacheca riscrivo tutto qui.
Vedete, mi sono iscritta ad un concorso e ho scelto questa storia.
L'unico favore che vi chiedo è di cercare la storia del concorso che è di
ILoveMyCrazyAngel
e andare al capitolo 36. Sarà sufficiente cliccare sulla stellina o scrivere una recensione della storia nei commenti e darle un voto da 1 a 10.
Grazie in anticipo e al prossimo capitolo!
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...