Capitolo 89: Una famiglia sfortunata

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Gabriele's Pov
Alla parola: "Shock" vidi la mia Francesca impallidire e scivolare sul pavimento. L'afferrai e la presi in braccio. Era fredda come un ghiacciolo e il suo battito era quasi impercettibile.
"Francesca! Mi senti? Piccola mia, di' qualcosa ti scongiuro!"
"Mettila sul letto!" disse il dottore.
Feci come mi era stato detto e vidi Amelia fare un leggero movimento con la mano. Forse aveva percepito la presenza di sua sorella al suo fianco.
Le labbra della bambina si muovevano tracciando le lettere della parola: "Sorellina".
"Sta tranquillo giovanotto, è solo svenuta!" mi disse appoggiando una mano sulla mia spalla. "Questa ragazza sembra debole, ma è molto forte!"
Annuii sapendo che aveva ragione su tutto. Lei non aveva una corazza, semplicemente mostrava gli artigli quando era costretta a difendersi, ma per il resto era estremamente dolce.
Sentii un debole sospiro e vidi le labbra della mia piccola schiudersi quel tanto che bastava per farvi passare un filo di vento.
"Gabriele..." sussurrò debolconte.
"Amore, come ti senti?" chiesi.
"Male" rispose lei. "Cioè, sto male dentro..."
Andai verso di lei e la strinsi fortissimo a me.
"Ehi, ehi, non devi fare così!"
L'aiutai ad alzarsi e la feci uscire da quella stanza, non le faceva bene restare lì.
Andammo nel cortile e lei si appoggiò al mio petto e scoppiò in lacrime.
"È terribile!" disse. "È un incubo, non può essere vero!"
"Tranquilla, non piangere!" dissi. "Andrà tutto benissimo! Sta tranquilla principessa!"
Francesca's Pov
Da quanto tempo non mi chiamava in questo modo!
Mi piaceva  molto sentirmi chiamare: "Principessa".
Per me era una grande cosa essere chiamata così, anche perché sapevo benissimo di non esserlo.
Forse era per questo che mio padre non mi permetteva di essere felice. Beh, proprio lui che era tutto tranne che un principe.
Mi calmai, alzai la testa e mi asciugai le lacrime. Lui mi sorrise e mi prese per mano.
"Dovresti bere o mangiare qualcosa, sei pallida e hai le mani gelide!"
"Non preoccuparti, va tutto bene" gli dissi. "Quello di prima... è stato soltanto un giramento..."
"Beh, se non te la senti lo capisco, ma almeno siediti!"
Annuii e mi misi seduta su di una panchina.
"Sai, sembra che la mia famiglia sia un completo disastro!" dissi portandomi una mano sulla fronte come per cercare di coprire i pensieri che attanagliavano la mia mente. "Mio padre non c'è mai stato, e ora riappare all'improvviso e distrugge la vita di una bambina che tra l'altro è mia sorella perché lui si diverte a usare le donne! Lui ama giocare con la sensibilità di ogni donna, ma nonostante tutto resta mio padre e io non potrei mai odiarlo, io non odio nessuno e non potrei iniziare con quell'uomo!"
Lui mi strinse la mano e disse: "Anche se sei un po' piccola tu sei già una grande donna Francesca! Non è da tutti essere incapaci di provare odio! Piuttosto è più facile il contrario!"
"Una grande donna? Io? Ma non... non è possibile, io non sono ancora una donna!"
"Oggettivamente no, ma dentro sei una donna!"
Gli sorrisi debolmente. Era la prima volta che qualcuno mi chiamava così eccetto Diana.
"Magari in futuro parleranno di te e io salterò in piedi e dirò che sei la mia dolce compagna!"
"La tua dolce compagna?" ripetei. "Ma quanti sofrannomi sei capace di trovarmi?"
"Dolce compagna non è proprio un soprannome, è una semplice verità!"
Lui si avvicinò alle mie labbra e congiunse le nostre fronti.
"Povera la mia piccola! Devi aver sofferto davvero molto!"
"Beh, chi di noi non ha mai sofferto?" chiesi. "Queste prove ce le propone la vita e noi possiamo solo accettarle o, ancora meglio, non smettere mai di sorridere, come dici sempre tu!"
"Hai ragione, Francesca!" Mi voltai e vidi mio zio Rocco.
"Scusami zio, non volevo!" gli dissi.
"Tranquilla, le cose che hai detto sono vere! Solo che io non capisco come Santiago abbia potuto lasciare sole te e la tua sorellina!"
"Zio... come sta mia sorella?" chiesi.
"Beh tesoro, la tua vicinanza le ha fatto bene ma ora il vero problema è un altro."
"Ovvero?" chiesi scattando in piedi.
"Beh ragazzi... la bambina è sola al mondo e le uniche persone che ha siete tu, Gabriele, Sara e Giorgio!"
"E se chiedessimo ai nostri genitori di adottarla?" proposi. "Io desidero passare del tempo con mia sorella!"
"Loro sono qui, fuori dal cancello... volete dirglielo adesso("
"Io vorrei parlare con mia sorella, non posso sbatterla qua e là come un pacchetto!"
"Tranquilla, io parlerò con i nostri genitori, tu parla pure con tua sorella! Questa scelta sarà molto importante per quella bambina!"
Tornai dentro e mi precipitai nella stanza di mia sorella.
Aprii la porta e lei mi saltò al collo e mi abbracciò.
"Ciao sorellina!" mi disse.
"Ciao amore mio! Come ti senti?" chiesi.
"Va meglio" rispose la bambina.
"Tesoro, perché non ti siedi e parliamo un po'?" proposi.
Cercavo un escamotage per spiegarle della probabile adozione.
Amelia si mise seduta sul letto e io sedetti accanto a lei.
"Dimmi, ti piacerebbe avere una casa e una famiglia?" chiesi. "E... ti piacerebbe vivere con me?"
"Allora non mi lascerai(" chiese Amelia.
"No, tranquilla sorellina, non ti lascerò mai!"
"Allora mi faranno venire a vivere con te?"
Proprio in quel momento la porsta si aprì ed entrò zio Rocco.
"Sì principessa! Da oggi in poi avrai una casa più allegra di un cupo e triste ospedale! Ma prima di uscire devi pagare la dogana!"
"Che devo fare?" chiese Amelia.
"Devi farmi un bel sorriso" rispose lui.
La mia sorellina fece molto più di un sorriso, si alzò e gli saltò al collo per abbracciarlo come aveva fatto con me.
"E anche tu potrai tornare a casa Francesca" mi disse zio Rocco, "Tommaso e Santiago per ora staranno buoni come due angioletti!"
"MIRACOLO!" esclamai facendo ridere entrambi per poi unirmi a loro.
"Bene, signorine! Se volete seguirmi vi condurrò alla carrozza che vi riporterà nella vostra reggia!"
Scoppiammo nuovamente in una risata collettiva e lasciammo la stanza bianca.
"Aspetta, zio! Prima di andare via dobbiamo passare a salutare gli altri!" dissi.
"Non c'è bisogno Francy" disse una voce familiare, "saremo noi a salutarvi!"
"Tony!" gridai saltandogli addosso per poi abbracciarlo. "Come stai matto?"
"Ahahah molto meglio, presto dimetteranno anche me" rispose lui.
"Sono contenta per te!" dissi.
"Non ti libererai facilmente di noi bellissima!"
Quello era Damiano, il solito burlone!
Era stato lui a darmi il soprannome: "Bellissima".
"E chi ti ha detto che voglio liberarmi di te, mio bel pagliaccio?" scherzai. "Come farei senza questa banda?"
"Come faremmo noi senza di te?" disse Cosimo schioccandomi un bacio sulla guancia. "Ci mancherà la ragazzina allegra dalle guance rosse!"
"E anche tu piccoletta!" disse Viola. "E prometti di non far arrabbiare la sorellina, okay?"
"Non potrei mai arrabbiarmi con lei" m'intromisi. "E dimmi: anche tu uscirai presto, non è vero?"
"Tutti usciremo presto!" disse Camilla. "I medici dicono che stiamo guarendo e presto vedremo posti che non si limiteranno ad un cortile."
"Non vedo l'ora!" disse Carolina che in pratica era nata in ospedale e conosceva pochissimo il mondo esterno.
Salutai tutti dicendo loro di passare trovarci dopo essere stati dimessi, presi per mano mia sorella e insieme raggiungemmo l'auto che ci avrebbe portate a casa.

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora