Francesca's Pov
Era passato un mese dall'operazione ed io stavo preparando le mie cose perché il giorno dopo sarei stata dimessa.
Stavo uscendo dalla mia stanza quando qualcuno mi bloccò per le spalle e mi spinse fino alla rampa di scale.
Ero in bilico, la persona che mi aveva presa tanto brutalmente e che io immaginavo di conoscere mi diede una spinta e io caddi giù per quella rampa di scale. L'ultima cosa che ricordo di quel giorno è il ghigno che si dipinse sul volto di Tommaso, subito dopo quell'orribile visione persi conoscenza.
Quando mi svegliai avvertii una presenza accanto a me. Mi voltai esitante, avevo un terribile mal di testa e avevo tanta paura. Mi spaventai ancora di più vedendo che accanto a me c'era un ragazzo che non mi era per nulla familiare.
"Tranquilla, non voglio farti del male" disse il ragazzo accanto a me. Credo avesse più o meno l'età di Gabriele e mi guardava come per tranquillizzarmi.
"Che ti è successo? Perché sei in mezzo alla strada, chi ti ha fatto quel bernoccolo?" mi chiese con tono dolce.
Avrei voluto dire: "Tommaso", ma quando tentai di parlare sentii che dalle mie labbra non usciva alcun suono.
"Tranquilla, se non vuoi parlare va bene lo stesso" disse lui tranquillo. "Puoi farmi capire come ti chiami, almeno?"
Guardai il mio braccialetto dell'ospedale sul quale c'erano scritti sia il mio nome che il mio cognome, quindi alzai il braccio e glielo mostrai.
"Ah, ti chiami Francesca! Io mi chiamo Riccardo" disse lui prendenno la mia mano.
Gli strinsi la mano e mimai un: "Piacere" con la mano libera.
"Anche per me è un piacere" disse lui.
Mi lasciò la mano e mi aiutò a mettermi seduta.
"Dai, adesso ti porto in una casa" mi disse, "poi ti accompagno all'ospedale in cui sei ricoverata, va bene?"
Gli sorrisi come per ringraziarlo, ma non sapevo se bastasse o meno.
Con la mano tremante scrissi un: "Grazie" nell'aria e lui sorrise.
Mi portò in una casa nella quale abitavano altre persone tra ragazzi e ragazze.
"Mi serve una mano" disse il mio salvatore.
"Oh santo cielo Rick, che è successo a questa ragazza?" chiese una delle ragazze che erano lì.
"Alessandra, era svenuta in mezzo alla strada e aveva un bernoccolo dietro la testa. È terrorizzata, non riesce neanche a parlare" disse il... anzi no, Riccardo!
"Facciamola sdraiare sul letto" disse uno degli abitanti della casa e fui portata in una stanza. Riccardo mi fece sdraiare sul letto e disse: "Sei silenziosa, ma ti fai capire, Francesca."
Mi venne da ridere a quell'affermazione e lui dovette provare un gran sollievo.
"Hai una bella voce anche se non hai detto una parola!" disse con un sorriso.
Poi mi guardò un po' preoccupato: "Ma dimenticavo una cosa signorina Senza Parole. C'è qualcosa che posso fare per te?"
Indicai una tasca e lui ne estrasse il mio cellulare.
"Chi devo avvertire?" chiese il ragazzo.
Io iniziai a scorrere la lista dei contatti e mi fermai su quello di Gabriele.
"Vuoi avvisare lui?" chiese Riccardo.
Annuii sorridendo e lui chiamò Gabriele.
Gabriele's Pov
Ero terribilmente preoccupato per Francesca. Avevo visto la scena e stavo cercando di raggiungere Tommaso, ma purtroppo lui se n'era andato prima che potessi recuperare la mia piccola.
Erano passate ore quando sentii squillare il cellulare: era lei, Francesca!
"Pronto?" La mia voce era agitata.
"Tu sei Gabriele?" chiese una voce maschile dall'altra parte.
"Sì, ma tu chi sei? Perché usi il cellulare della mia ragazza?" chiesi.
"Perché l'ho trovata per strada, era svenuta e aveva un bernoccolo dietro la testa" disse la voce dall'altra parte, "ora è a casa mia e non riesce neanche a parlare, è terrorizzata."
"Prendo carta e penna, per favore dammi l'indirizzo, ti prego!" dissi disperato.
Juan mi si avvicinò e mi diede un foglio e una penna. Il ragazzo mi diede l'indirizzo e io mi precipitai fuori dall'ospedale. Dovetti prendere due autobus per arrivare in quella via dove avrei trovato la mia piccola e quando arrivai davanti a quella casa vidi un ragazzo che la stava accompagnando fuori.
Quando mi vide lei alzò una mano per salutarmi, ma lo fece con molta esitazione.
Guardò timidamente il ragazzo e corse verso di me per abbracciarmi.
"Francesca! Santo cielo, che ti è successo alla testa?"
Speravo che lei riuscisse a parlare almeno con me, ma rimase lì, in silenzio. Stava cercando di parlare ma purtroppo non ci riusciva. Nascose il viso sul mio petto e la sentii tremare.
L'altro ragazzo si avvicinò unendosi all'abbraccio come se tentasse di proteggerla.
L'aveva già fatto e non l'avrei mai ringraziato a sufficienza.
"Ehi, non piangere, ora sei al sicuro!"
Lei sollevò il viso. Era pallida e sul suo viso c'erano tracce di lacrime. Il suo silenzio mi stava distruggendo.
"Grazie per averla salvata" dissi dando un'amichevole pacca sulla spalla al ragazzo che consideravo un amico proprio perché l'aveva aiutata e mi aveva detto dove potevo trovarla.
"Non potevo lasciarla dov'era, poverina" disse il ragazzo ricambiando il mio gesto. Poi si rivolse alla mia piccola. "Promettimi di non piangere quando andrai via, ti prego! Quando ridi sei molto più carina" disse il ragazzo.
Lei annuì debolmente accennando un sorriso.
Ci scambiammo i numeri e io mi occupai di quei contatti anche al posto di Francesca. Ringraziai lui e gli altri ragazzi e riportai Francesca all'ospedale.
Durante tutto il tragitto lei non disse neanche mezza parola.
"Tesoro, perché non parli? Che ti succede? Che ti ha fatto Tommaso?"
Lei rimase in silenzio e si portò una mano dietro la testa.
Lui l'aveva buttata giù dalle scale e mentre era svenuta l'aveva portata in un posto a caso e l'aveva abbandonata in mezzo alla strada, in uno stato di incoscienza.
A quanto pare quei ragazzi: Riccardo, Alessandra, Jasmine, Elena, Carlo e Guido dovevano averla creduta muta. Lei parlava eccome, ma la cattiveria di Tommaso doveva averla spaventata molto e forse per questo non riusciva a dire una parola.
"Siamo arrivati tesoro" dissi sorridendo.
Arrivammo in ospedale e la mia piccola fu accolta da molti abbracci e molti baci.
"Piccola! Amore mio, ma che ti è successo?" chiese Sara stringendola a sé.
Io non avrei mai creduto che Tommaso potesse farle correre un tale rischio e probabilmente non ci credeva nemmeno lei vista la sua reazione.
"Non parla" spiegai. "Non ci riesce."
"Come non parla? Perché non parla?" chiese Sara.
"Il ragazzo che mi ha detto dove potevo trovarla mi ha informato del fatto che lei non riusciva a parlare quando l'ha trovata."
"Che? Mia cugina non parla e la colpa è di quel mostro? È davvero orribile!"
Diana sembrava fuori di sé. Non poteva sopportare quello che stava accadendo alla povera piccola Francesca.
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...