Capitolo 73: L'amore di un angelo

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Francesca's Pov
Mi svegliai completamente nel pomeriggio. Aprii gli occhi da sotto le bende e percepii una presenza. Poi, quando la persona che era accanto a me si rivelò parlando, capii che era Gabriele.
"Ciao Francesca" mi disse con dolcezza non appena si accorse che mi ero mossa.
"Ga-Gabriele..." balbettai ancora frastornata.
"Sapessi quanto mi è mancata la tua voce, amore mio!" mi disse. "Parla, dimmi come ti senti!"
"Mi fa male la testa fin dentro agli occhi e ho tanto freddo" risposi.
"Tranquilla, hai solo qualche linea di febbre, niente rispetto alle altre volte in cui ti sei ammalata" mi rassicurò lui.
"Puoi metterti accanto a me?" lo supplicai.
"Come vuoi tu, piccoletta" rispose lui.
"Sai, non mi dispiace più di tanto stare al buio. Sono sempre stata abituata a concentrarmi sulle voci e sulle sensazioni, quindi non mi sento poi così a disagio" gli confidai. "Quello che odio è l'emicrania."
"Allora vediamo di rimediare, mia piccola Francesca!" disse lui facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
Mi rilassai mentre lui mi accarezzava i capelli, lo faceva sempre per calmarmi.
"Mi sei mancata tantissimo, tesoro!" disse. "Sei bellissima quando sei felice e hai una voce così dolce che chiunque vorrebbe ascoltarla in eterno."
In effetti mi sentivo davvero felice, ma di colpo quella gioia fu interrotta da un dolore lancinante alla testa.
"Che cos'hai, tesoro?" chiese Gabriele.
"Mi scoppia la testa, Gabriele!" singhiozzai disperata.
"Shhh, stai calma, vedrai che ti passerà tutto!" disse per cercare di calmarmi, ma io mi agitavo cercando rifugio sul suo petto e stringendo le coperte in un pugno per cercare di contenere le mie reazioni. Lui mi sollevò la testa e appoggiò la sua fronte sulla mia come se quel dolore potesse passare da me a lui. Per fortuna lui non sentì alcun dolore e in ogni caso riuscì a farlo passare a me.
"Ti senti un po' meglio?" mi chiese.
"Molto meglio, grazie." risposi sorridendogli con la mia consueta timidezza.
"Dai, mettiti giù" mi esortò lui.
Feci quello che mi aveva detto e mi lasciai avvolgere da un dolce abbraccio.
Avevo molto freddo e lui se ne accorse.
Appoggiò le labbra sulla mia fronte e mi disse: "Perfetto, brividi e febbre camminano tenendosi sottobraccio!"
Prese un termometro e me lo infilò sotto il braccio. Dopo il tempo limite, ovvero cinque minuti, l'oggetto segnava 37 gradi. In effetti aveva ragione lui: stavo molto meglio delle altre volte in cui avevo avuto la febbre che in genere arrivava come minimo a 38 e mezzo.
Mi sdraiai per bene sul letto cullata dalle sue carezze sulla mia schiena.
Ero davvero molto stanca, forse a causa dell'anestesia, dell'intervento e del coma, ma qualunque cosa mi facesse sentire in quel momento ero felice di essere viva e di poter ancora godere degli abbracci del mio angelo custode. Mi accorsi che lui mi guardava in modo intenso.
"Perché mi guardi così(" chiesi.
"Perché sei bella!" rispose lui semplicemente. "Fuori e dentro!"
"Ma figurati! Giada è molto bella pur essendo tanto piena di sé" dissi sorridendo.
"Quella è una bellezza costruita, è diverso! Non nego che lei sia carina, ma si imbottisce di trucchi, creme e chissà cos'altro. Tu sei bella e buona!"
A dirla tutta pensavo che sarei svenuta, ma mi limitai ad arrossire.
"Sei tanto dolce!" mi disse con un sorriso.
D'istinto mi avvicinai alle sue labbra e mi fermai ad una distanza minima.
Lui capì subito che cosa volevo fare. Io ero un po' spaventata all'idea di essere io a prendere l'iniziativa, quindi mi fermai e lui si avvicinò a me e mi baciò con trasporto. Sfiorò con delicatezza le mie labbra con la lingua. Io iniziai a tremare, anche quel piccolo gesto mi spaventava, ma stavolta volevo approfondire il bacio. Aprii una fessura tra le mie labbra e gli consentii l'accesso. Era dolce anche in quel senso e da come sorrideva sulle mie labbra credo che fosse della mia stessa opinione per quanto riguardava me. Si staccò da me e disse: "Sei tanto dolce, piccola mia, anche a livello di sapore delle labbra!"
"Lo stesso vale per te!" dissi sorridendo. "Sai, non mi aspettavo che il nostro primo bacio approfondito fosse in una camera d'ospedale."
Mi strinse tra le sue braccia e sorrise.
"Se vuoi la verità neanche io lo immaginavo, tesoro." disse con dolcezza.
Se prima lo amavo adesso lo amo alla follia.
Lui è un angelo, il mio angelo.
Lo abbracciai forte, non volevo più staccarmi da lui, era come se avessi paura che separarci volesse dire dirci addio per sempre. Con la mia malattia, poi, tutto era possibile e ce n'era ancora una massa dentro di me, chissà dove, e rischiava di crescere.
"Tesoro, che cos'hai?" chiese Gabriele.
"No, non è niente... solo spero di trovare presto la massa della malattia!"
"La troverai amore mio... la troverai."
Lui passò le mani tra i miei ricci e mi baciò la guancia per tranquillizzarmi.
Sognavo ad occhi aperti di uscire dall'ospedale il giorno del mio compleanno, con gli amici che mi salutavano e mi abbracciavano con tanto affetto. I miei angeli custodi, mentre lui, Gabriele, che mi correva incontro abbracciandomi forte e baciandomi le labbra e subito dopo mi diceva: "Buon compleanno mia piccola Francesca!" Era un sogno che forse non si sarebbe realizzato, o almeno non per intero.
Poco dopo, però, fui costretta a staccarmi da lui. Mi sdraiai sul letto e iniziai a contorcermi a causa di un dolore atroce al basso ventre.
"Oh cielo piccola, ma che cos'hai?" mi chiese Gabriele prendendomi la mano.
"A-ahi!" balbettai spaventata indicando la zona che mi faceva male. "A-aiuto!"
"Vuoi che vada a chiedere aiuto tesoro?" mi chiese lui preoccupato.
Annuii non riuscendo a fare nient'altro per fargli capire che mi serviva aiuto.
Gabriele's Pov
Corsi a cercare aiuto mentre vedevo la mia povera piccola contorcersi dal dolore. Corsi dal dottore che si occupava di lei. Lui mi seguì nella sua stanza e vedendola agitarsi le chiese: "Dove ti fa male?"
Lei indicò il basso ventre e il dottore corse vehso di lei, le diede un bicchiere contenente un medicinale e l'aiutò a buttarlo giù. Poco dopo lei smise di agitarsi e si ridistese sul letto.
"Ti senti un pochino meglio, adesso?" le chiese il dottore.
"Sì, ora va meglio." rispose lei con un sorriso un po' debole.
Mi avvicinai a lei e la strinsi forte ricordando il giorno in cui dalla mia cella avevo visto quell'angelo consolare una bambina molto piccola: Ginevra, la figlia di Serena e Davide.
💭Io ero lì, affacciato a quella specie di finestra, e vedevo la piccola Ginevra con la testa tra le mani. All'improvviso, mentre Davide e Serena facevano di tutto per calmarla, Francesca chiese: "Posso prenderla?"
I due acconsentirono e lei prese in braccio la bambina e iniziò a parlarle sottovoce all'orecchio. In poco tempo la piccola si calmò mentre Francesca continuava a coccolarla. 💭
Io dovevo tornare a casa quindi cercai di calmare la mia piccola e subito dopo andai a vedere come andavano le cose in casa. Mentre camminavo, però, mi sentii afferrare per i polsi e qualcuno mi spinse a terra. Le uniche parole che sentii furono: "Poverino! Volevi proteggere la tua bambina, ma purtroppo non ce l'hai fatta!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora