Capitolo 70: Fratelli diversi

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Gabriele's Pov
Santiago si alzò e mi tirò un pugno. Io non persi tempo e gli restituii il colpo. La lotta tra me e Santiago era impossibile da fermare nonostante Juan cercasse di separarci in tutti i modi.
"Tu che ne sai di quello che è vero? È stata lei a tradirmi e forse ora che ci penso quella ragazza non è mia figlia!"
"Ed è per questo che lei l'ha picchiata quando era incinta di Francesca che ora, guardacaso, si trova in un letto d'ospedale, in pericolo di vita e per di più in coma! Ma mi faccia il piacere!"
Proprio in quel momento entrò il custode.
"Santiago, smettila!" disse. "Ma sei impazzito?"
"Questo ragazzino è così innamorato di Francesca che vede cose che non esistono!"
"Adesso la smetta altrimetti io..." Mi fermai di colpo.
Ricordai che lei non mi aveva conosciuto come un mostro e io non avevo intenzione di farle cambiare idea sul mio conto. Inoltre la mia voce interiore mi avrebbe rimproverato in eterno se avessi assecondato ancora il mio istinto di costringerlo a chiedere perdono.
"Gabriele, stai calmo" mi disse Rocco, "e tu vattene e non farti più vedere!"
"Dai fratellino, lasciamela vedere!"
"Vuoi farmi rischiare di uccidere in modo indiretto quella povera creatura?"
Rocco guardò malissimo Santiago, aveva quasi intenzione di incenerirlo con gli occhi.
"Fammi il santo piacere di andartene, ti prego, non farmi uscire dai gangheri!"
Santiago si alzò e uscì dalla stanza.
"Fammi vedere come sei ridotto, Gabriele, su!" mi disse Rocco.
Cominciò a tastare e a ogni tocco io sussultavo dal dolore.
"Ti aiuto io, tu mettiti sul letto." mi disse aiutandomi ad alzarmi da terra. "Ora ti brucerà un po', fatti coraggio!"
Mi disinfettò le ferite e mi disse: "Stai attento a non litigare con qualche altro energumeno! Se continui così andrai a finire in un letto d'ospedale come Francesca!"
"Ahi! Maledizione! Brucia!" dissi.
"Tranquillo, cerca di non agitarti ora" mi tranquillizzò lui, "se t'innervosisci in questo modo starai solo peggio. Ora tu ti metti qui tranquillo e aspetti i risultati della TAC! E ti prego, cerca di essere tu a controllarti perché ti assicuro che mio fratello in questo è solo un incapace!"
"Grazie! Ti prego vai a vedere se... Ahi!" dissi stringendo la coperta sotto di me per sopportare il dolore.
"Spero che quella ragazzina non si svegli adesso, non voglio che ti veda in queste condizioni! Guarda, tu sei stato coraggioso, ma sei ridotto piuttosto male! Ora fammi il piacere, stai qua e non ti scatenare, fai l'angelo che ti riesce meglio, capito?"
"Come vuole" dissi stringendo i pugni.
Rimasi sdraiato sul letto fino al ritorno del custode.
"Non so se quelle che ti darò sono buone nuove" disse. "Sai, sembra che Francesca corra un po' meno rischi, ma la malattia e il coma la stanno comunque logorando e dovrà operarsi più volte per estirparla completamente!"
"Vorrei vederla." dissi, ma alzandomi sentii che mi girava la testa.
"Sdraiati Gabriele, così finirai per battere la testa e basta!"
Mi sdraiai di nuovo e aspettai che il dottore ritornasse con la mia piccola. Pensavo che i due fratelli fossero praticamente agli opposti. Santiago: tipico donnaiolo da quattro soldi che se ne lava le mani della famiglia se gli capita di farsi "sfuggire" un figlio. Rocco era l'esatto contrario: si metteva in gioco e non sopportava che qualcuno si arrogasse il diritto di fare del male a un'altra persona, specialmente se quella persona era una donna e ancora di più se quella donna aveva già sofferto e mi trovava d'accordo su questo.
"La mia povera piccola!" dissi. "Devo vederla, sto diventando matto, credimi!"
"Allora fatti aiutare, non alzarti così di colpo!" mi disse Rocco prendendomi la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
Entrammo nella sala delle TAC e lui mi fece sedere.
"Diana, per favore, occupati di lui!" le raccomandò. "Io purtroppo devo andare!"
"Non si preoccupi, ci penso io a lui!"
Subito dopo si voltò verso di me.
"Ma che hai combinato?" chiese guardandomi preoccupata.
"Ho avuto un incidente con Santiago."
"Ah, capisco! Anche se è mio zio quell'uomo è un... Mmm, non so neanche come definirlo!" disse serrando i pugni.
Diana era una ragazza che difendeva chi ne aveva bisogno e non solo, parlava in modo diretto con le persone che facevano loro del male. In bontà somiglliava tantissimo a Francesca.
"Spero che questa storia finisca bene!"
"Anch'io, Diana! Tu sai benissimo che io sono innamorato di quella ragazza!"
"Lo so benissimo, Gabriele, altrimenti non avresti fatto addirittura a botte con Santiago! Ma si vede che non ci sei abituato, sei troppo buono per alzare le mani e per farti scegliere questa strada ce ne vuole, ce ne vuole!"
Guardai verso il lettino della sala TAC e vidi la mia piccola distesa lì, completamente immobile. Era così pallida da sembrare un piccolo fantasma.
Mi alzai e mi avvicinai a quel lettino.
"Piccola mia! Santo cielo, come sei pallida! Ma perché un angelo così dolce deve soffrire in questo modo, perché?"
Mi avvicinai di più a lei e le baciai la fronte. Sembrava che anche durante il coma potesse salirle la temperatura.
"Amore mio! Santo cielo, tu stai male, sei bollente! Dammi la mano! La senti piccola? Questa giacca è quella che ho usato per tamponare la tua vecchia ferita tesoro mio! Te lo ricordi quel giorno... vero?"
Il pensiero di quel giorno mi sfrecciò davanti agli occhi.
💭Io e Francesca eravamo l'uno accanto all'altra quando lei si voltò di scatto e mi respinse in maniera brusca.
"GABRIELE!" gridò terrorizzata.
Subito dopo udii uno sparo e il proiettile la ferì al braccio destro. Lei cadde a terra e perse conoscenza poco dopo a causa del dolore. Io cercavo di aiutarla ma non sapevo che fare.
Strappai con i denti un pezzo di stoffa dalla manica della mia giacca e la utilizzai per tamponare la ferita che aveva al braccio. Doveva farle male. 💭
"Tu hai usato quella giacca per curare mia cugina?" mi chiese Diana.
"Sì Diana, l'ho fatto perché la amo!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora