Capitolo 62: Ti proteggerò perché ti amo

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Gabriele's Pov
Mi avvicinai un po' esitante al letto di Francesca e, facendo molta attenzione alla flebo, presi la sua manina e la strinsi.
"Come sei bella piccola mia! Sei bella e dolce! È questo che mi piace di te!"
Purtroppo la mia piccola aveva ancora la febbre molto alta, ma ci sarebbe voluta qualche ora prima che calasse del tutto.
Baciai la sua fronte e mi spostai per lasciare il posto a sua madre.
"Avvicinati a lei, Sara! Sono sicuro che Francesca non ce l'abbia per niente con te" dissi prendendole la mano per esortarla ad avvicinarsi.
Lei, però, scoppiò in lacrime e iniziò a dire: "Perdonami tesoro, perdonami!"
Proprio in quel momento Francesca aprì gli occhi e disse: "M-mam-ma... tu non c'entri n-nulla! È... è stato l-lui..."
"Sara, ti accompagno a prendere un po' d'aria, noon puoi restare qui ridotta in questo modo!" disse mio padre.
"Abbi cura della mia mamma... Per... per favore! Proteggila dall'uomo che mi ha respinta come figlia!" disse la mia piccola Francy.
"Stai tranquilla" disse mio padre uscendo dalla stanza.
All'improvviso lei si rannicchiò in posizione fetale prendendosi la testa tra le mani e cercando di coprirla anche con le ginocchia.
"Mio Dio tesoro, che cos'hai?" chiesi.
"L-la testa! Mi scoppia la testa!" rispose lei iniziando a piangere dal dolore.
Quando soffriva lei non gridava, la sua voce diventava un semplice sussurro. Iniziò a contorcersi e cercò di coprirsi la testa, credo per trovare un minimo di sollievo.
"Francesca calmati, non agitarti!" le dissi sottovoce avvicinandomi a lei. "Ti prego, mettiti giù, hai le flebo, potresti farti male!"
"A-ahi!" balbettò lei, quasi disperata.
Le diedi un piccolo aiuto perché si sdraiasse e le coprii la testa con le mani per aiutarla con quel maledetto dolore. Appoggiai la mia fronte alla sua, come se in quel modo il dolore potesse lasciare lei e passare a me. Nel fare quel gesto ricordai la sua febbre e dissi: "Non so se coprirti la testa sia controproducente, ma non posso vederti soffrire così, piccola!"
D'istinto la baciai tenendo la testa incollata alla sua. Se fosse stato possibile avrei sopportato io il mal di testa al suo posto pur di non farla più soffrire.
Vidi che quel piccolo gesto sortiva qualche effetto su di lei, ma il suo viso era ancora congestionato dal dolore.
"È... è o-or-ri-bi-le" disse sottovoce.
"Se potessi te lo toglierei, a costo di doverlo sopportare io!"
Glielo dissi sinceramente, con il cuore in mano, e guardando il suo viso contratto.
"N-no! Non voglio! Fa troppo m-male!"
La mia piccola, si preoccupava sempre per gli altri, anche con quel dolore lancinante. Non meritava di soffrire in quel modo.
Le passai una mano sulla fronte per attenuare il suo dolore e calmarla.
"Se vuoi posso chiamare aiuto" dissi.
"Sì, per favore! Non ce la faccio più" disse lei.
Aveva smesso di balbettare, ma la sua voce era così flebile da essere a stento percettibile.
Afferrai una campanella e la scossi con tutte le mie forze coprendo la sua testa per non farle sentire ulteriore dolore a causa di quel suono.
Il medico accorse all'istante e chiese: "Che succede? Cos'hai piccola?"
"Dottore, non riesce neanche a parlare! Dice che le fa male la testa ma io credo che le faccia MALISSIMO!" risposi visto che lei cercava inutilmente di emetsere qualche suono.
"Per curarla dobbiamo sedarla, se andiamo avanti così le verrà una crisi di nervi!" disse il dottore guardando il visino pallido della mia piccola.
"Non posso più vederla soffrire, non lo merita! Non le farete male, vero?"
"No, no, tranquillo" rispose il medico.
Detto questo le aprì con delicatezza la bocca e vi fece cadere alcune gocce di non so che medicinale.
"Tienile la mano" disse il dottore. "Ha bisogno di supporto, povera cara!"
Lei inghiottì le gocce del medicinale e sussurrò un: "Grazie" prima di chiudere gli occhi. La flebo sul braccio sinistro fu cambiata subito e il dottore chiese: "Potrebbe avere un'altra crisi! Te la senti di restare qui con lei?"
"A maggior ragione voglio restare! Non posso lasciarla sola, non lo merita!"
"Si vede che tieni a lei" disse il dottore.
Sfiorai la mano di Francesca e mi soffermai sul suo polso. I suoi battiti erano lenti e regolari. Non sapevo se potesse sentirmi ma iniziai a parlarle.
"Piccola mia, tu sei l'ultima persona che merita di soffrire in questo modo, è orribile vedere un angelo ridotto così! Ho capito che sei un angioletto dalla prima volta che ci siamo incontrati! Lo si capisce dal tuo modo di fare, diventi rossa per un complimento e se l'imbarazoo è forte ti fa anche tremare! Possiamo mentire quanto vogliamo, ma il nostro corpo parla da solo, piccola mia! E la mia verità è che io ti proteggerò sempre e lo farò perché ti amo!"
Lei mi strinse leggermente la mano, come se mi avesse sentito.
Il suo viso era più tranquillo e rilassato. Passai la mano libera tra i suoi capelli sperando che anche da addormentata potesse sentire il tocco delle persone sul suo corpo.
Rimasi accanto a lei tutta la notte e dopo un po' appoggiai la testa sul petto e mi addormentai. Anch'io ero sfinito.
Quando mi svegliai era arrivata l'alba e lei stava aprendo gli occhi.
Francesca's Pov
Quando mi svegliai vidi Gabriele al mio fianco. Sembrava stremato e non aveva tutti i torti. Aveva dovuto sopportarmi durante una crisi di nervi provocata da un dolore lancinante alla testa.
💭"Non so se coprirti la testa sia controproducente, ma non posso vederti soffrire così, piccola!" 💭
Quelle parole mi accarezzarono la mente e il cuore. Mi sentivo frastornata e solo quella voce mi faceva stare meglio.
Lui aveva anche dovuto "dormire" su di una sedia e mi dispiaceva molto.
"Piccola, come ti senti?" mi chiese.
"Va meglio, grazie" risposi. "E poi, come dice Emma: "Non è l'inferno". Lo sarebbe se fossi sola, abbandonata dal mondo, senza nessuno che mi voglia bene. Ma io sono fortunata perché non sono sola."
Lui si avvicinò al mio viso e mi lasciò un tenero bacio sulla guancia.
"Mi fa piacere sentirti parlare così!"
"E a me fa piacere poter parlare" dissi ricordando quello che era accaduto la sera prima.
"Sembra che anche la febbre si sia decisa a levare le tende!" disse Gabriele.
"Meno male!" dissi ridendo.
"Aspetta, devo darti una cosa" disse lui infilando una mano in tasca. Estrasse un biglietto e quando lo tirò fuori ricordai che l'avevo scritto io.
"Ma questo..." dissi, "te l'ho dato quando hai avuto l'incidente! L'hai conservato!"
"Eh sì, piccola mia! Non avrei mai potuto gettarlo via! E ora serve a te!"
Proprio quando mi sentivo meglio, però, accadde l'inevitabile. La porta si spalancò di colpo ed entrò Tommaso.
"Che cosa ci fai tu qui?" gli chiesi agitata.
"Ho saputo che sei malata" disse Tommaso.
"Sì, e la colpa è di un mostro come te! E se non te ne vai lascerò io una firma sulla tua faccia a forza di pugni e per riconoscerti dovranno prenderti le impronte digitali, mi sono spiegato?" Lo sguardo di Gabriele era pieno di rabbia.
Della serie: "Se non ti conoscessi mi faresti addirittura paura!"
"No, lascialo perdere" gli dissi sottovoce.
"Non sopporto che un mostro si azzardi a toccarti! Ascoltami bene, Tommaso: trovati una stupida a cui rompere le scatole invece di dare fastidio a un angelo e adesso sparisci!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora