Capitolo 121: FINALMENTE!

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Francesca's Pov
Quando la guardia portò Vanessa in cella d'isolamento io tornai nella mia cella e trovai Emma inginocchiata a terra, in lacrime.
"Emma! Ehi! Ma che cos'hai, non stai bene?"
"Francesca... è successo che... che Vanessa mi ha minacciata!"
"Fermati un attimo: come può averti minacciata se fino a due minuti fa stava parlando con me, Emma?" chiesi.
"Ha mandato una ragazza che non so nemmeno chi sia" rispose lei tremando. "Ha detto che se non fossi stata buona e tranquilla come voleva lei... mi avrebbero fatto del male!"
Istintivamente mi avvicinai a lei e l'abbracciai. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarei stata io a rassicurare qualcun'altro?
"Ragazze! Ra..." disse Rossella entrando, poi notò l'espressione di Emma e si bloccò. "Che succede?" chiese preoccupata.
"Vanessa! Ecco che succede" risposi cercando di calmare Emma che era sempre più tesa.
"Emma, sei pallida, non ti senti bene?" le chiese Rossella avvicinandosi.
"Io... io..." disse Emma abbassando il volto.
Rossella si chinò su di lei e con una mano le sentì la fronte.
"Oh santo cielo Emma! Tu hai la febbre alta!"
Alla parola: "Febbre" scattai come un fulmine ripensando al mio Gabriele che aveva reagito esattamente come Rossella e afferrai Emma che stava per rovesciarsi all'indietro.
"Aiutami a metterla sul letto, per favore" dissi rivolgendomi a Rossella che fece quello che le avevo chiesto. "Okay, adesso ci serve dell'acqua... e anche una pezza da metterle sulla fronte!" aggiunsi frizionandole come potevo i polsi con le cose più fredde che riuscivo a raccattare qua e là tra le mura di quella cella.
Rossella tornò poco dopo con una bacinella piena d'acqua e una pezza. Emma stava letteralmente delirando.
Afferrai lo straccio bagnato e lo adagiai sulla fronte della mia amica, continuando a frizionarla.
"Non ero io..."
Emma disse quelle parole con le poche forze che le restavano e continuò a scuotersi.
"Calmati Emma, se continui così ti salirà ancora di più la temperatura" le disse Rossella cercando di rassicurarla, ma la forza della disperazione di Emma era implacabile.
"Non sono stata io... giuro che non ho fatto niente, niente!"
"Che significa? Che cosa dici, Emma?" chiesi.
"Non sono stata io..." disse ancora Emma. "Non ho sparato io a quel tipo! Non sono stata io! Lo giuro!"
Continuai a frizionare la fronte di Emma, ma non sembravo aver ottenuto il benché minimo risultato.
"Cordova, vieni nella stanza degli interrogatori" disse la guardia che a quanto pare era seccata dalle frequenti visite che ricevevo.
"Cos'è successo scusi?" chiesi.
"Forse siamo vicini alla tua libertà" rispose la guardia.
Rimasi lì, incantata, a fissare il vuoto per qualche istante, poi fui richiamata dalla secondina: "Senti carina, io ho ben altro da fare che far da balia ad una bambina, quindi ti consiglio vivamente di muoverti e seguirmi il prima possibile! Non credere che mi piaccia tenere a bada una banda di delinquenti o presunte tali!" "Sì, mi scusi."
Sa com'è? Non capita tutti i giorni di essere liberati in breve tempo dal carcere! Beh, naturalmente non dissi niente di tutto questo e seguii la secondina.
Quando entrai in quella saletta mi ritrovai davanti un Luigi seduto su di una sedia a rotelle.
"Ma... m-ma com'è possibile? Perché?" chiesi sorpresa.
Luigi's Pov
Quando mi ripresi, durante la notte, Gabriele e Caterina erano accanto a me. I miei occhi bruciavano molto e non sentivo più le gambe.
"Luigi..." mi chiamarono i due all'unisono.
"Ragazzi... Ah accidenti! Che dolore!" dissi.
"Luigi, adesso calmati" disse Gabriele.
"Maledetto Tommaso! Se io potessi mi alzerei da qui e lo distruggerei come lui... ha fatto con me! E quella povera anima di Francesca ora è... È... Ahi! È... rinchiusa in prigione per colpa di... di quel... AAAH!"
I ragazzi chiamarono il dottore che mi aveva riferito che temporaneamente sarei rimasta su di una sedia a rotelle e che dovevo restare ancora un po' in ospedale, ma io non potevo aspettare. Ero uscito di nascosto dall'ospedale ed ora mi trovavo seduto dinanzi a quella povera anima innocente.
Francesca's Pov
Luigi era lì, di fronte a me, con il viso contratto dal sforzo che evidentemente faceva per sopportare un dolore atroce.
"Signor Luigi, lei conferma la versione della signorina Francesca Cordova, la quale ieri, durante l'interrrogatorio, ha sostenuto? Lei diceva di averla incontrata per strada, lei era ferito e la ragazza ha provato a curarla. È così che è andata?"
"Sì, è così" rispose Luigi. "Questa ragazza non sarebbe mai in grado di fare del male ad un'altra persona se non per difendersi dalla stessa..."
"Potrebbe dirci chi è stato il suo aggressore?"
"Si chiama Tommaso Corinto. Ha cercato più volte di incastrare Francesca per metterla nella sua collezione di bamboline di porcellana, ma lei l'ha sempre respinto. Vede, la ragazza che si trova qui, di fronte a me, è buona, ma non è una sprovveduta. Aveva capito il giochino di Tommaso e per questo cercava di stargli alla larga, ma non è servito! Pensi che una volta quella bestia l'ha picchiata!"
A quel ricordo un brivido percorse la mia schiena. Sapevo com'era fatto, ma la cosa peggiore era il fatto che con sua sorella fosse stato capace di fare anche di peggio!
Arianna aveva un occhio nero e il cuore ferito da quei ceffoni dati in maniera tanto gratuita.
"Per quale ragione Tommaso si è comportato in quel modo? La ragazza gli ha dato qualche ragione per farlo?"
A quell'uscita del commissario sentii delle lacrime spingere contro le mie palpebre come se tentassero di fuggire, ma io sbattei più volte gli occhi per respingerle.
"Sì, ma non da ritenersi valido naturalmente. Lei gli ha solo detto di starle alla larga e lui l'ha colpita perché non può tollerare che una ragazza gli dia un due di picche!"
"Un due di picche?"
"Sì, insomma... non gli sta bene il fatto che una ragazza gli dica di no."
"Vi prego, ora lasciatelo in pace, non capite che sta male?" dissi notando che Luigi stava iniziando ad arrancare mentre rispondeva alle domande. "Se volete tenermi qui fatelo pure, ma lasciatelo in pace!"
"Sta tranquilla Francesca, io sto bene" carcò di rassicurarmi.
"Va bene, direi che può bastare con le domande. Signorina Cordova, lei è libera!" disse il commissario. "Anzi, per scusarci dell'equivoco e dei trattamenti che le sono stati riservati vorremmo fare qualcosa per lei."
"Non si preoccupi" dissi, "ma se davvero vuole... la prego, cerchi di far condonare la pena a Rossella ed Emma e riapra le indagini sul caso di Emma. Oggi si è sentita male e nel delirio ha detto ch lei non era colpevole di... di qualsiasi cosa l'abbia portata qui."

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora